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Regno unito

L'isola per eccellenza

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Nuova Politica - L'isola per eccellenza
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«Tra il 1453 ed il 1558, tra la fine della Guerra dei Cento Anni e l'anno della conquista di Calais da parte di Francesco di Guisa, l'Inghilterra, senza averne immediata coscienza, è diventata un'isola».

L'affermazione, che a prima vista supera i limiti di ogni paradosso, porta in calce l'autorevole firma di Fernand Braudel, lo storico francese morto nel 1985 destinato a restare, grazie alle sue ricerche sulla «lunga durata», nei libri di storia della storiografia. L'importanza del nome – e la portata del paradosso – reclamano una spiegazione. Sono gli anni dei Tudor, è la tesi di Braudel, che vedono l'Inghilterra staccarsi dalla Francia (fino ad allora leader delle neonate monarchie nazionali) per assumere vita autonoma in politica e, soprattutto, in economia. Un processo che la porterà, grossomodo dopo il 1680, anno dell'arrivo dall'Olanda del nuovo re Guglielmo d'Orange, a divenire la prima potenza del campo europeo occidentale, soppiantando Parigi in peso politico ad Amsterdam in peso economico.

Da allora l'Inghilterra, nel frattempo divenuta Regno Unito, continuerà ad essere, o almeno a crederlo, un'isola. Fino allo scorso decennio, a voler dare un riferimento storico. Sono infatti gli anni '70 di questo secolo a vedere la fine dell'isolamento britannico dal resto d'Europa, un isolamento culturale ancor prima che economico e politico, che portava l'inglese medio a considerare isolato il Continente ogni volta che, causa il maltempo, venivano interrotti i collegamenti marittimi sulla Manica. A partire dal secondo dopoguerra è il signor Smith, una moglie, due figli, un cane, una casetta con giardino alla periferia di Londra ed in tasca la tessera dell'assistenza sanitaria gratuita, ad accorgersi che l'isolato è lui, e non il signor Dupont. Questi infatti può contare sull'amicizia del signor Rossi, del signor Mueller e del signor Van der Mey.

Quando si accorge della verità, per Londra sembra essere troppo tardi, perché Parigi le sbarra l'accesso alla Comunità economica europea per ben due volte, timorosa della possibile costituzione di un asse preferenziale tra il Regno Unito e la Germania Federale.

Oggi la donna più potente del paese non è la Regina Elisabetta, ma il suo Primo Ministro. Margaret Thatcher è stata eletta lo scorso anno primo ministro per la terza volta consecutiva. nel paese di Winston Churchill e Disraeli, una cosa del genere non accadeva da più di 150 anni.

La formula del suo successo porta un nome da far drizzare i capelli ai puristi. del pensiero marxiano: «Capitalismo popolare». In parole povere, ha spiegato la stessa Dama di Ferro in una intervista concessa dopo l'ultima rielezione, si tratta di fare dei liberi sudditi di Sua Maestà Britannica un popolo di proprietari, e dell'Inghilterra un'isola di piccoli, o minuscoli, imprenditori.

Un piano che ha al suo centro la «Middle Class» del Regno, la parte debole fino a pochi anni fa della società nazionale ed ora coccolata dal governo, che viene ripagato con una valanga di voti alle elezioni.

In questi piani, purtroppo non sembra rientrare la Middle Class europea, e nemmeno la Cee. Negli anni scorsi la sua insistenza nel far quadrare il bilancio della Comunità al grido di «Rivoglio i miei soldi!» («Give me back my money») ha rischiato di far fallire economicamente il mercato comune, e le è valso il nomignolo di «La bottegaia di Londra». Quest'estate ha rilevato che i possibili Stati Uniti d'Europa significherebbero la rinuncia da parte dei governi nazionali di una cospicua fetta di sovranità. Non sarò io, per quanto riguarda il Regno Unito, a fare una cosa del genere, è stata la sua conclusione. La signora Thatcher conta di battere ogni record, con una terza rielezione a capo del governo.

Fra le attività economiche di peso maggiore notiamo oltre l'attività agricola, la pesca e lo sfruttamento delle risorse minerarie ubicate soprattutto in Inghilterra, Scozia e Galles. Nel campo industriale, alla tradizionale attività siderurgica, si affiancano le attività di raffinazione di petrolio, l'industria chimica e quella legata alla produzione di capi di abbigliamento.

Monarchia costituzionale di antiche tradizioni, il Regno Unito non vede il proprio sistema di governo basarsi su di un documento unitario assimilabile alle Costituzioni degli altri Paesi.

Il tutto viene disciplinato da una serie di consuetudini ed atti, alcuni dei quali risalenti addirittura al Medioevo.

Il sistema di governo è di carattere parlamentare, ma data la radicata divisione bipartitica della rappresentanza parlamentare (Laburisti e Conservatori), il Governo ha via via acquistato un peso crescente nell'equilibrio tra i poteri.

La scelta del partito, nei fatti, corrisponde a scelta di governo. Il potere legislativo è affidato al Parlamento, articolato nella Camera dei Comuni (635 membri eletti per cinque anni tramite suffragio universale diretto con sistema uninominale) e la Camera dei Lords (982 membri a titolo ereditario, per ufficio o nominati a vita, i cui poteri sono però sensibilmente calati con la riforma del 1911). Il Primo Ministro viene nominato dal Sovrano nella persona del leader del partito di maggioranza e presiede oltre al Governo, il Gabinetto. la Gran Bretagna è membro oltre che della Comunità Europea, dell'ONU, dell'UEO, dell'OCDE, della NATO, del Consiglio d'Europa ed insieme ad altri stati ha dato vita al Commonwealth.

Non sempre è «douce France»
Un paese diviso a metà

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