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Due anni di Gorbaciov nell'Unione Sovietica del dopo Brezhnev. La riforma della società e la creazione dell'«uomo nuovo». Qualcuno passerà nelle mani del segretario un mattone bollente?

Stanno lasciando fare a Mikhail Sergevic Gorbaciov, classe 1931, il più giovane leader a guidare il Cremlino dai tempi della morte di Lenin, quello che vogliono lui faccia?

Divenuto il secondo uomo più potente della Terra in circostanze particolari, Gorbaciov ha riscosso subito le simpatie degli occidentali, che hanno riservato su di lui le attese di cambiamento del sistema sovietico che prima avevano riversato su Nikita Krusciov, poi su Leonid Brezhnev, infine su Yuri Andropov.

Ma soprattutto Gorbaciov ha ricevuto un'incarico dagli stessi sovietici, una parte dei quali vedono in lui l'unica possibilità di una ristrutturazione del sistema.

L'inquilino del Cremlino si trova da due anni, tanti quanti ne sono passati dalla sua ascesa al potere, nella posizione di chi può giocare sulle attese altrui, ma che alla lunga non può deluderle. Una cosa scomoda, se si considera che gli occidentali vogliono un'Unione sovietica più liberale per averla anche meno aggressiva, e che all'interno del regime tutti voiµiono riforme economiche che rivitalizzino l'economia, ma nessuno o quasi è pronto a rinunciare ai propri privilegi, piccoli o grandi che siano.

Bilancio di un biennio

In due anni Mikael Gorbaciov ha spinto il paese in direzione di un accordo sul controllo degli armamenti, messo a punto un piano per la ripresa di una economia stagnante quanto la società sovietica, aperta una finestra tuttosommato piccola alla libera espressione artistica.

Ma, è lo stesso leader a dirlo, i cambiamenti avvengono con eccessiva lentenza, e la campagna di aumento della produzione, previsto intorno a cifre del 4,1% al ventisettesimo congresso del Pcus, si deve aprire la strada ancora tra l'indifferenza e la resistenza presenti in vari strati della popolazione.

Dopo la morte di Konstantin Cernenko avvenuta il 1O marzo 1985, Gorbaciov è divenuto il quarto uomo in meno di tre anni ad occupare il posto di Segretario Generale del Pcus. Al contrario dei suoi predecessori, il nuovo leader si è presentato subito all'interno ed all'estero come una figura dinamica e giovanile, capace, per riprendere una barocca espressione di «Repubblica», di trasformare l'orso sovietivo in una gazzella.

Da allora è stato protagonista di due incontri al vertice con il presidente degli Stati Uniti, l'uno chiuso all'insegna dell'ottimismo e l'altro dell'incomprensione, e di una operazione di pulizia in grande stile all'interno del Cremlino, dove, a partire dai diritti antagonisti alla poltrona di segretario (Grishin e Romanov), la vecchia guardia brezhneviana e stata soppiantata da una classe politica per lo più relativamente giovane, e legata al nuovo segretario. Con una sola significativa eccezione: Ligaciov, che ha soppiantato Suslov nel ruolo di ideologo del partito (custode cioé delle verità intoccabili del sistema socialista nella vulgata di Marx data da Lenin). Non è un particolare di piccola importanza: in uno stato totalitario l'ideologia è la fonte primaria dell'azione politica. Il caso di un esponente della vecchia guardia saltato a tempo sul carro del vincitore, il quale gli deve non piccola parte del suo successo, e posto per ringraziamento su una delle poltrone chiave del sistema la dice lunga su quella che è la possibilità di manovre del nuovo leader all'intemo del sistema.

La società sovietica sembra essere la prima a non essere convinta delle promesse della segreteria. Gli operai non credono a chi dice che tra qualche anno ci saranno più frigoriferi nelle case, alcune frange della casta militare non gradiscono le aperture all'occidente, anche se queste potrebbero portare sui mercati del paese il grano americano necessario ai sovietici per sopravvivere.

