I giovani dc al Congresso
I tragici fatti internazionali di queste ultime settimane hanno riproposto, se mai ce ne fosse stato bisogno, la vera dimensione di ogni politica per la pace e lo sviluppo: la dimensione internazionale strettamente correlata ad un impegno interno di costruzione della pace costante, coerente, continuo.
Per questo da anni le organizzazioni cattolico-democratiche insistono sul tema «Se vuoi la Pace, costruisci la Pace», intendendo dire con ciò che la costruzione di spazi di pace e di sviluppo, in Italia come in Europa e nel resto del Mondo, dipende da un clima politico e sociale che si deve instaurare nel quotidiano, dal piccolo rapporto interpersonale al grande rapporto internazionale. Anche la Democrazia Cristiana è chiamata a costruire la pace, tenendo conto che, se permangono sacche di «pacifismo unilaterale», è anche vero che in questi anni le strumentalizzazioni sono calate e il sentimento della fraternità e della condivisione del dolore e delle angoscie degli altri sta dando frutti insperati ad una politica di pace equilibrata e fondata su dati certi.
1. Se vuoi la pace costruisci la pace
Lotta contro la fame nel mondo
La legge Piccoli, che ha dato luogo alla presenza di un nuovo sottosegretariato degli Esteri con speciali poteri, dovrà essere rivista alla luce dell'esperienza del primo mandato. Nella revisione si
dovrà tenere conto della necessità di svincolare le scelte e le localizzazioni per gli aiuti da scelte politiche e favoreggiamenti che hanno invece avuto la meglio in questi primi mesi di intervento, a scapito delle ragioni che portarono all'approvazione della legge.
Limitazione della vendita di armi
Ma il nostro aiuto economico ed alimentare i paesi in via di sviluppo sarà vanificato se continueremo a permettere la vendita di armi italiane nel mondo e in particolare proprio a quei paesi in via di sviluppo che tante volte ci sforziamo di aiutare con finanziamenti ed alimenti.
Vi è infatti un legame profondo tra sottosviluppo, fame e questa «mercanzia»: le armi servono a perpetuare al potere lobbies e ceti elevati che senza alcuna attenzione per il loro popolo sottraggono ricchezze alla nazione (magari proprio gli aiuti finanziari concessi dai Paesi europei) per comprare armi talvolta anche di «seconda mano» e perpetuano, sotto vesti ideologiche tra le più varie, la logica della sopraffazione, la legge del più forte. L'Italia deve interrompere questo «mercato della morte» di cui, tra l'altro, solo metà del fatturato è legale mentre l'altra metà arriva, per vie troppo spesso conosciute e non denunciate, anche a Paesi a regime dittatoriale, come il Sudafrica, la Libia, l'Iran e l'Iraq (quest'ultime nazioni da anni si combattono metteµdo in campo armi italiane).
La Democrazia Cristiana deve impegnarsi a far approvare entro l'anno una legge che riformi il _çommercio delle armi, elimini il segreto sulla vendita all'estero, elimini benefici e crediti agevolati per le industrie che le producono, proponga itinerari di riconversione per le industrie belliche, elimini le partecipazioni azionarie statali ad industrie belliche.
Obiezione di coscienza
Far crescere una cultura di pace nel Paese significa testimoniare questa cultura con gesti concreti, seri, anche difficili che diano il segno di una comunità impegnata realmente per la pace, disposta anche a pagare un prezzo collettivo e personaie per questo ideale. L'obiezione di coscienza al servizio militare è un momento privilegiato, come il Convegno di Loreto ci ha ricordato, per dare questa testimonianza.
