Nuova Politica - Da Allende a Pinochet pagina 11
Nuova Politica - Da Allende a Pinochet
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Dieci anni fa in America Latina erano solamente due i bunker della democrazia (e di difficile democrazia) che resistevano pur circondati da dittature militari: si tratta del Venezuela di Perez e della Colombia di Micheisen.

Oggi la situazione politica di quello che è stato chiamato «Continente della speranza» si è peculiarmente ribaltata: in seguito a lenti e difficili processi di transizione l'Ecuador ha eletto nel 1979 Fabres Cerdevo, il Perù nel 1980 Alain Garcia, L'Honduras nel 1981 Josè Azcona, la Bolivia nel 1982 Pas Estenssoro, l'Argentina nel 1983 Raol Alfonsine, il Salvador e l'Uraguay nel 1984 rispettivamente Napoleon Duarte e Sanguinetti, il Brasile nel 1985 Josè Sarney, il Guatemala nel 1986 Vinicio Cerezo; rimangono soli due bunker, stavolta della dittatura, il Paraguay del dittatore Sproessner e il Cile di Pinochet.

Le democrazie dell'America Latina sono tutte da difendere, affrontano quotidianamente problemi gravissimi (Alfonsin i militari, Garcia la guerriglia di Sendero Luminoso, il Brasile la crisi economica) ma resta il fatto che finalmente ci si trovi di fronte a governi democraticamente eletti.

È stato calcolato che i cambi di governo avvenuti in America Latina dal 1930 al 1970 siano stati dovuti per il 52% dei casi ad un risultato elettorale diverso dal precedente assetto e per il 48% dei casi a colpi di Stato.

La storia recente

Nelle elezioni presidenziali del 1970, il 6 settembre, i tre candidati Salvador Allende per Unidad Popular, Alessandri per la destra e Rodomiro Tomie per la Democrazia Cristiana ottennero rispettivamente il 36,22%, il 34,9%, il 27,18% dei voti; solo 40.000 voti separavano Allende da Alessandri, così che, mancando un vincitore, il Parlamento fu chiamato a scegliere in ballottaggio tra i due candidati che avevano ottenuto più voti.

La Democrazia Cristiana il 24 ottobre decise di appoggiare, seguendo le indicazioni del suo leader Eduardo Frei Montalva, Allende: Unidad Popular poté contare su una maggioranza di 153 voti favorevoli contro 35 voti negativi.

Negli stessi mesi veniva assassinato il generale Schneider, comandante delle forze armate cilene che aveva sostenuto il ruolo democratico dell'esercito di garante della Costituzione. Gli successe Carlos Prats Gonzales che assunse il ruolo di Ministro degli Interni e di Vicepresidente della Repubblica nel I 972, di Ministro della Difesa nel 1973 e che, esiliato dopo il golpe, fu assassinato a Buenos Aires dai sicari di Pinochet il 30 settembre 1974.

In questa situazione Allende aveva due alternative: procedere gradualmente cercando di consolidare il proprio precario consenso o tirare diritto con maggiore determinazione e molti rischi in più. Scelse la seconda strada. La riforma agraria e la nazionalizzazione delle miniere di rame furono i primi due passi della via cilena al socialismo ma produssero anche un forte disinvestimento delle multinazionali straniere ed alimentarono i progetti di destabilizzazione sponsorizzati dalla CIA su suggerimento di Henry Kissinger.

Nelle elezioni amministrative del 1971, Unidad Popular (Partito Comunista, Partito Socialista, Sinistra Cristiana, Mapu, Partito Radicale) passò al 49,8% ma stavolta il restante 50,2% era radicalmente contrapposto al governo di Allende in un clima di forte antagonismo sociale (sarà questa l'analisi che porterà Berlinguer nel 1973 dopo il golpe a teorizzare su «Rinascita» la necessità di un compromesso storico ogni qualvolta in un paese le due forze principali, la sinistra ed il centro abbiano un numero equivalente di voti ma siano fortemente polarizzate. Scriveva Berlinguer che in questo contesto avere il 51% del consenso non abilita ugualmente a governare).

