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Partiti, istituzioni e potere

Il cappuccio nero della massoneria

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Nuova Politica - Il cappuccio nero della massoneria

Ne sentiamo parlare spesso, ma non è facile capire di cosa di tratti.

Pur avendo radici storiche antichissime (tutti abbiamo studiato le società segrete sui libri di storia), la massoneria rimane per molti aspetti un oggetto misterioso. In prima approssimazione potremmo definirla come una struttura di potere occulto che riunisce uomini della finanza, degli apparati statali, dei mezzi di informazione, del potere economico e politico con 1'obiettivo di scambiarsi reciprocamente favori di vario genere fino a costituire una sorta di sottopotere clandestino.

Ma com'è fatta dentro la massoneria? Qual è il suo reclutamento? Quali le motivazioni delle sue affiliazioni?

Pare tuttora abbastanza frequente la spinta ad affiliarsi per spirito umanitario, per spirito di fratellanza, per fini di progresso e di automiglioramento. E non si può dire che si tratti sempre di una sublimazione che copre motivi molto meno nobili. Una ripresa di questo antico fascino ideale della massoneria ci fu negli anni del dopo guerra; la speranza che potesse rinascere una massoneria democratica, progressista, pulita. Ma oggi? Ci sono poi, indubbiamente, anche affiliazioni per discendenza familiare, guidate dunque da un altro elemento affettivo.

Ma il grosso dell'affiliazione ordinaria è determinato dal desiderio di promozione sociale, molto diffuso nella piccola e media borghesia che si sente sottorappresentata in sede politica.

In questa piccola-media borghesia commerciale, industriale, impiegatizia, troviamo la fascia più grossa della massoneria, a confine con una più ristretta cerchia di ceto borghese più alto che è la riserva ideale per arrivare all'elite, al potere sulla fratellanza.

Il massone usufruisce di una catena di aiuti "fraterni", talvolta per ottenere favori illeciti o scorretti, spesso però per ottenere anche quanto gli spetta, ma gli è negato o ritardato (licenze, pensioni, promozioni sul lavoro). Rinasce insomma, per via massonica, un fitto movimento associativo di mutuo soccorso per superare le difficoltà della società contemporanea.

Certo se la massoneria fosse soltanto un'associazione di mutuo soccorso, sia pure per ottenere, accanto al dovuto, anche favoritismi e agevolazioni non dovute, non differirebbe granchè da analoghe forme associative nate e fatte per arrangiarsi nel nostro paese: fenomeni di disgregazione sociale endemica, ma non aggredibili in prima battuta, come principale avversario.

Il fatto è che la massoneria appare anche come una componente notevole di sotto-governo e di sotto-potere (le logge massoniche, ad esempio, diventano comitati elettorali a favore di rose di candidati appartenenti ai più diversi partiti politici) e come il coagulante di un fitto intreccio di rapporti fra potere politico ed economico. Questi due ulteriori e pericolosi livelli della massoneria devono essere aggrediti direttamente; bisogna cioè affrontare il problema della massoneria nel punto in cui essa concorre cospicuamente al malgoverno e contribuisce a determinare un tipico e singolare pericolo politico.

I rimedi contro la massoneria potrebbero essere molteplici, ma ne esiste forse uno di tipo istituzionale che potrebbe rivelarsi di grande utilità.

La vita pubblica del nostro paese è costellata di troppi segreti ufficializzati; il nostro impianto giuridico è dominato da una vera e propria ideologia del segreto. In un tessuto, in un sistema ufficiale di segreti prospera naturalmente la concorrenza di altri segreti che, come quello massonico, tutelano interessi del tutto estranei rispetto a quelli che, sia pure pretestuosamente in alcuni casi, stanno a cuore allo Stato; ma questi segreti "diversi" trovano la possibilità di camuffarsi proprio in mezzo ai segreti dello Stato.