L'obiezione di coscienza, aumentata nel numero in questi ultimi anni (sono oltre 10 mila gli obiettori nel 1986), è lo specchio di una generazione di giovani che, nel rispétto della legge, ed anzi lottando per leggi più giuste, intendono pagare di persona esponendosi ad un servizio civile più lungo di ben otto mesi di quello militare; esponendosi' ad una attesa che, per i ritardi talvolta voluti del Ministero della Difesa, arrivano anche a 10 mesi per la prima approvazione delle motivazioni e toccano anche i 12 mesi per la precettazione. Da qualche tempo poi il Ministero della Difesa, specie dopo la polemica tra il Ministro Spadolini e la comunità cristiana del Veneto, invia quasi il 50 per cento delle precettazioni degli obiettori di coscienza senza tener conto delle richieste formulate in base alle attitudini dei ragazzi ed alle richieste degli enti convenzionati, provocando confusione e gravi problemi ad enti seri quali la Caritas. Molto spesso tali obiettori, già in servizio volontario presso mense sociali, ambulatori, servizi per handicappati, vengono precettati presso comuni, piccoli o grandi che siano, e impiegati in servizi che dovrebbero essere affidati a lavoratori (e quindi il Ministero cqntravviene alla legge) _omagari per nulla impiegati (e quindi gli obiettori protestano perché non si vuole passare venti mesi con le mani in mano). Si impone perciò una azione della Democrazia Cristiana per una approvazione in tempi brevi di una legge di riforma della normativa sull'obiezione di coscienza. Una azione che, in coerenza con l'impegno preso dalla Segreteria Nazionale nel convegno MG DC di Reggio Emilia, proponga l'obiezione di coscienza come un diritto soggettivo e non come una concessione, in conformità con la sentenza della Corte Costituzionale (24 maggio 1985) per cui il sacro dovere di difesa della Patria è espletato in più forme, tra cui anche il servizio civile. Per tutti questi moti vi, sinteticamente presentati qui sopra, il Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
ritiene che il problema della Pace e della solidarietà tra i popoli sia, alle soglie del terzo millennio, parte fondamentale di un programma politico su cui costruire la proposta politica di un partito laico di ispirazione cristiana che vuole concorrere a guidare il processo di cambiamento del nostro Paese. Pertanto la Democrazia Cristiana, nel pieno rispetto dei suoi principi e della sua ispirazione cristiana si impegna a proporre l'approvazione, entro il 1986,
- di una legge di riforma della legge Piccoli contro la fame nel mondo;
- di una legge che limiti la vendita delle armi italiane nel mondo, che elimini il segreto di Stato su tale vendita, e che avvii la riconversione delle industrie belliche;
- di una riforma della legge Marcora per l'obiezione di coscienza, che riconosca il carattere di diritto soggettivo e non di «concessione».
Nel solco della tradizione cattolicodemocratica questo sarà il contributo della Deinocrazia Cristiana al motto «Se vuoi la Pace costruisci la Pace».
2. La questione morale
Il Movimento Giovanile DC valuta l'assenza di criteri reali per la selezione della classe dirigente di partito, a qualsiasi livello si faccia riferimento, e pone all'attenzione del Congresso una proposta per risolvere almeno gli aspetti quantitativi morali di questa selezione di cui tutti parlano e a cui si fa riferimento come uno degli elementi principali di un serio rinnovamento del Partito.
Pertanto il Movimento Giovanile invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
Nell'affidare ai suoi iscritti compiti di dirigenza e di responsabilità politica, richiede il rigoroso rispetto dei seguenti criteri:
capacità e conoscenza dei problemi della vita pubblica e obbligatorietà a partecipare ad almeno la metà delle sedute degli organi di partito dove si è eletti;
- rispetto assoluto delle norme interne di partito e dello statuto con riferimento particolare alle norme relative alle incompatibilità;
- non coinvolgimento in vicende giudiziarie nelle quali siano intervenuti provvedimenti di rinvio a giudizio e in ogni caso sia stata pronunciata sentenza di condanna anche non definitiva in relazione a fatti con rilevanza sociale, politica, amministrativa;
- assoluto rispetto dell'art. 8 dello Statuto che vieta la partecipazione ad associazioni massoniche e contrastanti con le finalità del partito;
- la candidatura a dirigente di partito a qualsiasi livello istituzionale organizzativo si faccia riferimento non può essere proposta nei confronti di tutti quegli iscritti alla DC i quali abbiano superato il terzo mandato consecutivo relativo allo stesso incarico.
