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Stato sociale, società civile

Dalle scuole ai gruppi locali: il rinnovamento della politica

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I mass-media cominciarono ad occuparsi dell'argomento quando il card. Martini avviò la chiesa ambrosiana sul delicato campo della formazione socio-politica, coinvolgendo circa 3000 giovani della diocesi. Ma l'attenzione è stata spesso strumentale: la Chiesa arruola i quadri della DC? Dove finiranno candidati questi neo-studenti?

In realtà, l'esperienza delle scuole di formazione alla politica o all'impegno, è fenomeno più diffuso ed assai più interessante della mera preoccupazione sul destino politico dei partecipanti: pur non esistendo cifre e fonti ufficiali per stimare l'ampiezza di questo movimento, sono accertate circa 150 scuole organizzate direttamente dalle Diocesi ed un altro centinaio gestito da gruppi informali. Sotto il termine "scuola", di fatto, sono comprese metodologie assai diverse: dal ciclo di conferenze cattedratiche alla formazione interattiva con animatori, psicologi e lezioni multimediali; dal "dover essere" della politica alla gestione delle risorse urbanistiche di un territorio.

Certo è che questo movimento, attivo circa dal 1987, rappresenta un segnale di come la periferia del mondo cattolico, sia quella più prettamente ecclesiale che quella culturalmente vicina alla tradizione cattolico-democratica, non digerisca passivamente ciò che le cronache parlamentari raccontano ma ne voglia "capire" di più. Non è infatti scontato che i partecipanti – in genere diplomati o laureati – si attivino immediatamente in questo o quel partito, ma è certo che si tratta quasi sempre di giovani "opinion leaders" nel mondo del volontariato, degli scout, della parrocchia. Anzi, riguardo a precoci esperienze partitiche, soprattutto per chi ha frequentato scuole e corsi pesantemente sbilanciati sulla deontologia del politico, bisogna mettere in guardia da un rischio: la realtà del confronto partitico e amministrativo è talora talmente duro e scioccante che si crea un circuito vizioso che potremmo riassumere con questa espressione: "dal consiglio pastorale al consiglio comunale al consiglio pastorale". Con l'aggravante che si abbandona la politica con la certezza etica della sua irredimibilità.

Dal circuito di queste esperienze, sempre dal 1987, sono venuti crescendo e consolidandosi nelle periferie italiane numerosi nuclei di impegno politico che sono stati oggetto di una recente ricerca dell'Eurisko su commissione dell'Associazione "Città per l'uomo" di Milano.

Il risultato di questa ricerca, condotta su un campione non certo esaustivo, è straordinario: siamo di fronte ad un esercito di circa 16.000 persone, equamente distribuite fra nord, centro e sud (sfatando dunque il mito di un Sud passivo e disimpegnato), di estrazione cattolica anche se delusi dalla politica tradizionale. Sono prevalentemente concentrati nei centri urbani sopra i 30.000 abitanti, sono composti in media da 40-50 persone organizzate in Centro Studi, Associazione o Cooperativa; è maggioritaria la presenza di diplomati e laureati con precedenti esperienze politiche; gestiscono un bilancio medio annuo di 8/9 milioni (ma qualcuno ne amministra pure qualche centinaio), hanno bollettini e riviste; hanno avuto rapporti critici ma poi di crescente lusinga con gli organi del partito, hanno spesso espresso ed eletto propri candidati alle elezioni, stimano nel- 1'ordine, tra gli uomini politici, Orlando, Martinazzoli, Bodrato, Occhetto e Scalfaro. I temi che appassionano e che spingono a organizzare iniziative, convegni e studi sono prevalentemente temi di carattere sociale e di comunicazione con la gente.

È difficile valutare la resistenza di questo fenomeno, così come è fin troppo semplice depotenziarne la vitalità confrontandola con la massa dei giovani ignari e distanti dalla politica o con l'intangibilità dei lontani circuiti nazionali. Qualcuno degli oltre 100 gruppi studiati con maggiore attenzione corre anche uno fra i due rischi estremi: quello di ridursi a testimoniare l'esistenza di valori sani in politica con spirito quasi benedettino in attesa che i barbari abbandonino il campo, quello di sgomitare manifestando una impaziente volontà di accesso alla successione politica delle elites dirigenti del luogo. Ma coi chiari di luna che corrono, è bene esser lieti che qualcosa, comunque, si muova. E se invece si stesse scaldando ai bordi del campo una generazione pronta per una nuova politica?

Volontari tra rimedio e supplenza
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