Malta

L'isola della discordia

Intervista ad Andrea De Guttry, presidente giovani dc europei
Nuova Politica - L'isola della discordia pagina 13
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Andrea de Guttry; presidente dei giovani dc europei, fermato ripetutamente dalla polizia maltese secondo una legge dichiarata ormai incostituzionale. Sono quasi una tradizione a Malta «incidenti» analoghi per i giovani dc.

Andrea de Guttry, dal novembre '85 presidente del EYCD, l'unione dei giovani democratici cristiani europei, atterra a Malta nella mattinata di sabato 20 settembre. È accompagnato da Filippo Lombardi e Luigi Mazzarino, rispettivamente segretario generale e membro dell'esecutivo dell'organizzazione. La loro presenza sull'isola è dovuta ad un espresso invito del partito nazionalista maltese a partecipare alla celebrazione del 22° anniversario dell'indipendenza dell'isola. All'aeroporto un funzionario consegna ai tre giovani i moduli da compilare per richiedere il permesso di parola nell'ambito di pubbliche manifestazioni. In base al «foreign interference act», infatti, la legge maltese N° XI del 1982, gli stranieri possono partecipare attivamente ad iniziative politiche solo previo il consenso del potere centrale. Il funzionario anticipa ai rappresentanti del EYCD che tale consenso verrà loro negato. La lettera di protesta dei tre giovani democristiani è doverosa e ben motivata: la legge in questione è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale maltese il 16 luglio di quest'anno; ospiti stranieri di altri partiti hanno parlato liberamente, anche in tempi recenti, durante pubbliche manifestazioni.

Domenica 21. Alle ore 19.00 circa inizia la celebrazione organizzata dal partito nazionalista, solo oggi a ricordare l'evento dell'indipendenza, solo 22 anni fa ad operarsi per ottenerla. Le piazze cittadine della capitale gli sono state negate. Unico scenario possibile per la manifestazione è un aeroporto militare abbandonato, nell'area extraurbana. Secondo stime della polizia sono presenti 80.000 persone. Un quarto della popolazione maltese. Andrea de Guttry prende la parola. Sa bene di non essere autorizzato a fare un discorso politico. Non è in cerca di provocazioni. Si limita dunque a farsi portavoce della solidarietà di tutti i partiti democratici cristiani europei al partito nazionalista maltese. Così facendo ritiene di non violare alcun divieto. Ma alle 2,30 di lunedì mattina viene avvicinato dalla polizia: il 9 ottobre lo attende un'udienza. Nel frattempo gli è vietato lasciare il paese. I legali messi a sua disposizione dal partito nazionalista presentano ricorso. Si basano sull'ipotesi di incostituzionalità della legge XI/82 della cui violazione de Guttry è imputato. Il ricorso viene discusso ed accolto martedì mattina, 23 settembre. Dietro cauzione e con l'impegno di presentarsi all'udienza del 9 ottobre, de Guttry ottiene il permesso di lasciare il paese.

Martedì, tarda mattinata; aeroporto internazionale: de Guttry ha già fatto il check-in quando viene nuovamente bloccato dalla polizia. Motivazione: ordini superiori. Alle 15,25 gli viene notificato un ordine di citazione ad un'udienza convocata per le 15,00. Ma all'udienza il magistrato nega di aver dato ordine di fermarlo, ribadisce il nulla osta alla sua partenza, richiama con decisione all'ordine la polizia.

Finalmente, mercoledì mattina il presidente dei giovani democratici cristiani europei atterra libero in Italia.

La vicenda vissuta qa Andrea de Guttry ha il sapore del deja-vu. Nel 1985 toccò a Massimo Gorla, suo valido precedessore alla guida del EYCD, sperimentare la giustizia maltese del «foreign interference act». Arrestato in aprile per aver parlato ad una pubblica manifestazione, a Gorla fu addirittura concesso il bis quando, tornato a Malta nel settembre dello stesso anno, viene espulso dal paese in via cautelare, prima ancora di aver aperto bocca. Si deve al suo ricorso la recente pronuncia di incostituzionalità dellp legge in questione.