3. Riforma del servizio di leva
Il Movimento Giovanile DC conferma il proprio giudizio critico circa il progetto di legge presenta
to dagli Onn. Ferrone, Caccia e Stegagnini, non riuscendo a rintracciare in esso la consapevolezza della necessità di un cambiamento radicale della vigente legislazione, nel senso di un suo adeguamento al mutato sentire sociale ed ai mutamenti culturali intervenuti in quarant'anni di democrazia. Né si potrebbe opporre a questi argomenti della Costituzione, laddove essa proclama l'obbligatorietà del servizio militare di leva, in funzione della «difesa della patria». È infatti unanimemente riconosciuta non solo la legittimità, ma anche l'utilità di una interpretazione delle «norme fondamentali» dello Stato, attenta all'evolversi della coscienza collettiva ed orientata dalle tendenze prevalenti da quest'ultima espresse.
Nel nostro caso, se deve tenersi ferma fino a sovvertimenti costituzionali non auspicabili, la obbligatorietà e generalità del servizio di leva, non può non ridimensionarsi, nel senso di renderla non esclusiva, la finalità di difesa dei confini della patria.
Ecco, dunque, che l'obbligo di leva diviene un obbligo di servizio alla comunità (con modalità varie a seconda delle vocazioni personali) per un determinato periodo di tempo ed un'occasione educativa preziosa perché tale servizio diventi, seppure in forme diverse, permanente. Così si potrebbe trovare soluzione positiva alla questione, fortemente dibattuta, dell'estensione dell'obbligo di leva alle donne.·Svincolato il servizio di leva da una prospettiva esclusivamente militare, non si vede perché non potrebbero e dovrebbero anche le donne adempiere ad un obbligo e, correlativamente, usufruire di una opportunità, di cui tutti sarebbero destinatari, alla luce dell'affermazione, anch'essa costituzionale, della parità di diritti e di doveri tra i due sessi. Pertanto il Movimento Giovanile della Democrazia invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
si impegna ad approvare in tempi brevi una riforma del servizio militare di leva che, rispettosa della Costituzione, delle sentenze della Corte Costituzionale, delle dichiarazioni internazionali sui diritti dell'uomo, risolva in termini non conflittuali con il servizio civile alternativo, i nodi presenti nelle attuali proposte di legge di riforma, in termini di maggiore democrazia interna, maggior cultura civica, affinché le forze armate siano sempre più un esercito di popolo.
4. Ambiente, .energia, qualità della vita
La politica per l'ambiente nel nostro Paese sta giungendo, fortunatamente, dalla prima fase, quella della protezione in senso stretto, alla fase della gestione del patrimonio ambientale vista come gestione di una risorsa essenziale.
L'ambiente è ormai investito da una fitta serie di «fatti socio-economici» che rendono quindi necessario rivisitare alcuni concetti culturali, politici ed economici che fino ad o.ra apparivano scontati.
È da notare con soddisfazione, in definitiva, un importante passaggio culturale, al quale del resto la DC sta lavorando da tempo: l'ecologia non è più una proprietà di pochi tecnici, non è più l'oggetto di catastrofismi misantropici, non è più un'ecologia emotiva e priva di contenuti.
La politica ambientale non può più essere ridotta ad un approccio pieno di vincoli, perché è maturata ormai la consapevolezza che solo una gestione dinamica, interdipendente riesce ad esprimere un'effettiva valorizzazione del patrimonio ambientale. L'ambiente entra nei processi decisionali politici e li condiziona.
L'ambiente diviene cioè un elemento delle scelte politiche o, meglio, un vincolo delle scelte politiche. In questo contesto va inquadrata la sciagura avvenuta nella centrale nucleare di Chernobyl che ha provocato gravissime lesioni sugli uomini e sull'ambiente.
Non possiamo, certo, tacere lo sdegno, la più ferma e assoluta condanna verso l'atteggiamento irresponsabile e colpevole del governo sovietico che ha sottratto, attraverso un artato silenzio, le informazioni sulla reale portata della sciagura, impedendo l'adozione di misure preventive.
Proprio da ciò nasce l'esigenza di alcune importanti considerazioni.
