"Sono un lobbista, ma chiamatemi addetto alle p.r."
Commerciante di raccomandazioni, addetto stampa, uomo delle pubbliche relazioni, ricattatore elettorale professionista?
Uno, nessuno, centomila. È l'uomo dalle mille etichette e dai mille volti. Organizza laute cene di ringraziamento e concerti per invito, quando l'interesse organizzato per cui lavora spunta in Parlamento uno sgravio fiscale in più o fondi agevolati, ma non esita a minacciare ritorsioni elettorali qualora il partito, l'uomo, il ministro assuma orientamenti diversi.
In Italia il termine "lobbista" è il peggior anatema che si possa gettare su un avversario politico, ma si tratta di ipocrisia o·di retaggi di una cultura politica premoderna. Le "lobbies" sono etimologicamente i corridoi nei quali si conversa informalmente (quanti Congressi democristiani si decidono così?) di questioni politiche, ma è forse cosa diversa la fauna umana non eletta che si aggira nel Transatlanticoa Montecitorio o i chili di lettere/appello/minaccia di associazioni e corporazioni che ogni deputato riceve giornalmente?
E come definire, senza eufemismi, i processi in base ai quali i sindacati, la Coldiretti, le Associazioni di categoria designano ed eleggono i propri esponenti nelle liste di partito?
In realtà alla democrazia dei valori è fisiologico, ed anche salutare, che si affianchi una democrazia degli interessi, che si attui una sana competizione fra questi, tutti legittimi anche se magari non diffusi e di rilevanza collettiva, e che la politica sia chiamata ad operare una mediazione secondo gli obiettivi "del bene comune".
Se allora non ci si scandalizza più ad ascoltare il termine "lobby" o quello più immediato "interesse", il problema diventa come disciplinare il confronto trasparente fra interessi, come verificare l'indipendenza o meno delle forze politiche rispetto a questi.
Qualsiasi soluzione sarà sempre più dignitosa delle immagini che abbiamo avuto il dispiacere di guardare in Tv all'epoca della discussione parlamentare sull'emittenza televisiva, quando il grande ciambellano della Fininvest Gianni Letta, con pollice verso o retto come Nerone al Colosseo, guidava dalla tribuna stampa senatori di vari partiti nell'approvazione o bocciatura degli emendamenti proposti al testo di legge.
Negli Stati Uniti, le lobbies sono disciplinate per legge sin dal 1946 e molti degli studenti universitari migliori non nascondono di voler fare da grande la professione del lobbista.
A Washington – i dati sono del 1988 – erano in quell'anno regolarmente iscritte all'albo professionale relativo 8970 persone, anche se si stimava in circa 20.000 il numero effettivo degli individui arruolati dalle grandi corporation. Ma sempre nella terra di Lincoln e Jefferson, le lobbies sono trasparentemente ed orgogliosamente presenti nella competizione elettorale. I contributi alle campagne elettorali donati dai Pac's (Comitati d'Azione Politica) sono fiscalmente detraibili e non sono motivo di vergogna per i candidati; anzi, gli uomini che corrono per il Congresso o per il Senato sono fieri di pubblicare sui quotidiani vistosi annunci nei quali si comunica ali'elettorato, con soddisfazione per il proprio "potere", che "Mr. White in endorsed by...", cioè che il candidato White è appoggiato da... Segue l'elenco delle Associazioni professionali, imprenditoriali ecc. che hanno scommesso sull'avvenire politico di Mr.White.
E allora, visto che siamo a dibattere delle nuove regole di convivenza sociale e politica, lanciamo alcune idee – non chiamiamole provocazioni – al riguardo. Perchè non ridiscutere la legittimità del finanziamento pubblico dei partiti (co-
munque insufficiente e bisognoso di generosi sponsor privati) per avviarci verso una sottoscrizione privata e fiscalmente detraibile delle sponsorizzazioni ai partiti e alle campagne elettorali? Anche Formica sarebbe più lieto di questo meccanismo piuttosto che dell'oscuro pagamento di fatture non proprie e di donazioni tratte dalle proprie contabilità "nere".
Ed anche l'elettorato potrebbe meglio controllare se è vero quanto si mormora sul fatto che X è il partito di Berlusconi, Y della Fiat e che De Benedetti ha simpatie per Z.
Qualcosa, comunque, in questa direzione si sta muovendo. L'On. Aniasi, in compagnia di 13 colleghi della maggioranza e dell'opposizione ha presentato una proposta di legge, il ddl n. 4144, che mira proprio ad assimilare varie professioni mascherate sotto una trasparente e disciplinata neo-professione di lobbista. Sotto controllo finirebbero i mezzi di cui il lobbista ha disposto, l'elenco delle iniziative di condizionamento usato, la lista dei destinatari di tale lavoro.
Come sempre ci sono stati cori di consenso e di critiche.
Insomma, lobbisti di tutto il mondo, unitevi; ma per che cosa?


