Anche in questo caso, il titolo non è frutto di una scelta casuale.
Mentre la mafia – come abbiamo visto – ha scelto una struttura verticistica e gerarchica, per lunghi anni la camorra è stata l'insieme di decine e decine di bande gangsteristiche parcellizzate sul territorio, dedite al controllo della micro- criminalità e all'imposizione del "pizzo" sulle attività commerciali. Organizzata con precisi codici e rituali da più di un secolo, la camorra conosce il proprio "salto di qualità" con l'avvento di Raffaele Cutolo e la sua Nuova Camorra.
Il boss di Ottaviano inventa una cultura di gruppo, fortemente anti-statalista, aggrega bande di emarginati dandogli un vincolante senso di appartenenza, inquina branche del potere pubblico e politico e – non vi riesce – lo sfida sul campo del vero e proprio controllo fisico del territorio.
Alla cultura mafiosa dell'omertà, la camorra reagisce imponendo il lutto nei Paesi del Vesuviano in cui un boss è caduto sotto i colpi della polizia, assaltando i commissariati dove sono custoditi i malviventi oppure insorgendo in massa – come nei Quartieri Spagnoli a Napoli – per ostacolare un inseguimento tra polizia e spacciatori. Arriva persino a dare uno stipendio alle famiglie dei camorristi reclusi e se i boss sono in galera, il loro posto è preso anche dalle mogli, in un rapporto di perenne sfida alle istituzioni che la mafia, quando ha potuto, ha preferito trasformare in connivenza.
Con l'arresto di Cutolo e la sconfitta successiva anche dei suoi avversari della Nuova Famiglia (i clan di Michele Zaza, Antonio Bardellino, Lorenzo Nuvoletta), la camorra è tornata alla sua primitiva frammentazione, anche se inasprita nei metodi e accresciuta nella propria manovalanza, come dimostra l'agghiacciante tabella qui riportata sul "l'esercito della criminalità organizzata".



