Donna dc, non solo
Ho sempre evitato, per una ben precisa scelta, di toccare, sulle pagine di Nuova Politica, la questione delle donne all'interno del partito. Ciò perché non volevo si dicesse: «eccola, subito a lamentarsi o a fare richieste o semplicemente occuparsi soltanto di argomenti più inerenti alla sensibilità femminile. Poi, cara Corvina, è arrivata la tua lettera in cui ho trovato una sensibilità comune e alla quale rispondo brevemente, con alcune considerazioni personali, perché auspico che le pagine di Nuova Politica divengano il luogo di un confronto franco e costruttivo con altre giovani amiche, ma anche soprattutto, con i ragazzi del Mgdc, oltre che magari con i dirigenti grandi della Dc, che intendiamo coinvolgere non per chiedere «umilmente posti», ma una considerazione e un rispetto diversi.
Non esiste più nella donna di oggi, lo schema mentale per cui ciò che vuole e le mete a cui aspira siano concessioni della parte maschile della società, a cui doverli chiedere sperando in particolari privilegi o favoritismi. Nessuna donna teme oggi di porsi a confronto diretto, magari in competizione se necessario, con colleghi maschi, dimostrando con i fatti quello che può valere. Anche all'interno del partito e al governo, abbiamo moltissimi esempi brillanti di donne intelligenti e capaci nell'assolvere i propri compiti, tanto da essere divenute punti di riferimento insostituibili. Esistono tuttavia difficoltà oggettive per chi intraprende la via della politica. La mentalità corrente, infatti, sancisce come praticamente impossibile, per una ragazza giovane, il riuscire a conciliare un ruolo in crescendo in politica e la possibilità di costruirsi, al tempo stesso, una vit privata soddisfacente e una propria famiglia. E come se fosse scontato che il nostro impegno deve essere ridotto ad un tempo determinato e questa precarietà pesa su di noi che spesso e volentieri siamo poste di fronte all'obbligo di scelte definitive e a difficoltà artificiosamente costruite. Sarebbe invece molto più semplice oltre che più costruttivo per il partito, a tutti i livelli, dalla periferia, al centro nazionale, mettere in grado, non solo i ragazzi, ma anche le ragazze, di lavorare con la stessa serenità e tranquillità, con le stesse chances, per vivere nella politica, ciascuno la propria parte, tutti ugualmente indispensabili. Smorzare gli entusiasmi delle ragazze, trattandole con sufficienza o servendosene come elementi coreografici, per poi porle ossessivamente sotto giudizio, imponendo loro gare di durata ad eliminazione per tutto ciò che può rappresentare un ruolo impegnativo e stabile nel partito; è, a mio avviso, sostanzialmente sciocco oltre che controproducente per tutta la Dc. Tuttavia anche l'imporre donne a tutti i livelli, come fa il Pci, per il solo fatto di essere donne, per sfruttarne la forza elettorale, è pur sempre una umiliazione. Noi invece vogliamo arrivare a ricoprire ruoli importanti nel partito, per le nostre capacità, per il nostro impegno, per le nostre idee e proposte, non perché siamo donne. Se quindi, con prove di maturità, non stiamo a piangere perché siamo in poche nel giovanile, e non chiediamo posti, pretendiamo tuttavia di non «essere tagliate» fuori e che quante tra di noi e altre ancora decideranno di iniziare o di continuare un impegno politico sempre più responsabile, abbiamo la stessa possibilità e la stessa attenzione che merita un concorrente capace e preparato. In conclusione dunque non vogliamo né privilegi né discriminazione, perché la parità, a mio avviso, vuol dire essere finalmente sullo stesso piano.




