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Italia: mercante di morte?

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Un commercio che subordina al pro(itto il diritto alla vita. E necessaria la revisione delle regole di vendita all'estero che supera il 93% della produzione. Dal 1985 opera il «Comitato contro i mercanti di morte».

Armi italiane uccidono in tutto il mondo. A noi basta questa tremenda verità per insorgere contro un commercio che subordina al profitto, il sacro diritto della vita. Ma sappiamo anche che i poveri pagano due volte, con la fame e la guerra, i cinici interessi dell'industria bellica che dissangua i magri bilanci dei paesi in via di sviluppo. E l'Italia partecipa a questo assurdo mercato raggiungendo i vertici della classifica dei maggiori esportatori di armi nel mondo;..». Così recita la prima parte dell'«Appello al Parlamento» del 21 maggio 1985 sottoscritto da personaggi della cultura cattolica e politici, più che mai attuale dopo l'ennesima prova fornita dalla Guerra del Golfo Persico, minato con ordigni, alcuni di fabbricazione italiana. Proprio la vendita delle mine all'Iran, all'insaputa del Governo italiano (mediante la famosa triangolazione: produttore – paese intermediario – paese acquirente), ripropongono a gran forza la revisione della legge fascista del 1941 sulljt segretezza in materia di armi, per regolamentare il commercio secondo trasparenza, alla luce dei principi san citi dalla nostra Carta Costituzionale. Passano sorde nelle orecchie dei potenti le memorabili parole di La Pira «...gli uomini e i popoli sono fratelli, il loro destino è quello di essere una famiglia , che abita una casa comune – la Terra – e che è avviata verso un comune porto di grazia e di civiltà...».

L'Italia esporta il 93% delle armi che produce nei Paesi del Terzo Mondo. Negli ultimi tre anni l'export di armi ha fruttato alle industrie italiane 1O mila e 500 miliardi di lire.

Ma l'opinione italiana, gli stessi parlamentari, non possono conoscere entità precisa e destinatari degli armamenti prodotti in Italia. Una legge fascista del 1941 infatti stabilisce che sul commercio degli armamenti nel nostro Paese vige un insormontabile segreto politico-militare. Dal '77 varie proposte di legge sono state presentate per regolamentare in modo democratico il commercio delle armi, ma nelle legislature passate il loro esito è stato sempre l'insabbiamento. Nel maggio del 1985 l'allora Ministro della Difesa Giovanni Spadolini aveva presentato un disegno di legge sul commercio delle armi. Tale testo ebbe ulteriori riformulazioni. Tra le cose che lo caratterizzavano all'origine, era l'art. un incredibile riferimento, tra le armi regolamentate per legge, alle armi nucleari, chimiche e batteriologiche. Quasi che l'Italia potesse produrle o commerciarle. Per far venir meno all'Italia il trieste primato di produttrice di armi, 5 movimenti cattolici (ACLI, Mani Tese, Pax Cristi, Missione Oggi, Movimento Laici) hanno dato vita, fin dall'aprile '85 al «Comitato contro i Mercanti della Morte». Questo comitato ha svolto una vera e propria azione lobbjng pacifista, ottenendo numerose e significative modifiche a tale disegno di legge. L'approvazione era in dirittura d'arrivo ma è decaduta con la fine anticipata della legislatura. Sarà dovere dei nostri parlamentari riportarla nel più breve tempo possibile, per evitare che «nostri fratelli» come ammoniva La Pira, muoiano con le nostre armi.

Nel 1965 le spese militari dei paesi mediterranei ammontavano a 4,7 miliardi di dollari, Nel 1980 a 46,7 miliardi di dollari, con un incremento di 10 volte. Le spese militari dei Paesi del Sud del mediterraneo ammontano a circa il 15% del PNL. La percentuale di spese militari sul PNL nei paesi europei è del 3%, nei Paesi del Patto di Varsavia 1'8%. L'Italia (vedi tabella) è la sesta produttrice mondiale di armi e la quarta d'europa.

L'Italia ha venduto alla Libia, tra il 1983 e il 1985, 32 Missili «Aspide» mare-aria della Ditta Selenia, 20 elicotteri CH47C, 20 aerei G222 della Ditta Aeritalià, 210 obici da 154 millimetri della ditta Palmaria, 168 Missili OTOMAT-2 mare-mare, 4 corvette, 70 aerei antiguerriglia SF260 della ditta SIAI-Marchetti, questi ultimi in coproduzione (Fonte SIPRI). Nel 1983 in accademie militari italiane sono stati formati 221 militari dell'esercito libico e 509 militari della marina libica. Per tutti questi motivi, deve essere un dovere di ogni parlamentare della Democrazia Cristiana, coordinata dal Gruppo DC di riproporre una legge sulla regolamentazione della produzione, transito e vendita di ogni tipo di armamento che renda trasparente questo commercio, rispettando rigorosamente il divieto di vendere armi a paesi in guerra e che violino i fondamentali diritti umani: è un diritto di ogni parlamentare e un dovere per ogni cristiano, per ogni «uomo di buona volontà».

A proposito di moralità
Giorgio Merlo

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