La storia e la cronaca sono pieni di esempi del genere; ne sono piene anche per la ragione specifica che l'alta massoneria, dove si esercita il segreto non ufficiale, è composta da esponenti di settori dove si esercitano per dovere di istituto i segreti tutelati dallo Stato: segreto militare, bancario, professionale. Ecco, allora, come uno strumento efficace per portare la trasparenza nella gestione del potere potrebbe essere la drastica riduzione del segreto legale, non più sistema ma rigorosa eccezione. Ed un provvedimento di questo tipo finirebbe per rivelarsi particolarmente "mirato" verso la massoneria, perché farebbe venir meno il terreno sul quale essa prospera.

Questa è una delle possibili strade da seguire, forse la più incisiva, se ci siamo stufati di convivere con forme clandestine di potere, quale quella degli "incappucciati".

La mano vellutata di Licio Gelli

La loggia massonica P2, inventata, governata e plasmata dal tristemente noto Licio Gelli, ha rappresentato la massima degenerazione del sistema di potere massonico.

La P2 non appare come un'associazione, pur segreta, impegnata nel semplice sostegno – più o meno legale – alle ambizioni dei singoli iscritti, ma come una struttura in grado di elaborare strategie ben precise il cui fine era la realizzazione di un nuovo ordinamento istituzionale caratterizzato dal superamento della nostra Costituzione. II cosiddetto "piano di rinascita democratica", elaborato da Gelli, si poneva obiettivi programmatici, tempi di conseguimento dei medesimi, provvedimenti sia istituzionali che economico-sociali che soltanto un'organizzazione consapevole della propria influenza e ramificazione nei centri del potere poteva elaborare.

I risultati della Commissione parlamentare di inchiesta non lasciano dubbi. La trama piduista era in grado di produrre effetti pesanti sull' impianto politico istituzionale del paese; quella che è stata definita la logica del controllo, vera chiave di volta interpretativa della storia della loggia P2, e cioè la capacità di usare strumentalmente forze politiche, sociali e istituzionali del nostro sistema come pedine cui delegare le azioni atte al raggiungimento degli scopi della P2 e del suo piano di rinascita; questa logica di controllo fondata su tecniche di mediazione e pressione la dice lunga su due aspetti della questione. In primo luogo, la pericolosità estrema del disegno piduistico, tanto più a rischio per le sorti della democrazia perché capace di operare non per assunzione diretta di responsabilità, ma tirando i fili quasi dall'esterno. In secondo luogo, testimonia una preoccupante permeabilità della democrazia ita- liana a progetti eversivi di grande portata.

La P2 non è stata un semplice corpo estraneo, un morbo passeggero. Essa non è un fenomeno effimero, ma il prodotto storico dei mutamenti intervenuti nella società, nella finanza, negli ordinamenti, nelle strutture e istituzioni politiche, giudiziarie e militari. Con la P2 è venuta alla luce una nuova dimensione della politica. Ed è proprio questa dimensione della politica che deve essere sfidata con coraggio, per realizzarne una dai caratteri etici ben diversi, per riaffermare il valore irrinunciabile dei principi democratici, della partecipazione attiva dei cittadini alle scelte fondamentali, del diritto del popolo a decidere del proprio destino in un quadro di trasparenza e di rinnovato impegno morale e ideale. E questo è anche l'appello lanciato dalla Commissione di inchiesta.

"Uno degli insegnamenti di maggior momento che si può trarre da questa vicenda è l'aver dimostrato, al di là di ogni possibile contestazione, che la trasparenza dell'ordinamento costituisce la garanzia prima contro il manifestarsi di forme di potere alternativo le quali, traendo origine ed alimento da una non compiuta estrinsecazione di questo principio, si pongono esse stesse come strutture che aspirano al controllo della società o di suoi settori. Tale in sostanza è stata la loggia P2, e tali sono, in più limitato ambito, le forme associative di stampo mafioso."

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