Elezioni politiche 1992
"Vieni con chi crede in qualcosa che vale". È lo slogan che accompagna i giovani democristiani nel difficile passaggio elettorale del 5 aprile 1992.
Il cuore della proposta elettorale dei giovani Dc, è la riforma delle istituzioni. Con la fine della contrapposizione ideologica nel nostro paese emerge la debolezza del governo e l'eccessiva centralizzazione dei poteri, che determinano la "fuga" dei citta ini dalla vita pubblica. Ed è proprio sul recupero dei cittadini alla politica che si centra il programma elettorale del movimento giovanile.
I giovani candidati chiedono una legge elettorale che, pur mantenendo l'attuale sistema rappresentativo, indichi già con il voto dei cittadini il futuro governo del paese.
La conseguenza di una tale riforma elettorale sarà quella di evidenziare con chiarezza, quali uomini, quali schieramenti e quali programmi dovranno governare il paese per i cinque anni successivi. Solo così il cittadino potrà valutare l'operato dei suoi governanti. Una tale riforma è così importante da spingere i giovani democristiani ad aderire al movimento referendario, proprio per la necessità di coinvolgere
la maggior parte dell'opinione pubblica sull'importanza della riforma e per spingere il Parlamento ad affrontare tempestivamente la riforma.
L'appuntamento elettorale di aprile è importante per realizzare il rinnovamento della politica e i giovani scendono in campo convinti, anche sulla base del referendum sulla preferenza unica, che la candidatura di aspiranti giovani deputati, possa realizzare un possibile nuovo modo del partito di presentarsi di fronte agli elettori. In questo progetto il movimento giovanile investe le sue energie migliori, candidando il delegato nazionale del movimento giovanile, Simone Guerini, e Luigi Fiorillo, presidente del consiglio nazionale del movimento giovanile.
Il loro impegno però naufraga, nella sconfitta elettorale del partito, nessuno dei due candidati riesce ad essere eletto, segno che i timori paventati dai giovani erano reali, e che il tentativo di rinnovamento proposto con coraggio dai giovani non è stato recepito come tale.
È necessario allora che la strada del rinnovamento sia più radicale. Ed ecco ancora il movimento giovanile farsi carico delle responsabilità e proporre soluzioni, sia sul piano interno che sul piano politico.
Sul piano interno al partito propone:
- un congresso straordinario, regolato da procedure nuove, prima tra tutte la riduzione ad un massimo del 50 per cento del peso degli iscritti;
- il commissariamento di tutte le realtà periferiche soggette ad indagini della magistratura;
- la verifica dello stato di efficienza etrasparenza del partito nelle realtà perferiche.
Sul piano politico:
- continua l'impegno verso una riforma elettorale che recipisca la volontà dei referendum del 1990;
- l'abolizione dell'immunità parlamentare;
- l'incompatibilità tra mandato parlamentare e funzione di governo;
- l'approvazione di una legge che regoli gli aspetti di democrazia interna ed economici all'interno dei partiti;
- l'approvazione di una legge severa sulla regolamentazione dei costi delle campagne elettorali;
- infine la candidatura del senatore Leopoldo Elia alla Presidenza della Repubblica.
Sono proposte di cui i giovani conoscono la sostanziale insufficienza, di fronte al rapido crollo dell'intero sistema dei partiti, ma sono la conferma della volontà di non lasciarsi travolgere dalla crisi senza tentare una risposta.
Lo stesso spirito che oggi anima il nuovo congresso del movimento giovanile.