Episodi come quelli che hanno avuto protagonisti i due giovani democratici cristiani, non possono essere considerati «incidenti». Essi testimoniano il 1'}alessere politico profondo di un'isola alla deriva nel mare delle democrazie europee occidentali. Tracciare un quadro, per quanto vago, della realtà politica e sociale maltese, con particolare riferimento alla condizione dei giovani, appare doveroso. Convinto di questo, Andrea de Guttry ha risposto con chiarezza ad alcune semplici domande.

 

Malta, piccola entità geografica, presenta una complessa realtà sociale ed economica. Ancora nel 1980 il tasso di analfabetismo raggiunge il 18,6%; i posti-letto ospedalieri sono poche migliaia; la bilancia commerciale è fortemente deficitaria. In genere le condizioni e le tecniche di coltivazione sono arretrate e la produzione agricola è insufficiente al fabbisogno. Quali prospettive di vita e di occupazione offre ai giovani una simile realtà?

Non ottime nè numerose, mi pare. A Malta infatti il tasso di disoccupazione giovanile è in continuo aumento. Conseguenza di questo sono una forte emigrazione verso l'estero ed un preoccupante dilagare all'interno dell'uso delle droghe. Incredibile ma inquietantemente vero, il mercato degli stupefacenti a Malta sta raggiungendo punte da Stati Uniti.

Questo è parte della realtà che i giovani si trovano quotidianamente ad affrontare.

 

Nonostante ciò il Governo si fa vanto di avere i giovani dalla propria parte. Quali azioni politiche esemplari avrebbero attuato i laburisti di Bonnici per riscuotere tanto consenso fra le nuove generazioni?

Di politiche che riguardano specificamente i giovani il governo maltese ne ha in effetti elaborate ed attuate alcune. Ma decisamente non del genere di quelle che conquistano il plauso della gente. Dopo il tentato smantellamento delle scuole cattoliche, le uniche che davvero funzionino nel paese, il governo ha reciso senza troppe esitazioni quello che è ganglo vitale per il libero sviluppo intellettuale e tecnologico di ogni paese: l'università. Facoltà quali filosofia, matematica fisica e lettere classiche sono state chiuse da un giorno all'altro perchè «inutili». Questo senza alcun rispetto per la tradizione secolare di alcune di esse, soprattutto, senza alcun rispetto per il bisogno di crescita culturale del paese. Ma è verità antica che in certi casi un uomo che pensa può essere più pericoloso di cento armi... Ma questo non è tutto. Per le facoltà ancora aperte vige il regime «sei mesi di studio, sei mesi di lavoro». Il che significa che su 4 anni nominali di corso, solo due possono essere dedicati vermente allo studio. Risultato: i laureati maltesi si sentono non preparati. Quando emigrano ad esempio, trovano serie difficoltà ad inserirsi nei paesi che li ospitano: sono privi di competitività professionale.

 

Il governo, evidentemente, delude le aspettative dei giovani. Questa delusione verso il potere, coinvolge anche la politica generale?

No. Ed è questa la cosa che più mi ha colpito agli incontri del partito nazionalista: la grande e convinta partecipazione dei giovani. I giovani non sono e non possono essere dalla parte del governo. Abbiamo visto alcuni perchè. Ma la loro reazione è politicamente attiva, non rimane nel limbo del vago malcontento. I giovani a Malta hanno davvero voglia di cambiare le cose e molti esprimono questa loro esigenza agendo nelle fila del MZPN, il movimento giovanile del partito nazionalista, al quale va riconosciuto un intenso e maturo impegno politico.

Come si caratterizza il «fare politica» dei giovani nazionalisti maltesi?

