Il diavolo e l'acqua santa, confronto a viso aperto tra movimenti giovanili
La crisi del mondo giovanile dal '68 in poi è stata analizzata in mille e più modi, e in essa, e nei suoi disperati effetti (purtroppo fanno notizia più quelli) quali la droga o il terrorismo, o il disinteresse e l'individualismo, è rinata la forza del mondo cattolico.
Un mondo cattolico dato prima per disperso nei mille rivoli della contestazione diffusa e poi del «riflusso», e che invece, facendo chiarezza in se stesso e confrontandosi col mondo circostante e con le sue trasformazioni, si è trovato per primo al fianco dei più deboli, di coloro che avevano perso la speranza, di coloro che fino a qualche anno prima gli gridavano contro e magari avevano anche «alzato il tiro», con le armi contro di loro.
Questa rinnovata forza, che a venti anni dal termine del Concilio Vaticano secondo si manifesta in mille e mille modi di interpretare il Vangelo nel mondo, ha avuto momenti forti di consacrazione in questi ultimi anni, con la presenza diffusa nel mondo del lavoro e della scuola, dell'università e del volontariato.
Ma negli ultimi tempi con le mutate situazioni del Paese l'attenzione del mondo cattolico si è rivolto alle «frontiere della civile convivenza», mettendosi a fianco delle istituzioni nella lotta alla mafia, alla camorra, ai poteri organizzati, fino a giungere al Convegno di Loreto della Chiesa italiana in cui si è levato un grido unanime, pur nella pluralità della presenza: ripartire dagli ultimi!
Certo ciò impegna un partito laico di ispirazione cristiana, come è nato e come vuole rimanere il partito della Democrazia Cristiana, a ridefinire il proprio rapporto con la varia presenza del mondo cattolico, mettendo da parte vieti collateralismi e rifiutando dall'altro un concetto di «partito corporativo», che non appartiene alla storia nè della Democrazia Cristiana, né dell'intero sistema partitico italiano.
In questi anni la pubblicistica, in particolare laicista, si è divertita a stuzzicare il mondo cattolico, chiedendo lumi su dibattiti quali, per citarne uno emblematico, quello sulla contrapposizione tra cultura della presenza e cultura della mediazione; sta anche alla capacità di dialogo interno al mondo cattolico far sì che i veri termini del dibattito in corso siano accessibili a coloro che provengono da altre matrici culturali.
Ciò vorrebbe dire inequivocabilmente essere cristiano e cattolico, e anche sentirsi cittadino di questa repubblica.



