Nuova Politica - Nel nome del padre pagina 22
Riuscirà Joe Kennedy a diventare un leader, oppure resterà il semplice custode della tradizione familiare? Sulla sua pelle si gioca in questi anni il destino di una intera generazione – che in molti danno già perduta?

Joe Patrick Kennedy ha 35 anni, il naso di suo padre Robert, il sorriso di suo zio John e la mascella dell'altro zio Edward (che è poi la mascella tipica di tutta la famiglia).

Due anni fa è stato eletto al Congresso, occupando il seggio che già fu di suo zio John e dell'altro zio Edward, ed in

tempi più recenti di un altro personaggio di primo piano dei democratici: Thomas «Tip» O'Neill, anche lui irlandese, ex presidente della Camera dei Rappresentanti ed uno degli avversari più acerrimi di Ronald Reagan. In campagna elettorale ha battuto un altro nome illustre: Patrick Roosevelt, nipote del presidente che dette a suo nonno, anche lui Joseph «Joe» Kennedy, la poltrona di ambasciatore presso la corte britannica che allora era l'incarico diplomatico più ambito.

Joe Jr. ha due figli, gemelli. Suo padre ne aveva 11 e suo nonno nove. È arrivato al seggio di rappresentante grosso modo all'età in cui John aveva già fatto tre legislature del genere ed era arrivato ad essere il più giovane senatore della storia degli Stati Uniti. In campagna elettorale innumerevoli donne, di tutte le età, ma preferibilmente mature, lo hanno abbracciato e baciato.

«Jack (cioè John) era più belloccio», ha commentato una volta una signora dopo il bacio, «Ma non importa. A me basta il nome».

Il nome che porta è la chiave del suo successo e la sua possibile condanna. Il nome dei Kennedy ha già bruciato suo zio Edward, e potrebbe fare altrettanto con lui, che pure prima di lanciarsi in politica si è conquistato meritatamente una certa fama come presidente della «Citizens Energy Corporation», un ente privato che si occupa di rifornire carburante a basso prezzo ai bisognosi che devono affrontare i duri inverni bostoniani, quando la temperatura scende di parecchi gradi sotto lo zero. Con il suo nome Joe ha uno strano rapporto, non a caso. Se si tocca l'argomento in una intervista, lo si vede reagire reclamando una sua propria identità, come fanno tutti i figli che cercano fortuna sulla strada percorsa già da un padre famoso. Ma al momento di assumere pubblicamente una posizione, tutta questa ritrosità scompare, come avviene spesso, anche se non sempre, per i figli di genitori illustri.

Di conseguenza quando si dice favorevole alla pena di morte, e provoca scandalo tra i liberali che lo accusano di rincorrere gli umori dell'elettorato, invoca il tragico destino dei Kennedy. Se si parla di droga, ricorda che suo fratello Robert Jr. fu arrestato per possesso di eroina, che suo cugino Christopher ha avuto problemi simili e che un altro suo fratello, David, è morto di overdose nel 1984. Quando invece si parla di anziani è d'obbligo la citazione della indistruttibile Nonna Rose, che detta legge in una famiglia di legislatori.

Una volta, in una conferenza pubblica, esordì dicendo: «Ai tempi in cui la mia famiglia era al potere ... ». Risatine in sala, indignazione tra i liberali.

Ricordare la nuova frontiera
Simone Secondini
I rami bassi dell'albero

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