Baget Bozzo

Baget Bozzo: Tra sospensione e problema

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Il caso Baget Bozzo ripropone l'esigenza di riflettere sui rapporti tra ispirazione cristiana, e realtà temporali. La scelta tra distacco spiritualistico e impegno politico. Un'occasione per riflettere sui presupposti del discorso cristiano nei nostri tempi.

I provvedimenti di quest'estate del Tribunale ecclesiastico nei confronti di Gianni Baget-Bozzo, non costituiscono soltanto un episodio che interessa l'inquieto sacerdote genovese e l'ambito dei suoi amici ed avversari, ma è un fatto che fa riflettere ancora una volta con l'immediatezza e con concretezza propria dei fatti sulla questione dei rapporti tra ispirazione cristiana, vocazione escatologica e realtà temporali, culturali e politiche. Che in Baget Bozzo sia presente e dialetticamente operante una componente profetica è indubitabile; che in lui si dibatta un irrisolto problema di connessione tra tale componente e la storia in cui viviamo è altrettanto evidente, le su se stesse alterne prese di posizione ne sono una compiuta testimonianza. La mutevolezza di tali posizioni dall'impegno politico democristiano al distacco escatologico, al ritorno all'impegno ma in un quadro in cui il cristianesimo rimane estraneo, manifesta la complessità della questione e l'inquietudine dell'uomo.

Prima a sinistra con Dossetti, poi a destra con Tambroni, quindi ancora a sinistra. Negli anni '60 inneggiava a De Gaulle, invocava il «Sillabo», mentre negli anni '70 voleva «abrogare» da sinistra la Dc.

Il distacco dalla Dc, anzi l'aperta avversione ad essa per motivi non tanto politici quanto religiosi, è costante dopo il primo impegno nella federazione genovese di orientamento tambroniano. In un libro del 1981: «Ortodossia e liberazione. Un'interpretazione di Papa Wojtyla», Baget ribadisce con fermezza la tesi che normalmente sostiene: e cioè che la questione del potere temporale ha condizionato la Chiesa nell'ottocento in senso legittimistico-conservatore sul terreno politico e, dopo la breccia di Porta Pia, ha condizionato la Chiesa italiana in analoga direzione anche sul terreno teologico. I Patti Lateranensi da un lato prima, e l'assunzione al potere della Democrazia Cristiana poi, hanno peggiorato, secondo Baget-Bozzo, ulteriormente le cose. Il nocciolo delle obiezioni si possono ricondurre al trionfo della Chiesa istituzionale a danno della realtà spirituale del cattolicesimo degli anni ottanta, e l'orientamento rivolto non alla «conversione» ma al «consenso», rappresenterebbe per l'eurodeputato socialista un fenomeno di indubbia gravità e crisi.

Ciò che però delude, confonde e sconcerta è il ritorno – dopo aver denunciato la scomparsa del messaggio cristiano di oggi – di Baget-Bozzo all'impegno politico.

La perplessità e lo sconcerto aumentano quando, alla realizzazione di un tale impegno si sia ritenuto necessario un mandato parlamentare europeo.

Il problema di fondo dunque è la dicotomia tra presenza escatologica cristiana in un mondo non redimibile da un lato, e l'impegno secondo le logiche di questo mondo sia pure per richiamare le superstiti nostalgie di redenzione.

Orbene, uno dei temi che ha reso famoso il sacerdote genovese è stato sicuramente la sua analis"ì ripetuta sul destino della Dc. In sostanza tutta l'analisi di Baget, dai volumi sul «Partito cristiano al potere» del 1974, ruota intorno alla contestazione che alle spalle della Dc non esiste una «cultura teologica». Di qui il processo irreversibile di emarginazione del partito dei cattolici italiani. Com'è noto ormai da anni, i mali della Dc sono di ben altra natura.

Ricordavo all'inizio le tre successive posizioni di Baget-Bozzo: l'impegno politico in nome di ideali democratico cristiani, il distacco escatologico, l'impegno politico in area autonoma; la parabola nei suoi tre aspetti rappresenta non solo la vicenda spirituale ed umana di Baget-Bozzo, ma quella di tanti cattolici italiani e addirittura di associazioni di cattolici. I contorni delle posizioni sono ovviamente meno marcati, le affermazioni più prudenti, il linguaggio più sfumato ma la sostanza è in buona parte la stessa.

Tutto ciò, ovviamente, né sminuisce né ridimensiona la validità del provvedimento ecclesiale. 11 Tribunale ecclesiastico di Genova aveva aperto il processo l'8 maggio dell'anno precedente, quando si era candidato nelle file del Partito Socialista al Parlamento Europeo.

Don Baget non aveva mai voluto presentarsi, né difendersi. L'accusa era molto concreta: ha violato precisi canoni del diritto, insomma fa politica come deputato ed è prete. Ora Baget si dichiara «fedele nella disobbedienza»Aveva già detto: «ruotare non vuol dire contraddirsi».

L'episodio della sospensione a divinis di Gianni Baget-Bozzo dovrebbe essere, purtuttavia, un'occasione di riflessione pacata ma rigorosa sui presupposti del discorso cristiano nel nostro tempo, sulle sue effettive possibilità.

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