Il dopo Chernobyl pone più grandi e gravi problemi rispetto alla fase dell'emergenza: fino ad oggi abbiamo discusso di pur rilevanti dissesti ambientali come se questi fossero prioritari, ora ci rendiamo conto che il nodo del nucleare è il primo, ineludibile problema da sciogliere:
- sono da evitare però gli impulsi emotivi che senza alcuna riflessione giungono a conclusioni drastiche e non realizzabili nell'immediato;
- sono allo stesso modo da evitare ciniche esortazioni a sostenere che non è successo nulla e che le cose debbono andare avanti come prima;
- chiede che comunque vengano riconsiderate le norme di sicurezza per le centrali nucleari in funzione nel nostro Paese;
- chiede che siano disattivate tutte le centrali nucleari che non garantiscono misure adeguate di protezione;
- chiede che vengano chiariti i modi e i luoghi di stoccaggio delle scorie radioattive per non lasciare, alle generazioni future, pericolose eredità;
- chiede che nell'attuazione del Piano Energetico Nazionale si introducano momenti di riflessione per favorire ulteriori garanzie di sicurezza nella costruzione e nel successivo utilizzo delle centrali;
- chiede che la ricerca scientifica attraverso l'utilizzo di tutte le competenze e della collaborazione internazionale, sia finalizzata alla totale sicurezza del nucleare;
- chiede che sia promossa la collaborazione scientifica, •economica, giuridica internazionale I fine di coinvolgere tutte le risorse àisponibili per lo sfruttamento pacifico dell'energia nucleare;
- propone l'istituzione di una agenzia internazionale di controllo con poteri ispettivi concreti, come primo improrogabile passo.
- occorre poi rilevare che il conto delle vittime di una simile tragedia andrà fatto tra qualche decennio, e sarà molto pesante;
- si rende inoltre necessario avvertire, come spesso ci ammonisce la Chiesa, che non tutto ciò che è tecnologicamente fattibile è anche eticamente accettabile;
- ma si rende infine necessario prendere atto che una pur auspicabile scelta anti-nucleare del nostro paese troverebbe comunque un perimetro di centinaia di centrali subito oltre i confini nazionali, e che, ad esempio, in URSS le centrali «tipo Chernobyl» continuano a funzionare a pieno regime.
Pertanto il Movimento Giovanile DC invita il XVII Congresso nazionale, ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
- invita il governo a stanziare adeguate risorse finanziarie per la ricerca scientifica al fine di individuare energie alternative;
- chiede che comunque vengano riconsiderate le norme di sicurezza per le centrali nucleari in funzione nel nostro Paese;
- chiede che siano disattivate tutte le centrali nucleari che non garantiscono misure adeguate di protezione;
- chiede che vengano chiariti i modi e i luoghi di stoccaggio delle scorie radioattive per non lasciare, alle generazioni future, pericolose eredità;
- chiede che nell'attuazione del Piano Energetico Nazionale si introducano momenti di riflessione per favorire ulteriori garanzie di sicurezza nella costruzione e nel successivo utilizzo delle centrali;
- chiede che la ricerca scientifica attraverso l'utilizzo di tutte le competenze e della collaborazione internazionale, sia finalizzata alla totale sicurezza del nucleare;
- chiede che sia promossa la collaborazione scientifica, economica, giuridica internazionale al fine di coinvolgere tutte le risorse èlisponibili per lo sfruttamento pacifico dell'energia nucleare;
- propone l'istituzione di una agenzia internazionale di controllo con poteri ispettivi concreti, come primo improrogabile passo.
5. Il dramma della droga
Nonostante non accenni a diminuire la diffusione della droga, l'attenzione dei mass-media e la tensione della società sembrano rientrate.
Il fenomeno riguarda il destino di una generazione, ma le forze politiche se ne sono interessate in modo intermittente e talvolta solo propagandistico.
