La Costituzione della Repubblica italiana fu approvata dall'Assemblea costituente il 22 dicembre 1947, ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Per molto tempo, però, i suoi dettami sono rimasti largamente disattesi. Alcune lacune sono state colmate in ritardo, altre sono tuttora in attesa.
Per ricercare le cause dei ritardi, bisogna risalire alle origini della nostra Costituzione, frutto di un laborioso confronto tra istanze sociali e princìpi del liberalismo democratico. I compromessi non hanno cancellato gli attriti tra le diverse forze politiche. Questi attriti hanno ostacolato l'applicazione non solo delle parti sociali della Costituzione, ma anche di alcune innovazioni fondamentali. L'introduzione dell'ordinamento regionale, ad esempio, incontrava la resistenza dei sostenitori del centralismo politico e burocratico.
I ritardi
La Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale venne nominata per la prima volta nel dicembre 1955. La prima udienza è del 23 aprile 1956. I sette anni di rinvio denotano l'ostilità dei ceti conservatori nei confronti della completa applicazione della Costituzione. La Corte, organo di controllo e salvaguardia, avrebbe garantito il completo adeguamento della vecchia legislazione fascista alle nuove norme.
Le regioni
Nel 1962 il governo "aperturista" guidato da Fanfani aveva inserito nel suo programma l'istituzione delle regioni. Ma questa subì un ulteriore rinvio. Le forze moderate temevano che l'autonomia regionale diventasse un punto di forza per le sinistre. C'era inoltre chi considerava eccessivo il costo delle nuove strutture amministrative, e chi addirittura paventava la disgregazione dell'unità nazionale.
L'articolo 117 della Costituzione delimita gli ambiti e le funzioni delle regioni. Ma si dovrà attendere il febbraio 1968 perché venga approvata la legge di attuazione dell'ordinamento regionale. Le prime elezioni regionali ebbero luogo il 7 giugno 1970. Poco prima di questa data veniva varata la legge finanziaria per le regioni.
I referendum
L'istituto del referendum popolare è previsto dall'articolo 75 della Costituzione. L'articolo è concluso dalle seguenti parole: "La legge determina le modalità di attuazione del referendum". La regolamentazione di uno degli strumenti più importanti nelle mani dei cittadini ha dovuto attendere un provvedimento del terzo governo Rumor, datato 1970.
Le inadempienze
La questione delle inadempienze costituzionali è suscettibile di diverse interpretazioni. Sono molte le materie nelle quali non è necessario un eccesso di pignoleria per scovare discordanze di vario genere con il dettato della nostra Costituzione.
Qui ci limitiamo ad evidenziare due grandi questioni per cui l'inadempienza è evidente in senso oggettivo. Si tratta del- 1'organizzazione sindacale e del diritto di sciopero, trattati dagli articoli 39 e 40 della Costituzione.
Per quanto riguarda il primo, i tre sindacati confederali nel giugno 1988 hanno avanzato delle "proposte di regole sul conflitto nei servizi pubblici essenziali", evidenziando la necessità di un intervento legislativo regolatore.
L'articolo 40 recita così: "Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano". L'ampiezza della questione solleva numerosi problemi, tra cui spicca quello dell'uso indiscriminato dello sciopero, legato tra l'altro alla frammentazione delle rappresentanze sindacali. Ciò determina l'esigenza di soluzioni legislative complesse.
Il ritardo in questo caso ha cause di carattere sia ideologico che politico-economico. In questi decenni si è fatto affidamento sulle parti sindacali e sociali per il funzionamento delle relazioni industriali e dei processi di contrattazione. La dinamica del processo di industrializzazione ha imposto un sistema sindacale altrettanto dinamico, lasciando da parte la regolamentazione legislativa prevista dalla Costituzione. Nell'attesa si è proceduto con l'autoregolamentazione. La necessità di interventi riguardanti non solo lo sciopero nel suo complesso, ma anche questioni come l'uso dello strumento della precettazione, i diritti delle minoranze, il conflitto e la frammentazione sindacale, richiede un intervento determinato da parte dello Stato democratico.
Le inadempienze mettono in evidenza come il progetto costituzionale sia rimasto incompleto rispetto all'evoluzione della società italiana.