Se poi si volessero considerare le cifre dello sviluppo economico un indicatore della serietà con cui i lavoratori hanno preso le iniziative di Gorbaciov, il quadro sarebbe sconsolante: alla fine di febbraio la stessa Tass ha ammesso che il 60% delle industrie pesanti del paese non sono riuscite a rispettare i livelli di produzione previsti dal piano per gennaio. Motivo: la maggiore attenzione prestata alla qualità del prodotto. Allora il problema non è solo quello della maggiore o minore volontà degli operai, ma anche quello delle strutture tecnologiche dell'industria sovietica. Se quasi in ogni casa occidentale c'é un home computer, nei negozi sovietici si continua a fare i conti con il pallottoliere. Nelle industrie la sìtuazione deve essere per forza di cosa migliore, ma il progresso tecnologico è ancora lontano dai livelli occidentali.

Gorbaciov però punta a riformare la società sovietica in maniera ancora più radicale, e dagli scranni del Comitato Centrale del PCUS ha ripreso il discorso interrotto dopo il 27/mo congresso del partito annunciando una campagna per la «democratizzazione» del sistema.

In altre parole: un maggiore libero scambio delle idee ed una più ampia partecipazione popolare al processo decisionale.

I precedenti che vengono alla mente sono a questo punto due. Il primo è quello di Kronstadt, la città che vide la repressione sanguinosa nel 1921 della rivolta dei militari che chiedevano ai bolscevichi un maggiore rispetto per i soviet, i consigli operai nati dopo la rivolta del 1905 e che dovevano essere alla base del sistema socialista, almeno nelle promesse dello stesso Lenin. Il secondo sono i «consigli» gramsciani. Nel primo caso si avrebbe una regressione sulla via tracciata da Lenin. Inammissibile. Nel secondo una improbabile lezione accettata da uno dei padri del partito comunista più forte, ma per certi versi più dissidente, del mondo occidentale. A gennaio Gorbaciov ha reso di pubblico dominio (prima lo era solo sulla carta) il testo del testamento spirituale di Lenin. L'anziano leader, disgustato dalla classe politica che avrebbe dovuto succedergli, indicava alcune misure capaci di sconvolgere il sistema sovietivo. Tra queste la riduzione delle competenze del governo centrale per accrescere quelle repubbliche nazionali, e l'ingresso nel Comitato Centrale di un an numero di operai di base. Gia nel marzo 1922 Lenin aveva confessato: «La macchina sfugge dalle mani, e non cammina proprio come crede chi siede al volante, e molto spesso in modo perfettamente contrario». Gorbaciov ha deciso la pubblicazione del documento con ogni probabilità per portare un nuovo attacco alla vecchia guardia. Ma una più profonda riflessione potrebbe essere alla base della sua decisione: il nuovo leader si rende conto delle imperfezioni del regime, come aveva fatto alla fine della vita lo stesso Lenin, ed ora cerca di riaggiustare le storture iniziando con il dimostrare che l'ortodossia ideologica è dalla sua.

Nobile intento, ma è ancora tutto da vedere se il socialismo reale, che oltre ad essere in orrore politico è anche un errore antropologico, si lascerà plasmare dal leader per assumere una nuova forma più snella egradevole. Il più bel film di Andrei Waijda, «L'uomo di marmo», è la stona di un muratore che negli anni dello stakanovismo riesce ad imporre alla sua squadra tempi di lavoro da colasso, dimostrando concretamente che il sistema di costruzione di allora poteva ancora dimos rare p tenzialità insospettate. Un giorno, durante una dimostrazione, qualcuno che resterà senza nome gli passa nella mani un mattone bollente. L'eroe dello stakanovismo perde l'uso delle mani e la sua battaglia per rendere più produttivo il sistema. Gorbaciov sta cercando di fare altrettanto con l'Unione Sovietica: oliarne i meccanismi senza modificare le strutture. Una impresa quasi disperata, e l'uomo nuovo che sta cercando di creare usando la creta della classe operaia sovietica si potrebbe rivelare un uomo di marmo. Se prima qualcuno non passa un mattone bollente anche al Segretario.

La poltica sociale

Hanno ragione gli operai sovietici a non credere che il nuovo leader por_-/ terà più frigoriferi nelle loro case? È vero che una qualsiasi ripresa economica farebbe sentire i suoi benefici effetti sullo standard medio di vita sovietico (a livelli pressoché da terzomondo). Il problema è semmai di vedere quando arriveranno i pacchi dono.

