Emancipazione, femminismo, parità, riflusso, riappropriazione del privato e dei sentimenti: chi non ha sentito questi termini, queste «parole-chiave» nelle discussioni sui problemi delle donne?
Il movimento femminista, con le sue giuste rivendicazioni, con le sue storture, con le sue «opinion makers» ha fatto comunque parte del «quotidiano» di ognuno di noi.
Indipendentemente dai toni e dai modi, talvolta arbitrari ed eccessivi, si deve comunque riconoscere che le donne solo ora iniziano a colmare il divario che esisteva sul lavoro, nei rapporti umani, nella vita di tutti i giorni tra le donne e gli uomini. Per anni però le giuste rivendicazioni si sono affiancate a richieste ideologizzate, che nascevano dall'idea che le donne, come «classe a sé» rispetto al resto delle persone, fossero di per sé una «categoria rivoluzionaria, e pertanto destinata, attraverso il temporaneo passaggio attraverso le rivendicazioni, ad essere una «avanguardia del mondo nuovo».
In realtà spesso proprio da donne realiste (e uomini, se crediamo veramente alla parità) è parità la scintilla di un vero avanzamento del modo di esistere del «pianeta donne».
Molto c'è ancora da fare nel lavoro, nella cultura, nella politica, per garantire parità di condizioni di partenza alle donne, ed un partito come la Dc è chiamato a fare uno sforzo di fantasia ed immaginazione per garantire regole chiare e non eludibili che mettano fine alle discriminazioni, e che nello stesso tempo, garantendo parità di trattamento ai due sessi, sappiano far crescere armoniosamente ogni persona secondo le sue particolari inclinazioni.


