Elezioni amministrative 1990
I giovani elettori dai trenta ai diciotto anni sono in Italia oltre il 26%. I giovani amministratori della stessa fascia di età poco più del 14%.
È stato questo uno dei motivi che ci ha spinto a candidarci in massa alle elezioni amministrative del 1990, affollando le liste, troppo spesso vecchie anche anagraficamente, della Democrazia Cristiana.
Abbiamo riportato un notevole successo elettorale, dimostrando che solo i giovani con il loro entusiasmo e la loro passione pulita, potevano raccogliere più incisivamente di altri la domanda di rinnovamento della classe politica espressa a voce sempre più alta dalla società civile.
La campagna elettorale dei giovani democristiani nel 1990 si aprì con una lettera aperta ai giovani elettori. Ecco il testo di quell'appello:
«Se leggete attentamente le liste presentate dai partiti per questa consultazione elettorale, vi accogerete di una presenza molto significativa di giovani candidati per la Democrazia Cristiana. Questa nuova presenza ci richiede di spiegare il senso, le difficoltà e l'importanza dell'esperienza che in tanti stiamo facendo. Siamo consapevoli delle cose che non funzionano, delle storture, delle disonestà e delle mediocrità che si incontrano in politica. Ecco perchè ci siamo impegnati in una riscoperta delle radici delle motivazioni profonde dell'impegno: per non essere costretti a crollare di fronte alla prima disillusione. Per noi è anche un bisogno etico: vogliamo e dobbiamo conquistare, non estorcere il consenso della gente a ciò che proponiamo. La politica vera è lì: nei bisogni e nei problemi della polis, della città o del paese in cui viviamo. Affrontarli, uscirne da soli è avarizia, egoismo; risolverli insieme e per tutti è la politica.
Lo scetticismo sulla nostra giovane esperienza lo combatteremo con lo studio serio dei problemi, con sforzi notevoli di documentazione, fantasia, idee e costanza. E poichè i tempi di cambiamento veloce "invecchiano" la classe politica che governa le città, ne rilevano spesso l'inadeguatezza, il nostro apporto può essere vincente.
Non siamo professionisti della politica, è vero. Ma ce ne sono già tanti in giro, e poi i giovani in politica sarebbero così poco interessanti se non fossero capaci di trasferire nella loro esperienza l'autenticità delle passioni, della rabbia e delle urgenze della loro storia personale.
Metteteci in condizione di migliorare la qualità della politica e del potere. Aiutateci a costruire un pezzo di felicità pubblica per la nostra generazione».
Il programma elettorale si chiamava «Un "Progetto Giovani" in ogni Comune». Eccone una sintesi.
In questi anni si è sviluppata in molte piccole e grandi città italiane un'attenzione a come le istituzioni comunali possono intervenire per migliorare la condizione giovanile.
Occorre quindi diffondere una cultura amministrativa che veda nelle politiche giovanili degli enti locali non un "lusso" o un di più graziosamente concesso ad una categoria debole di cittadini, ma un vero e proprio dovere-opportunità per le istituzioni locali di rispondere ad una serie di bisogni nuovi. Le politiche giovanili sono dunque un banco di prova per una "novità" culturale che vogliamo proporre come stile di governo di una realtà complessa come quella che ci sta di fronte.
Le politiche istituzionali
Si aggirano in Italia molti falsi Assessorati alla Gioventù, che non coordinano nessuna azione o che al massimo gestiscono una sommatoria di interventi scollegati, non un "Progetto Giovani" coerente e impostato su un fecondo metodo di programmazione. Questo rischio si verifica soprattutto nei comuni più piccoli, dove difficilmente quella alla gioventù si presenta come una delega esclusiva di un'assessorato – come accade nei centri più grandi – ma come attribuzione che si aggiunge ad altre competenze. Poichè i giovani Dc credono all'innovazione istituzionale delle politiche giovanili, denunceremo quei casi in cui alla dichiarazione di intenti che esse contengono non seguirà il contenuto.
Le politiche del bilancio
Innovare le forme istituzionali per le politiche giovanili, trovando contenuti inediti all'azione degli enti locali, deve avere a nostro avviso un corrispondente nelle loro politiche di bilancio. I giovani consiglieri comunali della Dc chiederanno che i bilanci degli enti locali siano qualificati da una "voce" destinata specificatamente agli interventi speciali dei comuni a favore dei giovani, percentualmente non inferiore all'lo/o delle spese correnti. Riteniamo questa una scelta politica rilevante, nel momento in cui i comuni accrescono le loro funzioni e sono investiti da una domanda sociale crescente alla quale non corrispondono risorse adeguate.
Una "legge giovani" in ogni Regione
L'esperienza di questi anni ci dimostra che se non si creano collaborazioni e sinergie con altri soggetti qualificati (la scuola, l'università, le Usl, le province, le regioni), i comuni da soli non ce la fanno.
Tuttavia, le Regioni che hanno ritenuto doveroso intervenire con la legge sulle politiche giovanili rappresentano ancora un'eccezione. I giovani Dc proporranno in ogni Regione una legge quadro che coordini e sostenga le politiche giovanili, che crei responsabilità identificabili e detti direttive agli·esecutivi regionali. I referenti delle Regioni devono essere i comuni, i loro consorzi di gestione dei progetti giovani, l'associazionismo giovanile, da riconoscere individuandone un modello non astratto, con caratteristiche che garantiscono un minimo di stabilità alle varie forme di aggregazione.
Un altro servizio da attivare in ogni realtà regionale è la costituzione di un "osservatorio delle politiche giovanili". Pensiamo ad un'agenzia che raccorda e censisce la realizzazione dei progetti, fornisce la consulenza per la fase di progettazione, promuove gli scambi necessari allo sviluppo delle diverse esperienze, sollecita la costituzione dei consorzi e la stipula delle convenzioni tra i comuni.