In realtà è sembrato che in un certo periodo anche i partiti più «liberali» si fossero convinti a posizioni rigorose sul «non diritto» a drogarsi e sulla necessità di obbligare il giovane ad uscire dal suo stato. Senza trionfalismi, perché non può costituire materia di divisione ideologica, la DC si è mantenuta coerente con l'impostazione culturale di fondo e in questo momento, nella sede parlamentare, si trova ancora ad essere minoritaria nei «nodi» sostanziali. Nodi riguardanti soprattutto la illiceità del possesso della «modica quantità» anche per il tossicodipendente. Lo Stato, nelle sue articolazioni istituzionali, non può sottrarsi al dovere di istituire i servizi e preparare gli operatori, nonché di attuare una globale opera di prevenzione.
Il volontariato in questo settore ha dimostrato maggiore vitalità e flessibilità nelle risposte divenendo l'autentica espressione di quel «privato sociale» che svolge compiti di rilevanza pubblica. Ma, purtroppo, anche il tema del volontariato e la sua definizione legislativa subiscono alterne vicende.
Nonostante le affermazioni di principio e la istituzione di un ufficio nazionale sul problema del volontariato, anche il nostro partito non ha risposto in modo adeguato. Sono temi, questi, sui quali si gioca la credibilità della DC nella sua impostazione ideale sulla natura delle istituzioni come strumenti di promozione della persona. Per questo chiediamo che dall'assise congressuale il Partito esca con una linea di maggiore attenzione e di più ferma presenza su questi temi che sono fondamentali sul piano etico prima ancora che politico. Per questo il Movimento Giovanile DC invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
- si impegna ad individuare concrete soluzioni legislative che rompano la connivenza tra drogato, spacciatore e mondo dello spaccio. Bisogna pertanto chiarire l'astratto concetto di «modica quantità» e soprattutto è necessario affermare il principio che il tossicodipendente non deve essere «penalizzato» per la sua condizione ma aiutato a superare il suo dato di emarginazione;
- si renda obbligatoria la cura. La società deve assumersi l'obbligo di recuperare a sé l'immenso patrimonio di energia a cui lo stato di tossicodipendenza condanna inevitabilmente.
Ma questo potrà essere possibile solo partendo dal rifiuto del concetto del «diritto alla droga» alla stessa maniera con cui si rifiuta il «diritto» a qualsiasi atto lesivo della persona; - al tossicodipendente va assicurata la sicurezza del mantenimento del posto di lavoro, al fine di incentivarne l'uscita dalla droga;
- maggiore impulso alla prevenzione rispetto alla quale la famiglia non può rimanere assente o inascoltata, proprio per la sua peculiare funzione educativa e di trasmissione di valori.
- infine, si impegna a richiedere per il volontariato un chiaro impegno legislativo che lo liberi dalle innumerevoli difficoltà in cui oggi è costretto a muoversi.
6. Occupazione giovanile
Tra i problemi del paese emerge sempre più con forza il dramma della disoccupazione che investe larghe fasce del mondo giovanile. Il 36% dei giovani sono oggi in cerca di occupazione, sono esclusi dai processi produttivi, non contribuiscono alla crescita del paese. Ma non si può parlare di questa emergenza solo in un'ottica economica. Se essere disoccupati oggi in Italia non vuole più dire in molti casi, come nei primi anni del dopoguerra, «avere fame», significa però essere ai margini della società, vivere venendo gradatamente espulsi dal ruolo di cittadini, portatori a pieno titolo di diritti.
Le nuove generazioni hanno pagato in prima persona il caro prezzo dovuto alla crisi economica degli anni '70 e alla ristrutturazione industriale, non godendo di protezioni e ammortizzatori. Oggi si mostrano i segni della ripresa ed essi chiedono di poter trovare un ruolo nell'Italia che cambia, chiedono di poter entrare nella costruzione del domani.
Il consolidamento dei segnali d'uscita dal periodo buio della crisi a livello nazionale, la graduale discesa dell'inflazione e la stabilità monetaria, in un panorama internazionale mutato, sono risultati importanti. Noi giovani dc crediamo che, al di là delle dichiarazioni di principio, nei fatti della vita politica, il problema della disoccupazione giovanile debba divenire prioritario per il paese, per istituzioni, partiti, parti sociali ed economiche.
