Ecco il terzo numero di Nuova Politica
Ecco il terzo numero di «Nuova Politica». Con semplicità, crediamo. stiamo cercando di concretizzare l'idea, la voglia dei giovani dc di avere una propria rivista, uno spazio su cui confrontarsi. dibattere. crescere insieme.
Siamo ancora nella fase «sperimentale», inevitabilmente segnata da limiti ed imperfezioni, ma oggi con la consapevolezza che è possibile andare avanti. L'entusiasmo e la «voglia di fare» ci hanno consentito sin qui di superare le numerosissime difficoltà, non ultime quelle di carattere burocratico ed economico, che una iniziatiYa come questa, tutta basata sul volontariato, non può non incontrare. Spetta a noi, a tutte le realtà del movimento giovanile e a chi guida il partito fare il possibile perché «Nuova Politica» possa proseguire il proprio cammino migliorando sempre più i contenuti. la diffusione, la veste.
Essere strumento di «autoformazione» è un obiettivo ambizioso ma necessario per cercare di caratterizzare, con idee e battaglie precise. la nostra presenza tra le nuove generazioni. Non possiamo infatti lasciarci trascinare nella logica pericolosa secondo cui ogni scelta è giustificata purché serva a guadagnare consensi. Altre organizzazioni fanno il possibile per inseguire affannosamente ed acriticamente ogni moda, nella speranza di conquistare le simpatie giovanili. Così facendo rinunciano al proprio ruolo di guida e di avanguardia, dimenticando anche che quasi sempre le mode non nascono spontaneamente dai giovani ma ad essi sono imposte da pure esigenze di mercato.
Anche «Futura», la recente Festa nazionale dei giovani comunisti. ci pare sia stata impostata seguendo questi criteri: i grandissimi pannelli colorati con la faccia di Berlinguer vicino a quella di Marilyn Monroe, la scelta degli spettacoli senza nessuna, seppur tenue. linea «d'impegno» (vanno bene anche la «break dance» e Vasco Rossi pur di garantirsi le masse di giovani), qualche dibattito e molte patatine fritte, i cartelloni con le parole d'ordine: «Meno bombe e più posti di lavoro». Amen. La paura di restare indietro a volte gioca brutti scherzi.
Per quel che ci riguarda non metteremo il ritratto di Moro vicino a Marilyn, continueremo ad ascoltare Joan Baez anche se (orrore!) continua a suonare solo con la chitarra, cercheremo di convincerci che il mondo non è diviso in pacifisti e militaristi, proveremo a parlare dei giovani cileni che si fanno ammazzare per strada o dei profughi vietnamiti che continuano ad annegare, senza meritare più la prima pagina.





