XVIII Congresso nazionale
È il diciottesimo congresso della Democrazia Cristiana. Si tiene a Roma, il 18 febbraio del 1989. È l'inizio di un anno importante, che segnerà la chiusura di un periodo storico cresciuto sulla contrapposizione ideologica tra Est ed Ovest. È l'anno che segna il crollo del muro di Berlino e la fine dei regimi comunisti di "oltre-cortina". De Mita, dopo sette anni lascia la guida del partito; al suo posto Forlani. Sono gli anni che annunciano la crisi della politica, che sempre più spesso non riesce a dare risposte alle nuove emergenze quotidiane. È l'inizio del forte travaglio della forma partito nei suoi rapporti con i mondi vitali della società civile. È sempre più difficile conciliare lo scorrere lento della politica con i ritmi della società moderna. Una società proiettata costantemente verso il "nuovo", lascia molti sconfitti per la strada e non contempla tutti gli interessi: è l'agonia della politica, che muore se non riesce a recuperare la sua funzione di indirizzo, anche e soprattutto nella ricerca del nuovo.
Di fronte a questa esigenza il delegato nazionale del movimento giovanile, Simone Guerrini, al congresso di Roma delinea l'impegno dei giovani nella politica. La promessa è quella di lavorare per dare voce a chi subisce il dominio degli altri.
Dare voce ai giovani disoccupati, che non stanno passivamente attendendo un posto di lavoro, ma che sono disposti a rischiare.
Dare voce ai giovani del Mezzogiorno, che attendono non solo occasioni di lavoro ma soprattutto la liberazione dai vincoli che opprimono molte zone del Sud e che si chiamano mafia, camorra, paralisi amministrativa, impossibilità di investire perché si devono pagare tangenti. Per Simone Guerrini, bisogna avere il coraggio di continuare a rompere con chi ha interessi sporchi, perché solo così si scoprirà la politica.
Dare voce ai giovani che vivono nella solitudine l'esperienza della droga. Essi chiedono ai giovani della democrazia cristiana segnali chiari di solidarietà umana, di disponibilità al dialogo per il recupero. I giovani democristiani sono ancora coloro che si interessano dei motivi della devianza. I giovani democristiani sono ancora coloro che rispondono duramente a chi vuole rinchiudere in carcere il tossicodipendente, con le parole di Don Picchi "Chi si buca non ha paura né del carcere, né di morire, ma ha solo paura di vivere". Dare voce a chi non ha voce significa farsi carico degli squilibri mondiali e delle oppressioni politiche. E su questi temi si confrontano i giovani democristiani al congresso del partito del 1989.













