Ultimo arrivato della Comunità europea in compagnia della vicina Spagna, il Portogallo è il confine naturale della Comunità verso sud-ovest. A testimoniarlo la storia ed i nomi stessi dei luoghi. Il quartiere vecchio di Lisbona, l'AI Fama, ha un nome arabo, ed è dominato da una splendida cattedrale romanica. Anno di costruzione: 1271, data del completamento della Reconquista in questa fetta della penisola iberica. Al pari della Spagna, il paese è anche una finestra sul nuovo mondo. Sotto l'AI Fama si stende il quartiere del porto, un po' più verso il mare, nel convento di San Gerolamo, le architetture e gli ornamenti in stile manolito testimoniano il sincretismo culturale lusitano, che unisce al gotico il romanico e l'arte islamica e quella indiana.
Anche la composizione etnica della popolazione è tra le più varie d'Europa: sempre a Lisbona i figli dei neri scappati nel 1975 dell'Angola e dal Mozambico giocano tra i mucchi di terra insieme ai figli dei bianchi. Un'immagine come questa evoca due dei tratti principali del Portogallo di oggi. Il primo è l'eredità dell'ultimo impero coloniale. Gli ultimi territori d'oltremare a staccarsi dalla madrepatria sono stati appunto Angola e Mozambico, al termine di una guerra ventennale che ha visto la vittoria della guerriglia indipendentista comunista. Fu lo shock della perdita delle colonie, il 25 aprile 1975, a far scattare il colpo di stato militare che pose fine ad una dittatura iniziata cinquanta anni prima.
Il secondo è la situazione economica fortemente compromessa. Le strade della capitale, a minuscoli sampietrini nei quartieri più vecchi, restano per anni sterrate ed ingombre dal pavè. A più di 10 anni dalla «rivoluzione dei garofani» il paese non è riuscito nel decollo economico che sta invece riuscendo alla Spagna, la cui economia in questi tempi cresce a tassi del tre percento annuo. Tra le cause una situazione politica notevolmente più involuta di quella spagnola. Qui la dittatura se ne è andata in maniera traumatica, e non c'è stato nessun Suarez a segnare la via che ha portato alla piena e pacifica democratizzazione.
Lo stesso autore del colpo di stato del 1975, De Spinola, non vive più nel paese. Pochi mesi dopo la «rivoluzione dei garofani» (una rivoluzione sui generis, dal momento che a farla non fu il popolo, ma un gruppo di colonnelli) fu costretto ad andarsene a causa di un «golpe bianco» organizzato da chi lo accusava di mire autoritarie. Altro punto saliente del panorama politico del paese, la presenza di un partito socialista populista che ha in comune con i partiti fratelli del resto d'Europa l'aspirazione ad occupare il centro e l'esistenza di un partito comunista che potrebbe permettersi di guardare ai comunisti francesi come ad un gruppo di pericolosi revisionisti. Il leader dei comunisti portoghesi si chiama Alvaro Cunhal. Considerato il vegliardo della politica nazionale, è stato uomo di Stalin. I maligni sostengono lo sia ancora.
Uomo di Stalin o no, ad ogni modo fu lui, quando il suo partito non era ancora ridotto a dimensioni minimali, tra i principali artefici della messa al bando della Democrazia cristiana, già tredici anni fa.
Il Portogallo forse sta pagando adesso per quell'errore.
Le risorse economiche si basano in gran parte sull'agricoltura. La maggiore ricchezza del Paese è costituita dalla vite, grazie alla quale l'industria vinicola è uno dei settori maggiormente sviluppati-La valle del Douro, grazie al celebre «Porto». è detta «il pais do vinho». Notevoli sono pure le produzioni fruttifere e in particolare quella dell'oliva e di tutti i suoi derivati. Per le popolazioni cosiere, l'attività di maggior peso è ovviamente la pesca che impegna nel settore larghi strati di popolazione. Siderurgia e metallurgia sono settori industriali maggiormente avviati, mentre molto caratteristica è la produzione di maioliche tipiche usate come rivestimento per le abitazioni. Il Paese presenta inoltre giacimenti minerari valutati considerevoli, ma lo sfruttamento complessivo risulta però ancora modesto.
Dopo lunghi e difficili decenni di dittature e regimi militari, il Portogallo alla metà degli anni Settanta ha imboccato la strada della democrazia. La Costituzione, approvata nel 1976 dall'Assemblea Costituente prevede un'architettura istituzionale organizzata attorno alla figura del Presidente della Repubblica e dell'Assemblea Nazionale. Il primo viene eletto per un arco di sette anni direttamente dal corpo elettorale ed è titolare di ampi poteri, la seconda ha un mandato di cinque anni. Composta da 263 deputati, conserva la funzione legislativa, e di fronte ad essa il Governo è responsabile dei propri atti. Il Portogallo è membro oltre che della Comunità Europea, dell'ONU, dell'OCDE, del Consiglio d'Europa e della Nato.




