Diritti umani

Per una politica dei diritti umani

Nuova Politica - Per una politica dei diritti umani pagina 19
Ricorre nel 1988 il quarantennale della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Una proposta di impegno del M.G.D.C. a favore di tutti i popoli oppressi.

Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ad una umanità appena uscita dall'orrore dei campi di sterminio, delle deportazioni di massa, dei bombardamenti a tappeto, veniva dato un primo significativo segnale di speranza.

I Governi delle Nazioni Unite dichiaravano in modo solenne e formale il loro impegno di riconoscere e proteggere i diritti e le libertà fondamentali dei propri cittadini. Impegno formale ma non vincolante: di grande significato politico tuttavia, se ad esso sottostava una dichiarata scelta di tutela e controllo reciproco che sembrava elevare la dignità della persona umana a fulcro di un nuovo sistema di relazioni internazionali. Quaranta anni dopo la Dichiarazione è soltanto, in molti paesi, un monumento alla ipocrisia internazionale, simbolo di giustizia non resa, spettro sbiadito di solo enunciate libertà. Anche chi, tra i più solerti, come il nostro Costituente, si rivela precursore di una più generale scelta mondiale, rabbrividirebbe di certo a vedere non applicati gli stessi fondamenti del vivere civile.

1. Il Messaggio

Eppure il messaggio di dignità della Dichiarazione è ancora integro nella sua missione dei Diritti dell'Uomo ha accertato fin dagli anni 70 una serie interminabile di violazioni, peraltro testimoniate da qualificati organi di informazione e organizzazioni non governative aventi finalità umanitarie. Gli stessi Patti Internazionali sui Diritti Civili e Politici e sui Diritti Economici Sociali e formulazione, e fa rima con libertà, richiamando necessità di pace e giustizia che al di là della stessa formale proclamazione sono state violate dagli stessi firmatari.

Non potrebbe spiegarsi altrimenti la chiarezza dei numeri che, secondo i rapporti di Amnesty International, consisterebbe in 60 casi di paesi in cui è in vigore la pena di morte; 129 in cui vengono regolarmente individuate violazioni di diritti umani; la metà addirittura, di tutto il globo, che coltiva la «prigionia per motivi di opinione». Malgrado la Carta di S. Francisco del 1966 avesse riaffermato i principi della tutela dei diritti umani, con particolare riferimento alla normativa sulla tortura, inderogabile anche in caso di pericolo pubblico eccezionale, e codificato in Patti internazionali tutti i diritti proclamati dalla Dichiarazione con espresse statuizioni di forme di controllo internazionale sulla loro tutela, la Com-

Culturali voluti dalle Nazioni Unite per realizzare una più realistica assunzione di responsabilità da parte dei Governi firmatari dato il loro carattere vincolante, e contenenti normative di protezione di alcune libertà fondamentali come il diritto alla vita, alla libertà di coscienza, di espressione e di associazione, al lavoro, alla partecipazione a sindacati, alla salute ed alla istruzione, hanno trovato larghe sacche di non applicazione a tutte le latitudini.

2. La Scelta

Tuttavia, l'appello e l'affermazione di principio inserita nella prima parte della Dichiarazione manifestamente rivolta «ad ogni individuo e ad ogni organizzazione sociale» per tutelare la dignità e la libertà ha ancora un suo grande contenuto moralmente e civilmente vincolante ed impone al MGDC la scelta di una politica per la liberazione umana, che possa rappresentare reale punto di incontro per una generazione che esige il rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo come momento di edificazione della pace e tolleranza internazionale. Grandi problematiche tuttavia anche a livello nazionale richiama il quarantennale della Dichiarazione: dalla definizione giuridica della obiezione di coscienza come scelta di libertà ed affermazione di umanità, alla tutela del diritto alla vita spesso calpestato nelle aree più marginali della società civile, c'è tutto un arco di impegni che il MGDC può assumere e concretamente espletare.

Per riportare l'uomo, la sua dignità, la sua vocazione alla tolleranza ed alla edificazione morale e politica al centro della storia dei nostri giorni.

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