Dibattito

Non si può restare a guardare

Nuova Politica - Non si può restare a guardare pagina 23
Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Sono una ragazza che si è candidata nelle scorse elezioni amministrative del 6/7 maggio tra le liste della Dc.

Ho fatto questa scelta di impegno politico dopo aver maturato la convinzione che, avendone la possibilità, non si debba rimanere passivamente a guardare. Nel mio "uscire allo scoperto" ho preferito il partito della Dc per le sue tradizioni di libertà e sviluppo portate avanti nei decenni scorsi e, senz'altro, per i valori cristiani da essa fatti suoi.

Non mi sono lasciata intimorire da quella che è l'opinione corrente sulla politica, mistero intricato, incomprensibile e non sempre democratico.

Almeno su un piccolo territorio, come il mio paese, ritenevo e credo possibile quello che, senza retorica nella retorica, è un vero rinnovamento: il felice ritorno a un modo di governare fedele alla volontà della gente e, soprattutto, trasparente, morale e coerente.

Trasparenza, quindi, nell'informazione, moralità nella scelta e nell'uso dei mezzi necessari per raggiungere gli scopi prefissati, coerenza al criterio che lo scopo di fare politica è perseguire il bene comune.

Mi è stato fatto notare che: "La politica non è fatta solo di annunci più o meno altisonanti. É fatta da un lavoro sereno e meticoloso sempre paziente e spesso umile, che richiede comunissime doti di coraggio e chiarezza".

Ecco, penso che, sono proprio gli annunci altisonanti da evitare se così vengono definite frasi slogan, e non solo, aventi esclusivamente lo scopo di pubblicità.

Pubblicità, che inevitabilmente, spesso non è né trasparente, né coerente e tanto meno morale. Non vorrei che il discorso sulla necessità di un modo diverso di fare politica fosse interpretato nel modo suddetto.

La relazione è facile da fare ma, e non so se è solo un mio modo di pensare, per portare avanti un qualsiasi operare è meglio, se non addirittura necessario, che ci siano alla base delle convinzioni, si spera valide, a cui attenersi.

Mi chiedo come si possa costruire qualche cosa, e così deve essere anche in politica, senza avere qualche idea sul modo di condursi. Inoltre siccome pochi di noi agiscono così per fare o tanto per passare il tempo devono esserci di fondo degli scopi ben precisi.

Un mio modo di dire, a riguardo degli scopi da perseguire, è che sulla libertà, l'eguaglianza e la fraternità, dopo gli eventi del 1789, ormai siamo tutti d'accordo.

Questo per dire che al di là di condividere le finalità non meno importante è definire il modo e i mezzi per perseguirle.

Ma, come fare per non cadere in una sterile enunciazione di principi o, peggio, molto peggio, in una improduttiva oltre che dannosa polemica?

Domanda senza risposta, almeno da parte mia.

Non si tratta di risolvere il problema di come salvare la capra e i cavoli.

Qui siamo noi impegnati. Qui ci sono gli altri che sortiscono gli effetti del nostro impegno. E, gli altri siamo noi.

Se un domani ci saranno lacrime, saranno lacrime di coccodrillo.

Oppure, per dire la stessa cosa con un altro proverbio, speriamo di non dover sentirci apostrofare, in un prossimo futuro, che chi piange del proprio male pianga se stesso.

Paola Biasion

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