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Tra la libertà e l'uguaglianza: la fraternità e i diritti umani

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Nell'edizione originale del rapporto annuale di Amnesty International del 1988, ci sono 14 pagine dedicate alla compressione dei diritti umani nei Paesi dell'Est (per correttezza va segnalato che ve ne sono anche 2 dedicate alle lunghe pene di carcerazione preventiva del, sistema giudiziario italiano): i principali motivi di preoccupazione dell'organizzazione riguardano la violazione sistematica della libertà di espressione politica e religiosa, la presenza di episodi di tortura e la esecuzione di alcune condanne a morte.

Per la Bulgaria – oggetto anche di rapporti specifici di Amnesty – si parla in particolar modo della persecuzione politica e religiosa della minoranza turca; per l'Ungheria, si menzionano detenzioni per reati di opinione (abbastanza contenuti però); analoghe denunce valgono anche per la Polonia. Prime schiarite per la Repubblica Democratica Tedesca che, nota per il grande numero di incarcerazioni di coloro che avevano chiesto il permesso di espatrio, ha nel 1987 abolito la pena di morte e liberato tutti i detenuti politici. Preoccupazioni più forti venivano espresse invece per la Romania e la Cecoslovacchia dove più sistematica era la repressione e dove si faceva menzione di ripetuti episodi di maltrattamento e tortura e di condanne a morte.

Segnali di grande apertura per l'Unione Sovietica, avviata sulla strada della liberazione dei detenuti politici nei famosi ospedali psichiatrici, anche se rimane diffuso il ricorso alle condanne a morte per i reati comuni.

Come si sa, tra il 1988 ed il 1990, si è completata l'apertura dei manicomi e la liberazione dei detenuti politici, spesso riabilitati politicamente o scientificamente fino agli onori della ribalta. Ne fu esemplare la vicenda recente dello scomparso Andrej Sacharov.

Questa rapida carrellata ci ricorda quanto sia stato sentito, nei rapporti Est-Ovest, il tema del rispetto dei diritti umani e delle numerose convenzioni internazionali ad esso dedicate, dalla dichiarazione universale delle Nazioni Unite fino all'Atto di Helsinki. Esiste una intera letteratura dedicata a questo argomento – con un testo principe sopra tutti: Arcipelago Gulag di Alexander Solzenicyn – ed un intero filone di dissenso che si è battuto proprio per il rispetto della fondamentale dignità della persona: basti pensare – uno per tutti – alla creazione in Cecoslovacchia di Charta 77 ad opera di 238 intellettuali e politici rappresentati, in qualità di portavoce, dall'ex ministro degli esteri di Dubcek, Jiri Hayek. Inutile elencare le decine di episodi sulla persecuzione dei religiosi, dei sindacalisti, dei dissidenti politici. Era delicata e significativa la frase di un romanziere sovietico dissidente che diceva "Che cosa cercano oggi alla dogana all'uscita dall'Urss? Manoscritti. Non oro, non gioielli, e neppure il progetto di una fabbrica sovietica, no manoscritti! E che cosa cercano all'entrata del Paese? Libri. Libri in lingua russa. Questo significa che la letteratura russa, la quale viaggia avanti e indietro, vale pur qualcosa".

Con il 1989, l'Europa ha anche riscoperto che il valore della fraternità si annidava fra le pieghe della contrapposizione fra libertà ed uguaglianza e che questo poteva servire a ristabilire nuove relazioni fra gli uomini in società cresciute all'ombra del sospetto e della diffidenza. Come diceva un osservatore politico americano "É suggestiva la proposta di Gorbaciov di una casa comune europea. Ma una casa comune deve avere libertà di ingresso e di uscita, finestre sempre aperte e pareti di vetro. Una delle fondamenta su cui questa casa può essere costruita è il rispetto pieno e completo della dignità fondamentale dell'uomo e dei suoi diritti."

Un "occidentale" al Cremlino
Il 1989 è anche Tienammen!

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