È una Spagna completamente nuova la nazione che si affaccia oggi sullo scacchiere internazionale. Il cliché di un tempo, legato all'esperienza franchista terminata ormai da quattordici anni, si è ridotto a solo ricordo. «La tartaruga si è trasformata in lepre», commentano gli americani riferendosi soprattutto al campo economico. E non hanno certo torto. Durante l'anno scorso, il prodotto interno lordo del Paese, è cresciuto del 5,2 per cento, cioè ad un ritmo doppio della media degli altri paesi europei. Come se non bastasse, poi, nei primi mesi di quest'anno, la crescita è stata pari al 6 per cento. La Borsa di Madrid è per sviluppo, seconda solamente a quella di Tokio, mentre l'inflazione, pari al 4 per cento, è un terzo di quella di cinque anni fa. Il dato è ancora più chiaro se si considera che nel 1987 la crescita dell'economia, ha permesso alla popolazione spagnola di immatricolare un 30 per cento di autovetture in più rispetto all'anno precedente. Ma di cosa è figlia questa nuova situazione? In primo luogo del rafforzarsi della democrazia che in undici anni di vita è stata costretta ad attraversare situazioni non semplici. Oggi il quadro è reso ancora più stabile dall'affermarsi di una giovane e dinamica generazione promossa da Re Juan Carlos e dal premier Felipe Gonzales, cresciuta all'ombra degli ideali della democrazia e preparata sia culturalmente che scientificamente, nelle migliori università internazionali. Quarantasei anni ha lo stesso Gonzales, e guida il paese già da sei, e «quarantenni» sono tutti i suoi ministri e più stretti collaboratori. Ad essa fa eco nella popolazione una dose di entusiasmo che potremmo definire di stampo «post-bellico» nato con la caduta del franchismo, e che ancora tarda ad esaurirsi.
Chi ha saputo interpretare meglio di altri questa situazione, è stato senza dubbio il partito socialista operaio spagnolo. Sfruttando l'ondata del calo e delle contraddizioni del partito comunista di Santiago Carrillo all'indomani del naufragare dell'idea di eurocomunismo e gli errori della gestione centrista di Soares, Felipe Gonzales, è riuscito a costruire un piccolo impero elettorale, che riserva al Psoe oltre il 40 per cento dei suffragi. Un'idea di socialismo alla Mitterand la sua, che ha evitato però tutta quella serie di errori che fecero dello stesso Mitterand, nei primi anni del suo mandato, il presidente francese più impopolare della Quinta repubblica. Evitate le nazionalizzazioni in massa, Gonzales ha dato al proprio partito una posizione di centro all'interno dell'arco delle forze politiche spagnole. Le sue scelte di base definite in alcuni casi «neo-liberiste» e in campo economico «monetarista» sono condite in politica internazionale da un attenuato antiamericanismo.
Il referendum popolare che ha mantenuto la presenza della Spagna all'interno della Nato, ma a ben precise condizioni, si può leggere in quest'ottica. Quale potrà essere ora il futuro della Spagna? A Madrid, il domani si riassume in una data: 1992. Entrata da appena un paio d'anni nella Comunità Economica Europea, gli spagnoli vedono nel Mercato unico europeo la possibilità di rafforzare ancora di più le proprie posizioni e di cancellare dal proprio sistema quelle zone d'ombra, come il tasso di disoccupazione oggi pari al 21 per cento, che sono ancora presenti.
«La corrida si fa europea» è lo slogan che già circola, e gli spagnoli non hanno certo l'intenzione di fare la parte del toro.
Il sistema economico si basa in gran parte ancora sull'agricoltura, ma si sta affermando sempre più prepotentemente l'industria, che negli ultimi anni si è prodotta una crescita fra le maggiori in Europa, tanto da fare della Spagna la decima potenza fra le nazioni più industrializzate dell'occidente. Una particolare citazione merita l'industria turistica. Grazie a località spesso incontaminate ed ottimamente sfruttate, la Spagna è una nazione leader nel settore, grazie anche al folklore dal sapore unico ed alle bellezze architettoniche che si armonizzano perfettamente col paesaggio locale. Quanto lasciato dalla dominazione araba dei secoli scorsi, ne è un esempio limpido.
La Spagna è una monarchia costituzionale. La riforma politica elaborata dal governo ed approvata con larga maggioranza dal corpo elettorale nel 1976, affida la funzione legislativa alle Cortes, IL parlamento. Questo si articola sulla bse di 2 rami: la Camera dei Deputati (350 membri) e il Senato (270 membri). Entrambe le Camere sono elette con suffraggio universale diretto e durano in carica 4 anni. Ai membri del Sentao, va aggiunto un numero variabile di Senatori di nomina strettamente reale, che in caso non può superare il quinto dei componenti dell'Assemblea. Oltre che della Comunità Europea, la Spagna fa parte dell'Onu, dell'Ocde e del Consiglio d'Europa.



