Nuova Politica - La vendetta non paga pagina 18
Nuova Politica - La vendetta non paga

Vendetta! Palestinesi ed israeliani contro. Non si tratta della cronaca ma di qualcosa che, purtroppo, è già storia.

«Vendetta» è infatti il titolo del libro che un giornalista di origine ungherese ma trapiantato in Canada, George Jonas, ha pubblicato da poco più di un anno in Italia. Il libro, che è una trascrizione in romanzo di fatti realmente accaduti, è il frutto di colloqui tra il giornalista-scrittore e un ex-agente del servizio segreto israeliano, convenzionalmente chiamato Avner nel libro.

Dopo la strage di Monaco del 1972, in cui furono uccisi dai terroristi di «Settembre Nero» undici atleti israeliani, Avner viene scelto insieme a quattro suoi colleghi del Mossad (il servizio segreto israeliano) per una missione «top-secret»: gli viene consegnata una lista di uomini appartenenti all'Olp, o ad altre organizzazioni palestinesi (non c'è Arafat nella lista), responsabili di attentati o stragi e solo difatti di sangue. Essi dovranno essere uccisi, senza che ci siano innocenti a farne le spese, senza limiti di tempo.

Fin qui pare una ben collaudata trama di «spy-story», ma leggendo il libro e la cronologia su appendice si ricordano fatti e particolari letti anni fa su tutti i giornali: tra ottobre e dicembre 1972 vengono uccisi, a Roma e Parigi Wael Zwaiter e Mahmond Mamshari; tra il gennaio e il giugno del 1973 vengono assassinati Abad al Chir (Cipro), Basil al-Kubaisi (a Parigi), Nasser, Yussug Najjer e Adwan ad Atene e Bondia a Parigi.

Poi il gruppo perde in combattimenti ed agguati 3 uomini su cinque e Avner, convintosi sempre più della somiglianza tra la violenza dei terroristi e la violenza dei «vendicatori», abbandona il Mossad, e va a vivere negli USA con la moglie e la figlia.

Al di là del libro che rivela fatti veri, fin nei minimi particolari, è in dubbio che la lotta tra palestinesi e israeliani è anche un «gioco delle ombre».

Ma analizzando le mosse e le contro le mosse e le contromosse, gli attentati e le stragi e le risposte militari mi pare si arrivi sempre alla stessa riflessione di questa «minuscola rotella dell'ingranaggio», che è Avner; la risposta militare, se nasce da situazioni differenti e tutte da comprendere (e assolutamente non da giustificare) porta una sola caratteristica: una politica svuotata, inadempiente, incapace di dare soluzioni pacifiche alle esigenze dei popoli israeliano e palestinese.

Se potessimo analizzare ogni attentato ed ogni risposta di sangue, ne dedurremmo infatti che le opzioni militari di Israele sono tante e diversificate così come tante sono le «teste» che le comandano, siano esse il «Mossad» o lo «Shin Bet» (una specie di servizio segreto interno tipo FBI statunitense) l'Aman o la «Divisione Speciale Investigativa» della polizia israeliana o l'«Ufficio Ricerche» del Ministero degli Esteri.

E tante e diversificate sono le opzioni militari o terroristiche di gruppi palestinesi come «Settembre Nero» di Aby lyad o «Giugno nero» di Abu Nidal o «il Fronte per la liberazione della Palestina» di Abu El Abbas o di George Mabbash. Il conflitto nato in Medio Oriente si è in poco tempo allargato al mondo intero, ma colpisce in particolare l'Europa per motivi culturali e politici (la cultura islamica, ebraica e cristiana nel Mediterraneo) ma anche strategici (tra Parigi, Londra e le due Germanie da sempre si gioca la segreta guerra delle spie).

Questo conflitto che «in loco» avrebbe (ed ha) ragione di essere per i motivi che tutti conosciamo, diventa in Europa una assurda partita a scacchi in cui non pare ci siano vincitori, ma solo vittime innocenti, popoli defraudati dalla possibilità di una convivenza pacifica (a cui giungere è ovvio, per gradi), e generali intenti a difendere la propria posizione di scacchiera a prezzo di sangue e sacrifici (degli innocenti per lo più).

Se da un lato infatti vi è uno Stato sovrano, Israele, che vive sotto la costante psicosi de/l'attentato e dell'aggressione, e che certo non per questo è giustificato nella scelta delle «ritorsioni militari» che sono tanto più gravi se vengono da uno Stato istituzionalmente costituito, dall'altro vi è il desiderio e la necessità del popolo palestinese, disperso nel mondo, di avere uno Stato per essere Nazione vera.

Non mi soffermerò sul problema politico, già analizzato in altra parte del giornale, ma sui fatti militari o terroristici che sono «più o meno» segreti: troppo spesso essi sembrano derivare dalla comune scelta dei «falchi» dell'una o dell'altra parte di non fare mai confrontare in un dialogo di pace, anche aspro e politicamente conflittuale, due e due soli giocatori: lo Stato di Israele e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina.

Ogni volta che ci sono «avvicinamenti» politici, le schegge impazzite del terrorismo palestinese colpiscono inermi ed innocenti e il livello militare della risposta israeliana sale. Tutto sembra eteroguidato!

Nel libro si parla spesso di una fantomatica organizzazione «Le Group» che rifornisce di armi, rifugi, informazioni sugli avversari indifferentemente i palestinesi e gli israeliani.

È un particolare inquietante che fa il paio con i tanti misteri dei «campi per terroristi» in Libano o nel medio-oriente (è qualcuno anche in Europa!) in cui a detta di molti studiosi dei servizi segreti, palestinesi e spie di ogni paese e quindi anche di Israele, si allenavano con terroristi europei di ogni colore, BR o NAR, FAR e baschi o dell'IRA o di Action Directe o di gruppi neo-nazisti.

Su questo piano ha dunque importanza relativa il fatto in sé e per sé dell'impunità per i palestinesi, in Italia, data secondo alcuni dal Col. Giovannone dei Servizi Segreti, ola collaborazione che il Mossad dà agli agenti CIA nel nostro Paese.

Di fronte ad una logica unitaria (anche se non unica) di destabilizzazione della pace nel mondo, in Europa e nel medio oriente, come nel nostro Paese tra la logica del terrorismo «necessitato» (!?) e della risposta militare «necessitata» (!?) l'unica strada rimane quella della Politica, realistica ed idealista insieme e perciò stessa negatrice di spazi per l'oscuro «gioco delle ombre».

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