Angola

Marx in fuga da Luanda?

Nuova Politica - Marx in fuga da Luanda? pagina 19
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Nuova Politica - Marx in fuga da Luanda?
Undici anni fa l'indipendenza dell'Angola: inizia la realizzazione del socialismo di stampo sovietico. URSS, Sudafrica, Cuba e Stati Uniti coinvolti nella guerra civile.

Luanda, novembre 1986. Undici anni d lla liberazi ne d i portoghesi, al termine d1 una guerra sanguinosa, come sanguinosa è stata la guerra di liberazione in Mozambico, in Congo e nel resto dell'Africa giunta alla maggiore età politica solo negli ultimi venti anni. Per ricordare la fine della guerra si riunisce la direzione del Movimento per la Liberazione dell'Angola, l'unica formazione politica che ha diritto di agire nell'ufficialità e che governa senza avere mai vinto un'elezione. I lavori durano una settimana, e terminano con un appello al rafforzamento delle misure di austerità varate da anni dal governo ed alla «stretta applicazione delle direttive che giungono dal partito».

Ma il comunicato finale della riunione non termina qui. Fa sapere che all'interno della dirigenza si è coscienti della presenza di «alcune difficoltà» nella messa in moto della macchina degli approvvigionamenti alimentari e della forte dipendenza dall'estero anche in questo campo.

La situazione resta grave anche in altri settori: quello dell'alfabetizzazione innanzitutto. Anche questo a Luanda lo sanno.

Uno dei paesi potenzialmente più ricchi del mondo, in altre parole, non è ancora riuscito a raggiungere in 11 anni di indipendenza nemmeno il traguardo della autosufficienza alimentare.

Diverse le attese degli inizi, in Angola come altrove.

L'Europa della metà degli anni '70 viveva grazie ai racconti dei dissidenti sovietici che arrivavano alla spicciolata all'ovest le ultime delusioni (dopo l'Ungheria e la Cecoslovacchia) del sistema sovietico. E si tuffava nel sogno un po' sessantottino, un po' Moussoniano del terzomondismo. La fine degli imperi coloniali (quello portoghese fu l'ultimo a disfarsi, ed a Lisbona il regime dittatoriale pagò il ritardo a caro prezzo) veniva vissuta dalle sinistre europee, mà anche dai liberal arpericani che avevano appena terminato le marce per il Vietnam, come un momento di riscatto morale del vecchio continente, reo di avere oppresso per secoli i paesi meno sviluppati.

Cosa è successo più tardi? Henry Kissinger, tracciando il bilancio della disastrosa era Carter, ha messo Luanda tra le voci in rosso, a fianco di Maputo e di altre capitali africane.

Perché Maputo e Luanda sono divenute con l'indipendenza due capi saldi dell'avanzata sovietica in Africa.

Ma il guaio non è tanto questo.

Il guaio è che dei tre movimenti di liberazione angolana uno ha eliminato, o almeno cercato di eliminare, gli altri due impossessandosi del potere ed instaurando un regime di stretta osservanza marxista-leninista, che del modello sovietico riproduce fedelmente i pochi pregi ed i più numerosi difetti.

Vediamo gli avvenimenti. Atto primo: 12 ottobre 1974. Rappresentanti portoghesi e dei tre movimenti di liberazione nazionale (oltre all'mpla anche il fnpa e l'unità) firmano un accordo per il cessate il fuoco. Con la fine della guerra giungeva la fine per la dittatura di Caetano.. Nell'aprile successivo un gruppo di militari dà vita alla «rivoluzione dei garofani», e dopo varie vicissitudini anche in Portogallo nasce la democrazia.Il nuovo ministro degli esteri portoghese, il socialista Mario Soares, si affretta a firmare un secondo accordo che fissa nell'l 1 novembre 1975 il giorno, in cui l'Angola sarà indipenqente.Atto secondo: 3 maggio 1975. E la vigilia dell'indipendenza. Tra i tre gruppi

della ex guerriglia, che hanno agito in zone diverse del paese, scoppiano i primi incidenti. La guerra civile che ne nasce sarà breve e cruenta. Alla fine a prevalere, con gli aiuti non solo morali dell'Unione Sovietica e delle sinistre europee, sarà il mpla. Il fnla esce distrutto dal conflitto, l'unità viene ricacciata nella boscaglia per una nuova fase di lotta in stato di semiclandestinità.