Nel dicembre del 1971 la classe media scende in piazza protestando contro il caro vita e l'inflazione (300%) nella celebre «marcia casseruole vuote».

Il 1972 ed il 1973 sono anni di forte tensione: si ricorda lo sciopero alla miniera di rame di El Teniente nel marzo 1973 represso nel sangue dai militari senza autorizzazione del governo e lo sciopero dei camionisti nel giugno che paralizzarono l'intero Paese dal momento che essi erano l'unica categoria in grado di assicurare il trasporto delle merci in uno Stato che ha un asse Nord-Sud lungo 6000 Km.

In tre anni i rimpasti governativi furono 22; in agosto Allende decise di introdurre al governo i militari.

Ma era troppo tardi.

Gli anni di Pinochet

Tutti si ricorderanno le immagini del- 1'assalto al Palazzo della Moneda nel settembre del 1973 da parte dei carri armati di Pinochet e le rovine fumanti in cui trovò la morte Salvador Allende. La memoria cinematografica di «Missing», il film di Costa-Gavras con Jack Lemmon e Sissy Spacek, premio Oscar, ci ha anche rievocato l'uso funesto dello stadio di Santiago come prigione gigante a cielo aperto. Nei primi mesi della repressione furono quasi 30.000 le vittime del neo-dittatore.

L'ambasciata italiana ospitò durante i giorni del golpe circa 700 famiglie di perseguitati politici.

I cardini della dittatura di Pinochet sono sostanzialmente: 1) un forte esercito guidato da due principi, il prussianesimo, la disciplina gerarchica e veriticistica che rende le forze armate cilene le migliori dell'America Latina, e la dottrina della sicurezza nazionale che afferma la necessità di reagire alla minaccia comunista presente all'interno e all'esterno del Paese; 2) una durissima polizia segreta, il CNI (Centro de Investigaciones Nacionales) il braccio repressivo del regime; 3) un modello economico disastroso neoliberista su imitazione dei «Chicago Boys», la scuola monetarista di Friedman, che ha permesso al Cile di pagare regolarmente i propri debiti verso il FMI comprimendo però a livelli insostenibili il consumo interno e producendo una disoccupazione al 30%; 4) una cultura di destra tutta tesa alla difesa della «chilenidad» e fondata sui tre concetti di famiglia, proprietà e nazionalismo. Nel 1978 il regime di Pinochet si personalizza e si fortifica alterando quel modello, consueto nelle dittature dei militari, della rotazione dei poteri all'interno della giunta golpista.

Il generale dell'aviazione Leigh, che aveva chiesto tale rotazione, viene allontanato ed anzi, l'anno successivo Pinochet annuncia un plebiscito per il 1980 su una nuova Costituzione.

L'opposizione

Dopo il golpe del 1973 l'unica forza rimasta in attività ed in clandestinità fu il Partito Comunista, che subì però la decapitazione dei propri vertici durante la repressione del 1976.

Forte è sempre stata anche in Cile l'opposizione della Chiesa Cattolica che fin dal 1973 istituì la Vicaria de Solidariedad sotto la direzione del cardinale Raul Silva Henriquez.

Paradossalmente alla fine del 1979 il Cile era l'unica dittatura latinoamericana in cui esistesse una forte opposizione che comprendeva dai comunisti ai democristiani, cosicché tutti si immaginavano l'imminente caduta di Pinochet; oggi, mentre tutti gli altri Paese hanno riottenuto la democrazia, il Cile affronta ancora un regime stabile ed una opposizione troppo divisa per sfruttare a pieno le proprie energie.

