Servizi segreti e vecchi merletti
n Italia sono stati smontati, rimontati, infiltrati, depistati e depurati più di una volta nell'ultimo ventennio. Sono i servizi segreti, i sofisticati circuiti di intelligence che sovrintendono alla difesa delle informazioni militari, tecnologiche, industriali che costituiscono il patrimonio "genetico" di un Paese. Altrove sono oggetto di letteratura e rocambolesche avventure, ma basta la lettura attenta della storia della guerra fredda per comprendere come Cia e Kgb, ad esempio, non siano consistiti solo in valigette a combinazione ed impermeabili grigio-topo. Per non parlare dell'efficientissimo e terribile Mossad, il servizio segreto israeliano che ha combattuto la propria guerra parallela con gli Stati arabi e le frazioni terroriste palestinesi.
Qualcuno sostiene che, con la fine della contrapposizione fra Est ed Ovest, lo spionaggio ed il controspionaggio siano professioni in via di estinzione, almeno sotto il profilo strettamente militare, ma i romanzi di John Le Carrè, Ken Follet, Frederich Forsyth ci raccontano bene ed in modo realistico quale sia il peso dell'intelligence nel controllo dei flussi di know-how tecnologico, nella gestione della difesa da terrorismo, narco- traffico e criminalità organizzata. Il settimanale L'Espresso rivelava qualche anno orsono che erano oltre 5.000 le "spie" di varia natura e copertura presenti nella sola Roma.
Non potremmo raccontare molto di più in questa sede se non qualche famoso episodio (e del resto anche le nostre informazioni sono riservate...), per cui rinviamo i più curiosi ad un imperdibile, piacevole e documentatissimo libro di Giorgio Boatti, "Enciclopedia delle spie" (Rizzoli).
Per concludere questa breve menzione ad un "potere" reale di cui non si parla spesso, non resta che sottoporre alla riflessione dei lettori una sola questione, nel nostro Paese di particolare rilievo.
I servizi segreti sono parte integrante della struttura di uno Stato moderno, come la magistratura, l'esercito, la ricerca scientifica. Scandalizzarsi per la loro esistenza non risolverebbe il problema. Che invece si pone quando si pesa l'affidabilità politica dei circuiti di intelligence e la loro leale sottoposizione alla responsabilità di chi governa democraticamente (la questione si è posta negli stessi termini in America Latina nel rapporto tra potere civile e potere militare). In Italia queste caratteristiche sono state ampiamente disattese: il Sifar, fondato nel 1949, venne sciolto nel 1966 in seguito alla scoperta del "piano Solo" elaborato dal Gen. De Lorenzo, già autore di numerose schedature illegali di tipo politico; sulle ceneri del Sifar nacque il Sid che, in 11 anni di vita (1966- 1977) prima dello scioglimento, riuscì a collezionare sospetti e anche qualcosa di più sulla prosecuzione delle schedature, sui depistaggi negli anni della strategia della tensione, sul tentato golpe Borghese, sulla fuga di Kappler fino all'arresto del suo capo, il gen. Miceli; i due servizi nati dall'estinzione del Sid – il Sismi e il Sisde – rimangono almeno fino al 1981 sotto la pesante influenza della Loggia P2 che ne esprime i vertici nelle persone dei gen. Santovito e Musumeci al Sismi e del gen. Grassini al Sisde (ma anche Miceli, Allavena e molti altri risultarono iscritti alla P2) dimostrando una preoccupante continuità fra il Sid e le due nuove creature. E non si trattò di anni tranquilli se si pensa a Bologna, Ustica, al sequestro Moro, a quello Cirillo, all'attentato al Pontefice. Solo dopo l'affidamento del Sismi alla responsabilità dell' Amm. Martini – recentemente sostituito – qualcosa è sembrato cambiare.
Ma purtroppo, in Italia, restano, al termine di Inchieste Parlamentari e lunghissime vicende giudiziarie, inquietanti zone d'ombra nell'intreccio tra alcuni tragici episodi della nostra storia recente e comportamenti non affidabili dei nostri servizi.
Da anni, il Parlamento ha avviato un'opera di pulizia. Il nostro auspicio è che questa pulizia sia un processo con una costante verifica che ci consenta di entrare nella nuova Europa e nel prossimo millennio senza pesanti ombre con le quali dover fare i conti.

