Una valanga di carta stampata ma quanti padroni?
Tra i mezzi di comunicazione di massa, quello della carta stampata è il più antico.
Oggi l'informazione giornalistica perde progressivamente terreno nella concorrenza con quella televisiva, in termini di tempestività e completezza. L'evoluzione tecnologica facilita l'obsolescenza delle notizie su carta, rispetto all'immediatezza delle immagini in tv. La recente guerra del Golfo ne è un esempio. Nonostante questo, la stampa continua a tener stretto il proprio ruolo e ad occupare una posizione di primo piano nel settore della comunicazione di massa. La diffusione dei quotidiani, in Italia, è quasi raddoppiata nell'ultimo decennio.
L'andamento della stampa periodica è un po' più contrastato. L'editoria locale insidia sempre più il primato diffusionale della grande stampa. Ma il dato più significativo riguarda l'incremento progressivo del numero di lettori. Il feedback è tutt'altro che scoraggiante.
La capacità di opinion making della carta stampata attira sempre di più gli interessi di potentati economici e gruppi di pressione. Basti pensare, guardando agli episodi recenti, all'intricata quanto combattuta vicenda della Mondadori.
Delineando la mappa dei padroni della stampa ci si può rendere facilmente conto di quanto il potere dell'informazione sia ambìto, e di quanto sia necessaria una rigida regolamentazione per la tutela del diritto ad un'informazione corretta e pluralistica.
Facciamo un rapido excursus sui personaggi del m+-ondo economico e finanziario che controllano i maggiori quotidiani e periodici italiani.
Alla Fiat di Gianni Agnelli fa capo la società Itedi, editrice di La Stampa e Stampa Sera. Fanno inoltre parte del gruppo Fiat le società editoriali Fabbri-Etas-Sonzogno-Bompiani e Adelphi.
La Fiat è presente anche nella società RCS Rizzali Editore, controllata dalla Gemina, a cui appartengono testate come Il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, Corriere Medico, Oggi, Amica, Il Mondo, L'Europeo.
La Fininvest di Silvio Berlusconi è il più importante gruppo televisivo privato. Nel settore della stampa controlla Il Giornale Nuovo di Montanelli e Tv Sorrisi e canzoni. Dopo la guerra di Segrate il gruppo Berlusconi-Formenton-Leonardo Mondadori è proprietario del 70% della Mondadori, ovvero controlla periodici, libri e attività grafiche.
Il gruppo De Benedetti-Caracciolo, dopo l'accordo con Berlusconi per la vicenda Mondadori, possiede il 92% dell'Editoriale L'Espresso, con le seguenti testate: L'Espresso, La Repubblica, il 15% del quotidiano inglese The Indipendent. Per quanto riguarda l'editoria locale, questo gruppo ha il completo possesso delle testate Finegil: AGL, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia, La Nuova Sardegna, Il Centro di Pescara, Il Tirreno di Livorno, La Provincia Pavese, Il Lavoro di Genova, Alto Adige, La Gazzetta di Mantova, La Gazzetta di Modena, La Gazzetta di Reggio, La Nuova Ferrara e La Sentinella del Canavese.
Il gruppo Monti è proprietario della Nazione di Firenze, del Resto del Carlino di Bologna, del Piccolo di Trieste e del Corriere di Pordenone.
Il Tempo di Roma è in comproprietà Monti-Pesenti.
La Ferruzzi finanziaria gestisce Il Messaggero e Italia Oggi.
L'industriale Stefano Romanuzzi controlla Il Mattino (di proprietà del Banco di Napoli) e La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari.
Per concludere, L'Eni è proprietaria del Giorno e la Confindustria del Sole 24 Ore. La regolamentazione legislativa dell'editoria fa capo a due provvedimenti fondamentali: la legge 416 del 1981 e la legge 67 del 1987.
La prima, intitolata "Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria", si esprime su quattro nuclei principali: la trasparenza degli assetti proprietari, le disposizioni antimonopolistiche a garanzia del pluralismo nell'informazione, l'istituzione del Garante per l'editoria ed infine l'equilibrio economico e finanziario delle imprese editoriali. Questa legge ha dato luogo a numerose difficoltà interpretative. Si sono resi necessari pertanto alcuni provvedimenti integrativi. La legge numero 67 del 1987 costituisce una radicale innovazione rispetto alla normativa precedente. Ad esempio, non sono più previsti contributi diretti ai periodici, eccezion fatta per riviste di elevato valore culturale e per la stampa italiana all'estero.
La legge del 1981, come abbiamo accennato, ha creato la figura del Garante per l'editoria. Si tratta di un organo nominato dai Presidenti dei due rami del Parlamento fra gli ex giudici costituzionali e fra gli ex presidenti della suprema magistratura. Il suo compito è quello di "consentire la continuità dell'azione di vigilanza del Parlamento sull'attuazione della legge". La successiva legge del 1987 ha perfezionato il ruolo del Garante, disponendo che, quando egli ritenga che si sia imposta una figura dominante sul mercato editoriale, debba provvedere ad informare il Parlamento e a fissare un termine entro il quale la situazione si normalizzi. Alla scadenza del termine, il Garante richiede l'intervento regolatore del Tribunale competente.
Dal 31 maggio 1982 il Garante per l'editoria presenta ai Presidenti delle due Camere una relazione semestrale sull'applicazione delle disposizioni legislative del settore e, più in generale, sullo stato dell'editoria italiana.
Diffusione dei quotidiani per tipologia (N. copie – valori giornalieri)
| 1987 | 1988 | 1989 | var % 87-88 |
var % 88-89 |
|
| Nazionali | 2.439.384 | 2.414.485 | 2.473.343 | -1,0 | +2,4 |
| Interregionali | 1.102.541 | 1.101.166 | 1.083.471 | -0,1 | -1,6 |
| Regionali e provinciali | 1.364.625 | 1.406.573 | 1.437.947 | +3,0 | +2,2 |
Costituzione
Articolo 21
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