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Giornale di bordo n. 5
pagina 25

Le scelte necessarie per uscire dal guado

Nuova Politica - Le scelte necessarie per uscire dal guado pagina 25
A Palermo, nel "rinascimento" della politica

Mafia: tutto detto e stradetto?

Ma a chi arriva a Palermo non verrà forse in mente di poter incontrare il mafioso da film, quello con la coppola e la lupara, mentre passeggia a Piazza Politeama?

E cosa penserà se invece si imbatterà nei carri armati della Polizia di servizio davanti all'aula bunker?

Palermo vive in sé una profonda dicotomia: la realtà quotidiana fatta delle sirene ululanti delle auto di scorta e il sogno di poter passeggiare serenamente in giardini pieni di verde.

Importante però, e se mi è consentito, indispensabile, è che tutti prendiamo coscienza che il problema della mafia non tocca solo i palermitani ed i siciliani, ma tutto il Paese.

Quanti drogati ci sono in Italia e quanti ragazzi muoiono ogni anno per overdose? Questo è solo un esempio tangibile delle ramificazioni nazionali ed internazionali della "piovra".

Nei giorni scorsi il pericolo della "normalizzazione'' è stato denunciato dai magistrati del pool antimafia.

E cosa è la "normalizzazione'' se non quella tentazione, che un po' tutti sentiamo dentro, di provare noia appena si parla di mafia?

Eppure la lotta non è finita, il maxiprocesso è solo un passo, anche se significativo, e nulla potrà dirsi concluso con la sentenza.

È illusione pensare che potrà esserci pace, finché non sarà sconfitta la criminalità organizzata e nessuno, da Bergamo a Pisa, da Lecce a Sassari, può concedersi il lusso di calare la guardia.

Il 3 settembre, la fiaccolata in ricordo di Carlo Alberto Dalla Chiesa e degli altri caduti in questa battaglia, si apriva con uno striscione su cui campeggiava una delle frasi di questo prefetto, il primo che andava nelle scuole a parlare con i giovani: "La mafia non sarà vinta finché ogni cittadino non riceverà come un diritto e non come un favore quello che gli spetta".

L'impegno dello Stato deve essere continuamente stimolato.

Pensiamo all'Alto Commissariato per la lotta alla mafia: non sarebbe il caso di restituire a questo organismo il suo senso originario, quello che aveva nel pensiero di Carlo Alberto Dalla Chiesa: un organo di collegamento tra le varie forze dell'ordine per la lotta alla mafia, alla camorra e alla 'ndrangheta?

Non bisognerebbe insistere su serie indagini bancarie?

E invece spesso si ha la sensazione che lo Stato sia presente a Palermo solo con le sirene delle scorte.

La lotta alla mafia si vince con la solidarietà di tutti.

Quest'anno in quel 3 settembre a Palermo c'era Salvatore Caputo, un ragazzo di un paesino vicino Lecce, poliomelitico, che con le sue stampelle aveva viaggiato dodici ore cambiando tre treni per essere presente.

C'era lui, non c'era neanche l'ombra di un sottosegretario e l'unico ministro presente, un palermitano, ha dichiarato di partecipare a titolo strettamente personale.

Noi arriviamo a Palermo con lo stesso spirito di amicizia e di volontà di impegno con cui è arrivato allora Salvatore!

Oltre la diplomazia nel cuore dell'uomo
Bruna Russo
Prima di tutto la sicurezza
Comitato Provinciale di Viterbo

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