In diversi modi. Ma una iniziativa in particolare mi ha colpito, durante il mio soggiorno nel loro paese. Una rappresentazione teatrale messa in scena da membri del MZPN. Questo singolare saggio di teatro politico è riuscito meglio di tanti discorsi ad esprimere l'impellente necessità, sentita specialmente dai giovani, che tutta la popolazione maltese che si lamenta per le «malefatte» di questo governo, la smetta di gemere a testa bassa. È ora di impegnarsi in prima persona, questo il messaggio della rappresentazione, pacificamente e democraticamente ma con decisione, per cambiare lo stato delle cose.

Dove, come, quando

Trecentosedici chilometri quadrati di colline dalla vegetazione scarsa e rada per 329.189 abitanti, 90 km a sud-ovest delle coste siciliane. Questa è Malta, stato insulare del continente europeo, ex possedimento della Corona britannica, indipendente dal 21 settembre 1964, Repubblica autonoma dal 13 dicembre 1974. Piccole dimensioni e grossi problemi. Produzione agricola insufficiente al fabbisogno, bilancia commerciale in deficit, reddito medio pro-capite inferiore alla metà di quello italiano ma più che doppio di quello tunisino.

La popolazione è a larghissima maggioranza cattolica; due le lingue ufficiali: l'inglese ed il maltese, dialetto arabo scritto in caratteri latini, ricco di vocaboli e locuzioni siciliani.

Sistema bipartitico di fatto poco disponibile all'alternanza, Malta è «da sempre» a guida laburista.

Ma nelle ultime elezioni nazionali, nel 1981, i laburisti di Carmelo Mifsud Bonnici, primo ministro in carica, si sono riconfermati maggioranza parlamentare con 34 deputati su 65 solo grazie al sapiente «taglio» delle circoscrizioni elettorali. In termini di suffragi, nel paese reale, fu il partito Nazionalista, 31 deputati, a conquistare il 51%.

Dopo un periodo di stretta collaborazione economica e militare con la Libia, nel 1980 Malta cambia rotta. Espulsi i consiglieri militari libici, dichiara la propria neutralità in campo internazionale, affidandone la garanzia politica, economica e militare all'Italia, con la quale, nello stesso 1980, sottoscrive un apposito trattato. In anni recenti l'esecutivo laburista dell'isola torna però a stipulare con il govçrno di Gheddafi un accordo contenente non meglio identificate clausole segrete. E un atto del genere compatibile con una dichiarazione di neutralità?

Tentativo di chiudere d'autorità le scuole cattoliche, scontri con il sindacato degli insegnanti, mancata promessa di ratificare le principali convenzioni internazionali sui diritti umani, sono parte di ciò che ha caratterizzato all'estero Italia compresa, l'immagine dei governi di La Valletta.

Attualmente Malta sta negoziando con il nostro paese un accordo di cooperazione finanziaria. Se le trattative andranno in porto, l'isola riceverà dal nostro paese un contributo di 180 miliardi, solo in minima parte vincolati a progetti finalizzati. Il denaro rimanente verrà investito a discrezione del governo e della maggioranza (parlamentare).

Entro il maggio '87 devono necessariamente svolgersi le nuove elezioni nazionali. Il consenso per il partito laburista è in forte calo. Lo confermano le nascite recenti di un «partito comunista maltese» e, soprattutto, di un «partito democratico maltese» fondato da fuoriusciti dal «partito laburista», scontenti per l'arroganza con cui i loro antichi compagni gestiscono il potere.

Oggi, nonostante le promesse del governo, numerosi maltesi temono prossimo un nuovo intervento sulla «geografia elettorale>> dell'isola da parte di una pretesa maggioranza dura a morire democraticamente. Bustarelle e corruzione poi, sono «investimenti politici» non solo di casa nostra.

Se la prossima consultazione elettorale non si svolgerà in modo più che limpido, secondo le regole di un non discutibile metodo democratico, in pochi, sull'isola, sentono di poter garantire che la situazione interna continuerà ad essere «tranquilla».

(A. P.)

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