Atto terzo: il novembre 1975: per l'Angola è l'indipendenza. Ma a festeggiarla sono rimasti solo gli uomini del mpla. Come per l'Etiopia ed il Mozambico, inizia il periodo della realizzazione del socialismo, o almeno della sua sperimentazione. Come per l'Etiopia ed il Mozambico, è l'epoca della fame. Non che prima. con i portoghesi si stesse molto meglio, ma la situazione è aggravata dall'incapacità di governare di una classe dirigente del tutto inesperta della conduzione di un paese, e dalla applicazione totale (con l'entusiasmo e la completa dedizione di chi si sente il primo della classe) di modelli economici già falliti in altre latitudini.

Il mercato nero, da queste parti, si chiama kandonga. A parte il nome, è uguale in tutto e per tutto a quello in Unione Sovietica e negli altri paesi del socialismo reale dove è nato per sopperire ai buchi dell'economia centralizzata. Accanto ad esso la «troca», il baratto, è il sistema più utilizzato dalla popolazione per reperire i generi di prima necessità.

Lunghe file di fronte all'entrata dei magazzini statali (quelli privati sono chiusi da un pezzo) sono uno spettacolo abituale per chi vive a Luanda. Ma le attese per lo più sono inutili, perché tutte le risorse del paese sono assorbite dalla «loja de povo» contro l'unità, sempre data per battuta e sempre minacciosa. E stato detto, forse con ragione, che la guerra civile angolana è particolarmente incivile, perché coinvolge anche l'Unione Sovietica, il Sudafrica, Cuba, e gli Stati Uniti. La prima difende . una postazione in Africa resa tanto più importante dal fatto che l'influenza sul continente va piano piano scemando. Il secondo cerca di mantenere il controllo della Namibia, l'ex colonia tedesca divenuta strategicamente fondamentale per salvare Pretoria dall'accerchiamento dei «paesi della linea del fronte». Gli USA da parte loro perseguono una loro dottrina del «roll bacio> in tutto il terzo mondo ed hanno paura di una ulteriore destabilizzazione del Sudafrica. Washington non si può permettere di premere sul Sudafrica perché lasci la Namibia fino a quando l'Angola non rimanderà a casa i consiglieri militari cubani. E quindi aiuta l'unità (che attualmente controlla più di un terzo del territorio nazionale) con armi soprattutto di contraerea.

L'URSS poi vuole una Namibia indipendente nelle mani della swapo, i guerriglieri che combattono contro l'occupazione sudafricana, per rendere più forti non solo i Paesi della linea del fronte, ma anche l' African National Congress, il maggiore movimento anti-apartheid in Sudafrica che potrebbe divenire in un futuro anche abbastanza prossimo la forza dominante del paese e che da anni riceve aiuti dal Cremlino.

Come per ogni guerra civile che si rispetti, il quadro di matrice vagamente libanese è assai complesso. Ma forse c'è una via d'uscita. Come 1O anni fa la forza perdente nella regione erano gli Stati Uniti, ora la ruota sembra girare in senso contrario.

Si sono registrati di recente diversi segnali da parte sovietica di disponibilità, dopo numerosi tentativi falliti da farsi delle autentiche alleanze in Africa ad un ritiro onorevole dal paese. Del resto, e lo hanno dimostrato diversi avvenimenti quest'anno (dal colpo di stato in Yemen del Sud, al fallito colpo di stato in Corea del Nord) Mosca ottiene il controllo assoluto solo dove riesce a piazzare l'armata Rossa.

Altrove non sa mai bene come conciliare i'propri interessi con gli equilibri interni dei paesi fratelli. In Africa il primo segnale di insofferenza lo dette in Nigeria Sekou Touré molti anni fa. Fu seguito da Sadat in Egitto e dai regimi algerino e gahaniano.

Negli anni recenti anche la Somalia ha fatto una scelta simile. Nella stessa Angola gli interessi economici spingono verso l'occidente, perché Mosca oltre ai consiglieri militari, veri e propri proconsoli, ed i pezzi di scarto dell'Armata Rossa non sa dare molto altro. In cambio pretende però la fedeltà assoluta in politica e la soppressione delle tradizioni culturali locali nel nome della politica marxista. Una ricetta che non può funzionare a lungo.

Di qui qualche invito alla trattativa, presto accolto, anche in sede di vertice, dagli americani. Perché uscire dal pantano angolano in fondo farebbe molto comodo a tutti: USA, URSS, Cuba e Sudafrica.

Capire il passato per costruire il futuro
Giorgio Merlo
Riforma del servizio di leva

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