Cronaca di un viaggio in Centro America
Prima tappa del viaggio iJ Guatemala. Dopo il Salvador, il Guatemala è il secondo paese in ordine di tempo ad «avere la possibilità di arrivare in tempo all'appuntamento con la democrazia», per usare le stesse parole di Vinicio Cerezo, candidato DC alle prossime elezioni presidenziali.
Il paese, un tempo ricco di fabbriche e senza eccessivi problemi economici, è arrivato al collassodopo anni ed anni di assoluto non-governo dei militari che lo hanno non s.olo spogliato delle ricchezze ma completamente lasciato in balia di se stesso, senza una pur minima pianificazione o «sembianza» di progetto nazionale.
Ecco il motivo per cui ora, giunto alla crisi più seria e profonda, il governo del Guatemala non interessa più ai militari che hanno perciò indetto leelezioni per il prossimo novembre.
A contendersi la vittoria, con reali possibilità, due soli candidati; il primo è Vinicio Cerezo candidato della Democrazia Cristiana, il quale potrebbe riuscire ad essere eletto, se ottiene la maggioranza assoluta, anche alla prima tornata elettorale. Il secondo è Jorge Carpio della Unione del Centro Nazionale, un partito nuovo, molto ricco, che nonostante sia espressione della destra potrebbe raccogliere, a fini destabilizzanti, i voti dell'estrema sinistra ed essere quindi molto pericoloso per il nostro candidato nell'eventuale secondo ballottaggio previsto per l'8 dicembre. Tra gli incontri avuti a Città del Guatemala, in particolare è importante citare quello con le mogli e le madri dei «desaparecidos»; queste donne, circa duemila in Guatemala, con grandissima dignità e pienamente coscienti del pericolo che loro stesse corrono in prima persona, non cessano di denunciare la tragica, aberrante prassi della tortura, delle sparizioni e degli assassini che in gran numero in questi anni, per motivi politici e non, hanno decimato centinaia di famiglie ad opera soprattutto degli squadroni della morte, anche qui tragicamente presenti.
Altro importante incontro è stato quello con il giovane candidato Cerezo, molto conosciuto tra le gente per la sua serietà e dinamismo, il quale così diffonde con grande entusiasmo il suo programma: «massima democrazia politica, poiché non c'è progresso senza libertà né sicurezza peri cittadini; crescita economica, poiché non esiste pace e sicurezza sociale senza il cibo ed il lavoro; giustizia sociale poiché non c'è stabilità dove esistono profonde disuguaglianze». Queste linee essenziali sono comprese in tre distinte tappe, la prima è quella dell'emergenza nazionale, poi la stabilità politica ed economica, ed infine lo sviluppo.
Con poco meno di un'ora di volo lasciamo il Guatemala per El Salvador. Il dramma di questo paese, di cinque milioni di abitanti su appena ventunomila chilometri quadrati, è la guerriglia che impedisce, con sabotaggi. ed attentati agli impianti produttivi, una tranquilla stabilità economica a cui potrebbe certamente aspirare.
Rispetto agli altri paesi del Centro America, El Salvador possiede il più completo sistema autostradale e viario in genere, il porto più attrezzato e moderno del pacifico edè anche l'unicoche da oltre trenta anni possiede un buon sistema televisivo, ora utilizzato in appoggi.o al programma di alfabetizzazione (vi sono 350 mila televisori).
Possiede altresì quindici università con 70 mila studenti.
Il 1979 fu per El Salvador un anno molto importante, fu in quell'anno infatti che un gruppo di giovani ufficiali della Fuerza Armada, di mentalità riformista e progressista, preoccupati della sorte del loro paese, posto in ginocchio dalle violenze e prevaricazioni della destra e dall'insorgere di gruppi armati dell'estrema sinistra, deposero l'allora presidente generale Romero. Nel loro proclama, i giovani militari, annunciarono la determinazione di modernizzare politicamente il paese, di lottare contro la corruzione amministrativa e quindi indire libere elezioni con cuiil popolo avrebbe indicato e decisoil regime politico da adottare.
Sia l'estrema sinistra che ladestra, naturalmente si opposero al progetto e reagirono con la violenza armata.
Da quell'anno, cominciò la ben orchestrata macchina propagandistica internazionale, destinata a fare gli interessi benchiari di chi non desidera in Centro America reali processi di democratizzazione e libertà. Nel 1982 più di un milione e mezzo di cittadini elessero liberamente l'Assemblea Costituente che a sua volta nominò Alvano Magana, un avvocato, Presidente della Repubblica. costituì e nominò a sua volta un governo di unità nazionaleche operò per tutta la durata del suomandato che fu di due anni.
Ma è nel 1984, che con un gran consenso, viene eletto, per la prima volta liberamente dal popolo, il Presidente della Repubblica così, dopo anni di duro lavoro politico condotto in clandestinità e in esilio, dopo essere stato vittima di torture, diviene presidente costituzionale Josè Napoleon Duarte. Con lui El Sanvador esce definitivamente dall'incertezza politica ed esprime chiaramente la volontà di democrazia e sviluppo.
Difficile e duro èil suocompito, soprattutto sul versante economico ed agrario maaltrettanto chiareed essenziali lesue soluzioni: la prima cosa è il consolidamento delle riforma agraria, che divide i latifondi e li affida a cooperative di contadini. La seconda è la nazionalizzazione del commercio estero. El Salvador è un grande esportatore di caffè, zucchero e cotone, che in grande quantità vanno all'estero.
Terza importante riforma la regolamentazione del sistema bancario che, a complemento delle due precedenti rende possibile il controllo dei capitali affinché questi siano reinvestiti nello sviluppo anziché esportati all'estero. Altro importante impegno per Duarte è stato quello del rapporto con le Forze Armate.
