In questa società disgregata, dove alle volte l'interesse sopravvale e sopprime il bene, dove i giornali deformano le notizie o riempiono le pagine di corsivi di cronaca nera, di rapine, di scandali, perché ciò ha sempre fatto notizia, e ha carpito la mente del lettore distratto e fazioso, è utile rivalutare un articolo scritto da Aldo Moro il 20 gennaio 1976 e pubblicato su il Giorno di Milano. L'articolo, pieno di umanità, a distanza di dieci anni, testimonia tutta la sua attualità, la verità nascosta dei giornali sempre alla ricerca di scopo e di notizie da scandalo, rappresenta un attimo di distensione per chi, come il sottoscritto e molti altri cattolici impegnati, è stufo di leggere notizie distorte, 'carte false' come direbbe l'ottimo Giampaolo Pansa, nel suo libro omonimo che ha dato alle stampe in queste settimane.
Moro fa queste osservazioni su un articolo di Goffredo Parise su «Il Corriere della Sera», nel '76, in polemica con un gruppo di ragazzi scontenti delle troppe notizie cattive pubblicate sui giornali, specie nei giorni di Natale. Afferma Moro «... che si può dire in generale, si può dire anche oggi, malgrado tutto, che la realtà sia tutta e solo quella che risulta dalla cronaca deprimente, e talvolta agghiacciante di un giornale? – si domanda Moro, e risponde – Certo, il bene non fa notizia. Quello che è al suo posto quello che è vero, quello che favorisce l'armonia è molto meno suscettibile di essere notato e rilevato che non siano quei dati, fuori della regola, i quali pongono problemi per l'uomo e per la società La prevalenza nei giornali delle cattive notizie non escludono certo che ci sia il bene il bene più del male, l'armonia più della discordia, la norma più dell'eccezione. Penso all'immensa trama di amore che unisce il mondo, ad esperienze religiose autentiche, a famiglie ordinate, a slanci generosi di giovani, a forme di operosa solidarietà con gli emarginati ed il Terzo Mondo, a comunità sociali, al commovente attaccamento di operai al loro lavoro. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Basta guardare là dove troppo spesso non si guarda e interessarsi di quello che troppo spesso non ci interessa...» ed ancora «... Il bene, anche restando come sbiadito nello sfondo, è più consistente che non appaia, più consistente del male che lo contraddice. La vita si svolge in quanto il male risulta in effetti marginale e lascia intatta la straordinaria ricchezza dei valori di accettazione, di tolleranza, di senso del dovere, di dedizione, di simpatia, di solidarietà, di consenso che re ono il mondo, bilanciando vittoriosamente le spinte distruttive di ingiuste contestazioni...». In questo passaggio del suo articolo sta la grande tradizione della lezione di Moro, una lezione di fiducia verso il mondo, verso un cristianesimo maturo, formato da un amore che dia sostanza alla vita di comunione con i fratelli, che sia d'ossigeno alla società spinta a fenomeni disgreganti. Qui è riposto il grande valore di Pace di Moro, Pace vera, con il suo sguardo sereno verso il mondo, verso i fratelli che soffrono nel terzo mondo, verso chi vuole concepire la vita secondo il bene, tralasciando il male, porgendo una mano ai bisognosi, ai sofferenti, a chi non ha voce, per una società dove emerga chiaro e forte il primato spirituale del bene, che sostituisca il primato del male che i giornali, a distanza di anni, incrementano tra le colonne più del dovuto, e a volte, e qui è il peggio, più del vero.
In queste parole c'è la grande speranza di Moro, il messaggio di verità e di fede nella vita, che l'ha sempre contraddistinto, quel 'principio del non appagamento' che è germe fecondo per una spiritualità, per un impegno nella vita ed in politica che dà sostanza.
Giorgio Groppo
Direz. Prov. MGDC di Cuneo