La sinistra presenta un forte Partito Comunista che oscilla ciclicamente tra l'adozione della forza armata e le dichiarazioni di buona volontà per una transizione pacifica alla democrazia; resta il fatto che nel 1979 il Partito Comunista non escluse il ricorso alla forza armata ed anzi iniziò a coprire le azioni del Frente Popular Manuel Rodriguez (FPMR), spiazzando anzi levando spazio ad un movimento che aveva fatto la storia dell'opposizione armata a Pinochet durante i '70, il MIR (Movimento Izquerda Revolucionaria) oggi in grave crisi e spaccato in due tronconi.

La Sinistra Cristiana ed il Mapu sono due piccoli partiti di centrosinistra e di metodo non violento.

Il Partito Socialista è attualmente spaccato in cinque fazioni di cui due sono le più importanti: il PS di Nunez che cerca contatti con la Democrazia Cristiana ed il PS di Almeyda che invece ha rapporti più organici con il Partito Comunista.

C'è poi il Partito Radicale che è stata la forza più antica della storia politica del Cile ma che oggi vive un momento di forte crisi iniziato dopo il golpe del 1973.

Tendenzialmente filodemocristiano. Le opposizioni conoscono momenti di rapporto e di colloquio dopo un documento della Chiesa del 1982 «El rinascer de Chile» nel quale la Chiesa passa da una distanza critica dal regime al conflitto aperto.

Nel 1973 la Democrazia Cristiana, presumibilmente il partito di maggioranza relativa con il 30-35% dei voti se si potesse oggi votare, fonda l'Alleanza Democratica cui aderiscono il PR, il MAPU, il PS di Nunez.

Il MAPU operaio e contadino (una variante del primo MAPU), la SC e una frazione minore del PS fondano per qualche tempo il Blocco Socialista che si scioglie in breve.

Il Partito Comunista fonda assieme al PS di Almeyda e al MIR il Movimento Democratico Popolare.

Nel 1985 dopo una mediazione del cardinal Fresno viene scritto l'Accordo Nazionale per la Transizione alla Piena Democrazia cui aderiscono l'Alleanza Democratica, la SC, una frazione del PS, il MAPU e due partiti della destra.

Il Movimento Democratico Popolare rifiuta di aderire.

Nel 1986 iniziano nuovi colloqui tra i partiti della sinistra.

Da notare che anche nella Giunta esistono notevoli tensioni: Fernando Mattei capo dell'aviazione, Jose Teribio Manero ammiraglio, Rodolfo Stange capo della polizia non vogliono che Pinochet si ricandidi ed accettano una mediazione solo a patto che il generale si ricandidi in qualità di civile dopo aver abdicato da ogni carica.

Gli ultimi avvenimenti

Ricordato l'attentato del 7 settembre 1986 al dittatore, in cui hanno perso la vita 5 uomini della scorta e ne sono rimasti feriti altri 11 rivendicato dal FPMR, va detto che il Cile affronta oggi una gravissima crisi economica.

Colpito da una disoccupazione del 30%, il Cile consuma oggi il 15% in meno di quello che consumava nel 1970, ma mentre il 20% più ricco consuma in proporzione il 30% di più, il 40% più povero consumo il 50% in meno. La capacità produttiva delle aziende è il 50% di quella che il Paese aveva 25 anni fa. Amnesty International ha pubblicato nel luglio 1986 un rapporto sulla violazione dei diritti umani in Cile: 3.717 sono gli esiliati, oltre 40.000 le famiglie che sono scappate dalla repressione; continuano i casi di «sparizioni» e processi sommari. Due giorni dopo l'attentato a Pinochet, 4 leaders dell'opposizione, tra cui Jose Carrasco direttore della rivista «Analisis», furono rapiti e lasciati cadaveri pochi giorni dopo, avendo subìto atroci torture, nelle strade di Santiago. Era la prima vendetta del dittatore. Da notare che, come gesto di distensione, Pinochet nel luglio 1987 ha allontanato dal Ministero dell'Interno il «duro» Roberto Cuadra sostituendolo con Sergio Fernandez, ministro dell'interno dal 1978 al 1982.

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