Per il momento Gorbaciov si attiene al «Programma sui beni di consumo ed i servizi «stilato il 9 ottobre 1985, che pone come mete dell'economia sovietiva un aumento della produttività (dal computer vengono peraltro esclusi i generi alimentan) del 30% rispetto al 1985 entro la fine del decennio, dell'80-90% entro la fine del millennio.

Ma il dodicesimo piano quinquennale non prevede che la nuova ricchezza prodotta sia diretta a migliorare le condizioni di vita del cittadino, quanto a migliorare le condizioni di lavoro per rendere possibile un ulteriore balzo in avanti dell'economia.

Tutta la politica sociale di Gorbaciov è volta a questo scopo. Le varie parole d'ordine fin qui coniate o rilanciate (disciplina sul lavoro e fuori, lavoro, sobrietà, onestà) rispecchiano la volontà di fare del sistema una macchina funzionante a pieno regime.

Gorbaciov cerca poi di sconfiggere l'alcolismo. Impresa titanica se condotta in uno dei paesi in testa alla lista dei consumatori di superalcolici. Ci sta riuscendo? Da una parte i mass media pubblicano i risu tati incoraggianti della forte riduzione ella vendita al dettaglio di vodka, birra ed altri superalcolici (corredati magari dalle storielle a scopo pedagogico di due dirigenti di una fattoria che, invece di scoraggiare gli ubriaconi alle loro dipendenze come loro dovere, si ubriacano a loro volta e muoiono assiderati nella campagna dove si sono persi). Dall'altra lo stesso Ligaciov lo scorso novembre ha denunciato che i risultati della campagna non sono quelli sperati.

«I Sovietici» ha scritto di recente Aleksandr Zinoviev, transfuga in occidente dopo essere stato leader del dissenso sovietico, «non attribuiscono alla persona di Gorbaciov neppure la centesima parte dell'importanza che gli viene data in Occidente (...) Tra i dirigenti sovietici non e nemmeno un personaggio principale, egli è solo l'erede della linea inaugurata da Yuri Andropov».

Questo perché, nel ragionamento di Zinoviev, allo stile volontarista dell'epoca staliniana (quando il potere centrale cercava di costringere la società a vivere e lavorare secondo i suoi dettami) ed a quello dell'adeguamento dell'epoca brezhrieviana (il rapporto qui si inverte: non è l'individuo a doversi adattare al regime, mà il regime che si adatta alla società ed alle circostanze che via via si creano) ne è succeduto un terzo: il gorbaciovismo. Sintesi tra i due stili, esso promette di far risorgere il volontarismo senza ricreare nella società sovietica lo slancio degli anni dell'immediato dopoguerra.

Uno stile che da Gorbaciov non è stato nemmeno inventato, perché a presentarlo per la prima volta è stato Andropov, ed il nuovo leader altro non ha fatto se non riprenderne la scia. Uno stile che appare senza futuro.

Un'analisi amara, difficilmente sottoscrivibile, ma che fa pensare. Due anni soni troppo pochi per un giudizio storico, ma sono già sufficienti per un primo bilancio.

I giorni di Gorbasciov

1985

11 marzo Mikhail Sergevic Gorbaciov, 54 anni, viene eletto segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica il giorni successivo alla morte del suo predefessore Konstantin Cernenko. E il più giovane segretario generale del PCUS dai tempi di Lenin.
12 marzo a Ginevra si apre una nuova sessione dei negoziati tra le due superpotenze per la riduzione degli armamenti.
23 aprile Egor Ligaciov, Nikolay Ryzhkov e Viktor Cebrikov entrano a far parte del Politburo. Per quanto riguarda Ligaciov non si tratta però di un fedele di Gorbaciov che entra nella stanza dei bottini, quanto di un alleato dell'ultima ora.
1 luglio la prima testa a cadere della vecchia guardia brezhneviana è quella di Gregory Romanov, antagonista dello stesso Gorbaciov nella corsa al potere. Romanov è estromesso dal Politburo.
2 luglio Andrei Gromiko diviene Presidente del Soviet Supremo, una carica equivalente a quella di capo dello stato. L'uomo che a Yalta aiutò Stalin a trattare con gli occidentali e che per un trentennio ha ispirato e guidato la politica estera sovietica viene in pratica giubilato. Il dicastero degli esteri viene affidato ad Eduard Shevardnadze.
27 settembre Ryzhkov diviene il nuovo Primo Ministro.
2-5 ottobre Gorbaciov compie una visita in Francia che gli frutta le simpatie della stampa francese.
19-21 novembre primo faccia a faccia con Ronald Reagan. I due uomini più potenti della Terra si incontrano a Ginevra per tre giorni. Alla fine si salutano con una calorosa stretta di mano e l'impegno a incontrarsi di nuovo, questa volta a Washington.

