Quando i settimanali americani dedicano i loro servizi di copertina alla disoccupazione in Europa, la fotografia che appare sotto la testata è sempre diversa e sempre uguale: di fronte ad un cancello chiuso di una fabbrica aspettano non si sa bene cosa alcuni giovani. Hanno i capelli rossi e bruni, e sono vestiti con giubbetti militari e jeans. Qualcuno ha le lentiggini. Potrebbero essere di qualsiasi paese europeo. Invece sono sempre irlandesi. A confermare che si tratta proprio dell'Irlanda la fabbrica è circondata da prati verde smeraldo ed il cielo è sempre coperto, come nella vicina Gran Bretagna.
Il destino dell'Irlanda si chiama Inghilterra. La frase, facilmente sottoscrivibile, è di Fernand Braudel, a detta del quale anche le disgrazie dell'isola portano lo stesso nome. L'Irlanda venne annessa dalla potente vicina solo nel 1801, dopo una lunga era iniziata nel XII secolo di diretto vassallaggio. Il Regno Unito era all'epoca sulla soglia del massimo splendore: reggeva stupendamente l'urto di Napoleone e si preparava ad infrangerne il sogno di unificare l'Europa sotto un unico scettro. Aveva perso le colonie d'America, ma non il controllo sui traffici e le merci su scala mondiale, e fomentava l'endemica rivolta delle colonie spagnole per guadagnare in sudamerica quel che aveva perso al nord. Contemporaneamente anche gli irlandesi guardavano al Nuovo Mondo, ma con occhi ben diversi.
L'America era la valvola di sfogo della pressione demografica che affliggeva l'isola. Gli irlandesi prendevano la via delle Americhe spesso viaggiando in condizioni spaventose: non avendo i soldi per pagare il biglietto, di comune accordo venivano letteralmente venduti dopo l'arrivo dall'armatore, che così si rifaceva delle spese. Secondo la pratica allora comune, l'acquirente aveva il diritto riconosciuto di trattenerli al lavoro coatto per un periodo normalmente di cinque anni, in condizioni semischiavistiche. Allo spirare di questi, li rimetteva in libertà dandogli tutto quello che era loro dovuto: una vanga ed un vestito. Ma le condizioni degli emigrati a Glasgow o negli altri centri industriali del Regno Unito non erano molto migliori. Di come fossero costretti a vivere lo racconta un testimone al di sopra di ogni sospetto: Alexis de Tocqueville, che visitò Glasgow nella prima metà degli anni trenta del secolo scorso, alla vigilia del suo viaggio in America.
Oggi la regione più famosa di Irlanda non fa parte dell'Eire. È l'Ulster, terra popolata in maggioranza da presbiteriani quasi una settantina di anni fa e che scelse di restare con Londra all'epoca dell'indipendenza. Ulster significa una media di quasi un morto al giorno nel 1987, significa terrorismo cattolico e protestante, significa una sorda guerra civile che dura da anni e anni.
I momenti più acuti delle crisi, dopo le violenze dei primi anni '70, si sono registrati nel 1985. La risposta dei governi di Eire e Regno Unito è stata la firma dell'accordo sull'Ulster del 1986, primo passo secondo gli esperti del disimpegno di Londra nella regione. Il senso della politica di Margaret Thatcher lo dette un fondo dell'«Economist», il principale settimanale britannico. Dando il benvenuto al raggiungimento dell'accordo, la rivista rilevava come il premier si sia reso conto che il gioco non vale più la candela, dal momento che l'Ulster è solo un pozzo a perdita dove i sudditi della Corona Britannica, non più imperiale ormai da lunghi anni, gettano ogni anno milioni e milioni di sterline per assistere all'uccisione di giovani militari e di civili inermi. Il problema, per Londra, è allora quello di riportare i ragazzi a casa. Non sembra possibile, però. Il grande ostacolo è rappresentato dall'intransigenza, tanto degli estremisti protestanti che di quelli cattolici, uniti due anni fa nel respingere l'accordo Londra-Dublino.
Il massimo centro industriale del Paese è la capitale Dublino, grazie a fabbriche di fertilizzanti, manifatture di tabacchi, all'attività legata al cemento. Ma le industrie che producono i risultati migliori, sono la distilleria ed il birrificio, il cui prodotto più conosciuto rimane la birra «Guinness». Il comparto tessile (soprattutto cotone e lana) completa il quadro. I prodotti agricoli più copiosi sono l'avena, le patate, le barbabietole da zucchero, i pomodori, le mele e le cipolle. A differenza del vicino Regno Unito, le risorse minerarie locali non sono tra le più floride. Gli unici giacimenti di una certa importanza sono quelli da cui si estrae piombo.
Repubblica parlamentare, già «dominion» britannico (dal 1922 al 1937) e Stato indipendente del Commonwealth (1937-1949).
La Costituzione attualmente in vigore risale al 1937, ma ha subito una serie di emendamenti nel corso del 1949. Essa prevede la figura del Presidente della Repubblica eletto direttamente dal corpo elettorale, cui è affidato un mandato di sette anni.
Uguale durata hanno le due camere che compongono il Parlamento.
Esse sono la Camera dei Rappresentanti («Dail Eireann») ed il Senato («Seanad Eireann»).
Quest'ultimo conta su 60 membri, di cui undici nominati dal Primo Ministro, sei eletti dalle Università e 43 scelti in rappresentanza delle categorie professionali da un collegio comprendente i membri della Camera dei Rappresentanti ed i delegati dalle contee.




