Formigoni: la cosa più importante è il dialogo
Roberto Formigoni, leader del movimento popolare e parlamentare eletto nella lista, ha partecipato ad un convegno di Euro Gio', lo sappiamo.
Al suo arrivo, l'atmosfera iniziale tra i giovani democristiani era un mix di umori e atteggiamenti diversi: c'è chi lo contestò apertamente chi interpretò con imbarazzo i doveri della ospitalità.
Nel suo intervento, l'on. Formigoni ci parlò delle radici culturali dell'ideale europeista.
Sul tema del dopo Rimini, ha però accettato di parlare con Nuova Politica, qualche tempo dopo il nostro Festival Nazionale di Ugento.
Che tipo di accoglienza ti aspettavi dai giovani dc dopo il Meeting di Rimini?
Mi aspettavo l'accoglienza che poi c'è stata, quella della gente capace di ascoltare, che è la cosa più importante nel dialogo: sapersi sintonizzare.
Hai contestato l'immagine che del Meeting hanno dato i mass-media. Ma a Rimini cosa è successo davvero?
Il potere di condizionamento e travisamento della televisione e della stampa è molto forte come troppo forte è il potere di chi ha in mano questi strumenti di comunicazione.
Quello che è avvenuto a Rimini, è ben diverso da ciò che è stato scritto, non da tutta la stampa, ma da una parte importante di essa, che ha preso un particolare politico e lo ha esasperato travisandolo.
Rimini è stata per la nona volta consecutiva una proposta di cattolici a discutere su un tema tipico della tradizione cristiana come il senso religioso, una proposta fatta a 360 gradi che ha trovato punti di convergenza significativi anche con uomini del mondo laico impegnati in politica, nella ricerca e nel mondo della cultura: molti di loro hanno ammesso: «per la prima volta abbiamo parlato in pubblico di Dio e questo ci ha sconvolto profondamente».
Io credo che tutti quelli che mirano a stabilire un collegamento sui temi della nostra esperienza religiosa siano importanti; e che quando, come è accaduto con alcuni esponenti del partito socialista, si verifichi una convergenza sui temi tipici del mondo cattolico, quali l'ora di religione, la scuola, e la sua stessa libertà, il Concordato, ebbene tutto ciò sia un fatto positivo.
Allora dov'è stato lo scandalo? Lo scandalo è stato che questo dialogo è stato impostato da gente di base, da un movimento di base e non dai protagonisti normali della politica! Oggi la gente ne ha le tasche piene della partitocrazia e delle scelte fatte dai capi riconosciuti, vuole invece, partecipare direttamente alla politica.
In risposta alle accuse di ammiccamento e di flirt con i socialisti voi avete ribadito la libertà dell'opzione politica dei cattolici. Vorrei capire se per voi l'unità politica dei cattolici è ancora un valore, se ancora la considerate utile.
Io la vedo esattamente come l'ha proposta il papa al convegno di Loreto nel 1985: l'unità dei cattolici ha un fine missionario, cioè per aiutare la presenza missionaria della Chiesa nella società, quindi non ha nessuna finalità politica.
Noi siamo stati tra i massimi assertori dell'unità dei cattolici e crediamo che sia un bene da non disperdere, ma proprio per questo crediamo che ci sia bisogno del contributo di tutti e della proposta culturale di tutti e che quindi si debba discutere tra di noi su dove indirizzare l'unità dei cattolici.
Noi abbiamo mosso delle critiche a certe linee presenti all'interno del partito che ci paiono privilegiare un rapporto con alcune correnti laiciste, con alcuni potentati economico-finanziari e ideologici presenti nella società italiana: non ci pare questa la linea da privilegiare.
Noi vorremmo un movimento cattolico che tentasse di avere dei rapporti con le componenti popolari interne alla società italiana.
Il dialogo deve avvenire nella franchezza e nel confronto; ma sarebbe grave ritenere che noi miniamo l'unità dei cattolici solo perché non la pensiamo come gli altri.




