Il 18 gennaio 1919 Luigi Sturzp lancia il famoso appello "A tutti gli uomini liberi e forti". È l'atto di nascita del Partito popolare italiano. Dopo poco più di cinquanta anni di Italia "unita", dopo decenni di tira e molla tra cattolici e Stato liberale, nasce il primo partito di matrice cattolica. E non si tratta solo di un atto notarile. Il Ppi nasce come modello di partito di massa, con chiare idealità e con precisi progetti. Nasce dall'esperienza di impegno prettamente civile del movimento cattolico. Le masse fanno il loro graduale ma dirompente ingresso in politica, il Vaticano sblocca quel veto che per anni è stato il simbolo dell'intransigentismo cattolico. Gli argini si rompono, eun piccolo prete siciliano decide di "incanalare le acque" in un partito popolare e democratico.
Fondamento del modello sturziano è la "laicità" della politica. Laicità per un cattolico ? Ebbene sì. Già prima della fondazione del partito, Sturzo aveva dichiarato: "Un partito cattolico in Italia non può esistere". La distinzione tra funzioni politiche e attività specificamente religiose è netta. Laicità significa, quindi, aconfessionalità. Non si trattava di fondare il partito dei cattolici, bensì di dar vita ad una forza politica il cui programma concreto fosse oggetto di dibattito e, eventualmente, di adesione. Di qui la decisione di evitare la qualifica di "cristiano" per un partito che doveva agire in politica – sono le parole di Sturzo – "nella coesione spirituale e nella fiducia operativa delle persone", del popolo protagonista. Un partito, appunto, popolare.
Laicità, secondo Sturzo, significa libera e attiva adesione a quei princìpi cristiani che vivificano l'esistenza, ma soprattutto piena autonomia dalle autorità ecclesiastiche. Il Partito popolare italiano doveva nascere con una propria personalità ben definita, con una propria coscienza politica, con un programma "non di semplice difesa ma di costruzione, non solo negativo ma positivo, non religioso ma sociale".
Proprio dal programma del Ppi scaturisce l'idea-guida di Sturzo su quelle che avrebbero dovuto essere le funzioni del partito: allargamento e sviluppo della democrazia in senso progressivo e pluralista, decentramento, riforme sociali, economiche, tributarie, integrità della famiglia, libertà di insegnamento, di organizzazione sindacale, lotta alle discriminazioni ideologiche. Di fronte alla profonda crisi del Parlamento, i popolari si fecero promotori della riforma elettorale per abbattere il personalismo politico. La rivalutazione e il rinvigorimento dell'organismo parlamentare, fondamento della democrazia rappresentativa, è la colonna portante dell'attività del partito di Sturzo.
In un'Italia che si lascia alle spalle la prima guerra mondiale, che vede barcollare la vecchia classe dirigente liberale, che si avvia ad assaggiare il fascismo, Sturzo crea una forza politica con obiettivi minimi di libertà e democrazia, ma soprattutto crea un modello di azione politica che ancora oggi esprime una grande modernità.