1986

15 gennaio Gorbaciov presenta un piano globale per l'eliminazione dei missili nucleari dalla faccia della Terra entro l'anno Duemila. Gli americani rivelano che si tratta dell'accettazione dell'opzione zero lanciata da Reagan nel 1982 e respinta dall'allora leadership sovietica. Ora è Washington a non essere molto convinta dell'idea. I missili tolti dall'Europa infatti non verrebbero distrutti immediatamente, ma dislocati in Asia, contro il Giappone e l'Alaska.
11 febbraio liberazione del dissidente ebreo sovietico Anatoli Sciaransky.
25 febbraio
6 marzo
ventisettesimo congresso del PCUS. Gorbaciov liquida l'era Brezhnev annunciando una «riforma radicale» del sistema sclerotizzatosi a causa dell'immobilismo del precedente leader.
18 aprile a Berlino Est, dove si trova in visita per assistere ai lavori del congresso della SED, il leader del Cremlino propone una «significativa riduzione» delle forze convenzionali in Europa, e lo scioglimento simultaneo della NATO e del Patto di Varsavia.
26 aprile fuga di radiazioni dall'impianto di Chernobyl, in Ucraina, che investe tutta l'Europa. Per tre giorni silenzio assoluto da parte degli organi di stampa sovietici. Gorbaciov aspetterà altri venti prima di parlare.
28 luglio in un discorso tenuto a Vladivostock, Gorbaciov apre alla Cina annunciando il ritiro di sei reggimenti dall'Afghanistan e di parte delle truppe in territorio mongolo.
29 settembre il giornalista americano Nicholas Daniloff, arrestato con l'accusa di spionaggio a Mosca, viene liberato ed autorizzato a lasciare l'URSS solo dopo che a Washington hanno concesso la libertà ad un funzionario sovietico dell'Onu gravemente sospettato di spionaggio. Mosca libera anche un esponente del dissenso: Yuri Orlov.
11-12 ottobre secondo faccia a faccia con Rea an. A Reykjavik l'incontro si chiude con un nulla di fatto perché Gorbaciov fa dipendere l'accordo sugli euromissili dalla rinuncia de i americani all'Iniziativa di Difesa Strategica.
19 novembre il Soviet Supremo approva una legge sul lavoro individuale che legalizza in parte le autorità private nel settore artigianale. Si tratta del riconoscimento legale dell'esistenza nell'economia sovietica di una larga fetta di lavoro nero, venuto fuori per supplire alle inefficienze del sistema.
8 dicembre muore in carcere in seguito ad uno sciopero della fame il dissidente sovietico Anatoli Mercenko.
17-18 dicembre torna a Mosca dopo sette anni di esilio interno a Gorki il principale esponente del dissenso sovietico: Andrei Sakharov, padre della bomba termonucleare sovietica mandato a vivere lontano da Mosca e dai corrispondenti occidentali in virtù di un provvedimento amministrativo del Soviet supremo dopo aver criticato l'invasione dell'Afghanistan.

1987

27-28 gennaio nel corso dei lavori del Plenum del Comitato centrale del PCUS (che si svolge con mesi di ritardo per via delle lotte interne al partito tra conservatori e riformisti) Gorbaciov annuncia una democratizzazione approfondita e seria della società sovietica.
2 febbraio un decreto del resto mai pubblicato del Soviet Supremo prevede la revisione dei casi di circa 300 prigionieri politici, 150 dei quali vengono immediatamente rimessi in libertà.
26 febbraio rinuncia sovietica alla moratoria unilaterale nel campo degli esperimenti nucleari proclamata il 6 agosto 1985.
28 febbraio Gorbaciov propone agli Stati Uniti di negoziare un trattato per il ritiro dei missili a media gittata dall'Europa indipendentemente dalla rinuncia da parte americana al progetto di realizzazione dell'SDI.
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