Oggi i militari hanno accettato il compito di essere garanti dell'ordine pubblico in maniera obiettiva senza collusioni politiche né partitiche. Durante le ultime elezioni, i militari hanno mantenuto una esemplare e stretta neutralità, ritrovando così la solidarietà dei civili.
Tra gli incontri più interessanti avuti durante questo seminario meritano di essere citati quelli con il giovane ministro per la pianificazione, Fide) Chavez Mena, personaggio molto utile in questo momento al suo paese, per lesue capacità che ben fondecon il suoimportante compito di pianificatore.
Altro personaggio straordinario il dottor Antonio Morales Ehrlich, il segretario della DC salvadoregna, ideatore della riforma agraria ed uno degli «ideologi» del partito eletto recentemente sindaco di San Salvador.
Tra i giovani mi ba particolarmentecolpito Dina Mavel Henriquez giovane dirigente, responsabile del dipartimento di Cojutepeche che, con grande spirito di servizio tra mille difficoltà e senza paura, non cessa di dare il suo contributo in una zona dove la guerriglia è molto presente con violenze e rapimenti (in tutto il paese sono ora il manoalla guerriglia più di venti tradirigenti e sindaci, oltre alla figlia del presidente ed una sua co11aboratrice).
Le impressioni sulla realtà del Salvador sono quindi totalmente positive soprattutto per quanto riguarda la volontà della classe dirigente politica e della stragrande maggioranza del popolo di non rinunciare a quegli aspetti fondamentali ed essenziali per una nazione democratica e civile,chesono la libertà, la tutela dei diritti e la democrazia.
Questi stessi valori sonotanto enunciati a parole anche nel vicino Nicaragua meta ultima del nostro viaggio ma attuati «se così si può dire» con una politica totalmente opposta: nessun dialogo e nessuna elezione, ma abolizione dei diritti civili, stato di emergenza, esili, totale indottrinamento nelle scuole di ogni livello, possibilità da parte della polizia di arresti e perquisizioni senza mandato, sospensione del diritto di segretezza della posta, di riunioni, di comizi e di tutta l'attività politica.
Probabilmente, il congresso del decimato partito Socia! Cristiano, aderente all'internazionale democratica cTistiana, che si è tenuto il 30 settembre scorso ed a cui noi abbiamo partecipato, è stata l'ultima sopportazione del dittatore Ortega, che solo quindici giorni dopo, ha sospeso anche la libertà di stampa, di sciopero ed il diritto di parola.
Così ha giustificato queste sue ulteriori misuredi repressione «le pedine interne dell'imperialismo sostenute da alcuni partiti e dall'istituzione religiosa (SICH!) hanno raddoppiato le loro azioni per sabotare le forze della difesa della nostra Nazione». ed ha concluso dicendo che i diritti civili saranno ristabiliti quando cesserà l'aggressione imperialista.
Intervista a due rifugiati politici del Nicaragua
Durante il viaggi.ocompiuto in Centro America mi è stato possibile avvicinare, e volgere alcune domande sulla situazione nel Loro paese, a due rifugiati politici dirigenti del Partito Socialcristiano (il partito del Nicaragua aderente all'Internazionale DC).
Non mi è possibile citare i nomi né il paese dove li ho incontrati, per non aggravare la loro già difficile situazione, e soprattutto perché i loro familiari risiedono ancora in Nicaragua.
Da quanto tempo e perché siete lontani dal vostro paese?
Da circa un anno, il motivo del nostro esilio è molto semplice. In un paese dovesono aboliti i piùelementari diritti di Libertà, è difficile conciliare il lavoro in un partito democratico ed essere un professore che si rifiuta di insegnare la dottrina marxista ai suoi studenti.
È davvero così difficile la situazione nelle scuole ed in generale?
Oserei dire che è disastrosa. Quei pochi giovani che rimangono nelle scuole sono totalmente indottrinati, dalle elementari alle università, con il nuovo governo del Fronte Sandinista, sono cambiati anche i programmi scolastici. Nulla è rimasto di tutto quello che si insegna in tutte lealtre scuole libere del mondo. Peggiore poi la situazione della nostra gente, scarseggiano i viveri e quel poco di riso, mais e fagioli che c'è è distribuito solo in ragione politica.
Prima hai detto che sono pochi i giovani che frequentano le scuole; vuoi spiegarmi meglio il perché?
Per dividere sempre più il nostro popolo, il governo preferisce mandare al massacro, nelle zone di confine, i giovani militari (reclutati anche a 15anni n.d.r.), per poi addossare la colpa della loro morte alla resistenza, sperando così che le loro famiglie non appoggino l'opposizione.
Cosa vi aspettate dai giovani d.c. europei e cosa chiedete loro?
Noi manifestiamo ai giovani europei democratico cristiani, amanti della giustizia, della pace, della libertà, che esiste in Centro America un paese come il Nicaragua, dove migliaia di giovani come loro, sono stati costretti ad abbandonare il loro paese per la dura repressione del governo.
Noi abbiamo più di mezzo milione di rifugiati in Costarica ed Honduras che si trovano in una difficile situazione, non hanno lavoro e non hanno nessuna risorsa economica.
Noi chiediamo per loro qualcosa di nobile e di concreto.
Chiediamo altresì di manifestare la propria indignazione e protesta contro questa dura repressione dei diritti umani, affinché una più ampia costernazione internazionale, favorisca il tantoattesocambiamento politico del Nicaragua, ottenendo così per il nostro popolo una soluzione democratica, come già è stato possibile in altri stati del Centro America.