Crediamo debba essere fatto proprio da tutti, al di sopra degli argomenti che dividono l'azione politica dei partiti e dei ruoli che essi ricoprono e affrontano con decisione in una visione economica ma anche etica e sociale. Il lavoro deve essere per tutti la misura sociale dello sviluppo, e se creare occupazione è un obiettivo condiviso allora bisogna saper indirizzare le risorse disponibili verso questo obiettivo che deve essere il criterio decisivo per giudicare la bontà degli investimenti e della politica economica. Pertanto il Movimento Giovanile dc invita il XVII Congresso Nazionale ad approvare la seguente
MOZIONE
LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
si impegna a favorire un intervento organico e tempestivo da parte dello Stato per superare la frammentazione di competenze e poteri esistente a livello governativo.
È opportuna la creazione di un alto commissario per le politiche e l'occupazione che possa coordinare, con compiti ben definiti e a tempo determinato, l'azione dei vari livelli decisionali.
Si deve rendere efficiente il lavoro dell'Alto Commissario e il Parlamento dovrebbe contestualmente prevedere una «corsia preferenziale» ai progetti fondamentali tendenti a favorire l'occupazione.
- La filosofia di fondo e i criteri d'intervento del provvedimento di sostegno all'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno sono il segno positivo di un superamento dell'assistenzialismo e dei finanziamenti a pioggia e rappresentano una linea da continuare non solo nelle regioni meridionali ma in tutto il paese.
Bisogna offrire ai giovani la possibilità di sostituire alla «cultura del posto» quella del lavoro; si dovrebbe predisporre anche nelle regioni escluse dalla legge De Vito una rete di valutazione di progetti (valida l'opera delle Camere di Commercio) con cui offrire supporti tecnici e formativi per la nascita di nuove imprese.
- Esiste un problema particolare che non può trovare soluzione nelle logiche di mercato: sono i giovani che ormai da più di tre anni sono iscritti nelle liste di collocamento e che sono destinati a rimanere esclusi nella quasi totalità dal mercato del lavoro.
Lo Stato pertanto deve farsi carico della loro riqualificazione offrendo una possibilità all'interno di progetti speciali per i beni culturali, per la tutela del suolò e dell'ambiente, per il tempo libero.
La loro utilizzazione, anche a tempo determinato, dovrebbe favorire attraverso una nuova professionalità il loro inserimento nei processi produttivi.
- In Italia esiste una profonda spaccatura tra le regole legislative sul collocamento e la realtà dei fatti.
Oggi solo il 6% dei lavoratori dipendenti trova lavoro attraverso la chiamata numerica.
La DC promuova il superamento dei contrasti politici e riformi il sistema garantendo da un -lato le categorie più svantaggiate (donne, lavoratori a bassa qualifica e portatori di handicap) e permettendo dall'altro la chiamata nominale anche se controllata da organismi pubblici.
Nella riforma dei punti d'incontro tra domanda e offerta di lavoro considerate le diversità di problemi esistenti a livello locale, devono essere coinvolti gli enti locali e in particolare le regioni.
- Per sfruttare possibilità di lavoro attualmente inespresse a causa delle rigidità contrattuali è necessario, a fianco dell'importante strumento dei contratti di formazione e lavoro, potenziare il ricorso, soprattutto in alcuni settori, al part-time, verificando con le parti sociali anche la possibilità di introduzione graduale di contratti a tempo determinato.
La gran parte dei giovani disoccupati è concentrata nelle regioni meridionali. Dopo il primo passo rappresentato dalla legge De Vito per l'imprenditorialità giovanile è necessario proseguire sulla stessa linea di intervento.
La rete di piccole imprese e cooperative che sta nascendo non deve vivere solo in tre anni assistita dalla legge ma essere la base su cui costruire i passi successivi dello sviluppo economico del Mezzogiorno.
Si dovranno perciò continuare gli interventi di supporto tecnico e commerciale all'interno della politica generale dello Stato a favore delle aree meridionali.




















