Euro GIO’
pagina 51
Belgio

Ancora in cerca di un modello nazionale

Nuova Politica - Ancora in cerca di un modello nazionale pagina 51
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Nuova Politica - Ancora in cerca di un modello nazionale

Stato neutrale per volontà delle nazioni europee fin dalla sua creazione, un tantino artificiale, nel 1830, il Belgio è stato trascinato in due guerre mondiali dalla aggressione improvvisa dei suoi vicini troppo potenti. Niente da stupirsi, allora, se dopo il 1945 sia divenuto il centro della Comunità Europea e della Nato, le due organizzazioni che, anche se con modalità e con scopi completamente differenti, hanno contribuito finora in maniera determinante al mantenimento della pace in Europa.

Una vocazione europea, dunque, dettata un po' da sincera lungimiranza ed un po' dalla dura lezione della storia. Una lezione resa ancora più difficile dal grande passato delle province dell'Impero Asburgico protagoniste con i Paesi Bassi della rivolta contro Filippo II.

Oggi Bruxelles ha l'aspetto di una vecchia e nobile signora le cui attrattive sono frutto del lavoro di sapienti truccatori e di una operazione chirurgica per eliminare le rughe. La Grand Piace è splendida, soprattutto adesso che dopo alcuni anni si vedono i risultati dei lavori di restauro sulle facciate dei palazzi. Ma quello che una volta era il centro commerciale della città, e che viveva dei commerci tra i mercati che giungevano da Genova, da Amsterdam e da Lione, oggi è poco più di un centro occupato 24 ore al giorno dai turisti e dalla gioventù locale, e l'unica ragione della vitalità della piazza sono i bar all'aperto con i camerieri pronti a giocare sui resti ed i tendoni da mercato rionale. Per non parlare dei dintorni, costellati dai locali notturni e dalle case di tolleranza dove la merce tenuta in Italia fino al 1958 rigorosamente all'interno, senza remore è qua piazzata in vetrina.

Se la capitale è la vetrina di una nazione, Bruxelles rappresenta con una certa fedeltà il Belgio. Anche Anversa, anche Bruges, le città che per decenni hanno disputato a Venezia il primato della ricchezza in Europa, brillano solo di luce riflessa.

L'antagonismo tra le due etnie, fiamminga e vallona, protestante l'una, cattolica l'altra, di cultura olandese l'una, di cultura francese l'altra, sembra essersi smorzata negli ultimi anni dopo un confronto vissuto anche a colpi di attentati terroristici. Ma se non c'è più la separazione di una volta, non esiste nemmeno integrazione. A testimoniarlo non sono tanto i cartelli stradali in due lingue, quanto l'esistenza di due democrazie cristiane, una per i fiamminghi e l'altra per i valloni e di due partiti socialisti, uno per etnia. Non si tratta solo di una divisione di facciata, come quella che esiste, per fare un esempio, al Parlamento di Strasburgo, dove i partiti politici europei di ideologia affine hanno il buon senso di raccogliersi, almeno in qualche caso, non per nazionalità ma per credo politico. La coalizione che ha governato il Belgio fino alla scorsa primavera è caduta definitivamente, dopo un tentativo effimero di mediazione, sul nome in francese o in fiammingo di un villaggio di poche centinaia di abitanti. Caduto il governo, Re Baldovino è stato costretto ad indire le elezioni anticipate. Dalle urne sono usciti tutti vincitori e tutti perdenti. Sono mesi che il Belgio va avanti con un esecutivo che resta in carica solamente per l'ordinaria amministrazione, in attesa di trovare una nuova formula.

Seduti ai tavolini della Grand Piace, la sera, i funzionari della Nato ed i cosiddetti «Eurocrati», la nomeklatura della Comunità europea, sono soliti discutere con toni salottieri il futuro dell'Europa Unita. Ad essi si aggiungono, di quando in quando, i ministri dei paesi membri della Comunità presenti in città per i vertici dell'organizzazione ed i giovani dei partiti invitati per i seminari di studio in vista della creazione tra molti anni, degli Stati Uniti d'Europa. Come sarà l'Europa tra vent'anni? Il Belgio, centro amministrativo e politico della Comunità, non sembra al momento suggerire un possibile modello.

 

Dire Belgio, significa dire carbone: sono molti i giacimenti di questo minerale, sfruttati in larga scala assieme ai giacimenti di ferro. All'attività estrattiva, si collega l'industria della lavorazione dei metalli. Non è un caso che i belgi siano tra i principali produttori di ghisa, acciaio, ferroleghi e piombo, mentre la siderurgia dipende interamente da minerali di importazione. Le produzioni agricole riguardano soprattutto frumento, mais, orzo e la caratteristica produzione della cicoria, concentrata nelle Fiandre occidentali.

Monarchia costituzionale, il Belgio ha come Carta fondamentale un documento del 1831, più volte emendato, ma ancora in vigore. Il potere legislativo viene esercitato dal Re e dalle due Camere. La Camera dei Rappresentanti ed il Senato. La prima conta 212 membri eletti a suffragio universale diretto. Il secondo è composto da 181 membri elettivi. Fra di essi, 106 vengono eletti direttamente dal popolo, 50 vengono designati dai consigli provinciali e 25 vengono scelti per cooptazione dal Senato stesso. Ad essi va aggiunto il principe ereditario che fa parte di diritto dell'assemblea. Entrambe le camere hanno un mandato quadriennale. I due gruppi politici più forti sono il partito cristiano sociale di Leo Tindemans ed il partito socialista attorno a cui ruotano le altre formazioni. Il Belgio, oltre che della Comunità Europea, fa parte della NATO, del Consiglio d'Europa, dell'UEO, dell'OCDE e del Benelux.

Un paese diviso a metà
Un esempio da imitare

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