A nessuno è permesso giocare con la vita
I problemi
Il tema della procreazione artificiale è diventato giustamente di straordinaria attualità. Sebbene in nessun paese del mondo esistano ancora vere e proprie leggi che disciplinino la materia, varie proposte sono state formulate. Ad esempio, in Italia, già sono state messe all'Ordine del Giorno delle commissioni Sanità e Giustizia della Camera quattro proposte di legge.
Nella Comunità Europea la problematica è particolarmente sentita. Basti ricordare la relazione della Commissione Warnock, nominata dal Governo inglese, e quella del Comitato Etico francese. Allo specifico livello della Comunità Europea il Consiglio d'Europa nel 1982 ha già redatto un'apposita raccomandazione e nel marzo scorso i Ministri dei Paesi aderenti sono riuniti a Vienna per discutere della materia. È prevedibile, perciò, che in breve tempo fioriranno leggi nazionali.
Un panorama completo delle possibilità, ad un tempo terrificante ed entusiasmanti, offerte oggi dalla scienza nel campo della manipolazione genetica umana è fatto nel già ricordato rapporto Wamock. Basti rileggere i titoli dei vari capitoli: inseminazione artificiale con seme del marito o di un terzo (cioé fecondazione della donna senza amplesso sessuale); fecondazione in vitro (cioé prelievo di uova femminili e loro fecondazione con sperma maschile in provetta con successiva ricollocazione nell'utero della madre dell'embrione così formato); donazione di uova (cioé impianto dell'embrione formato in provetta in donna diversa di quella che ha fornito l'uovo, ma moglie del donatore di seme maschile); donazione di embrioni (cioé impianto dell'embrione formato in provetta in utero di donna per tutta la vita); surrogazione di gravidanza (cioé impianto dell'embrione in donna diversa dalla madre che dopo il parto o restituirà il figlio all-amadre genetica o a una terza donna che l'aveva commissionato); eliminazione tare ereditarie (attraverso la manipolazione genetica si potranno guarire malattie finora ritenute inguaribili); selezione del sesso; congelamento e immagazzinaggio di seme maschile, uova femminili ed embrione (allo scopo di avere materiale pronto in caso di bisogno); sperimentazione su embrioni (possibilità, cioé, di fare importanti scoperte sull'uomo e di inventare nuovi farmaci utilizzando embrioni formati in provetta); fecondazione trans-specie (cioé tentativi di incrociare l'uomo con animali); ectogenesi (cioé possibilità - per ora lontana - di far crescere gli embrioni fino alla vita autonoma in ambiente totalmente artificiale); gestazionedi embrioni umani in altre specie (attraverso l'impianto, ad esempio, di un essere umano nell'utero di una scimmia o di una pecora); clonazione (cioé produzione di individui geneticamente identici); sostituzione di nucleo (possibilità cioé di rimuovere il nucleo di un uovo umano fertizzante e di sostituirlo con il nucleo di un uomo adulto).
Questo solo elenco parziale è capace di turbare profondamente. Certo: non tutte le operazioni descritte nel rapporto Warnock sono già realizzabili. Tutte, però, appartengono alla possibilità della scienza. Ci troviamo perciò di fronte a problemi enormi, tali da contrassegnare un vero e proprio cambiamento epocale. Qualcuno ha già paragonato la scoperta della infinità della materia vivente alla scoperta della intimità della materia inanimata. II dominio deU'energia atomica consente all'uomo i più grandi vantaggi ma contemporaneamente gli fa correre il supremo rischio: egli può trasformare i deserti in giardini oppure determinare il suicidio collettivo. Così la scoperta di come la vita comincia e il dominio dei relativi processi biologici può consentire all'uomo il più grande salto in avanti per vincere i suoi limiti (si pensi alla cura delle malattie ereditarie) ovvero la più perversa disumanizzazione della sua esistenza.
Un punto preliminare deveesserestabilito: la scienza in sè è certamente un bene ma i fini della scienza debbono essere prescelti impegnando a fondo anche l'etica e la politica. Dobbiamo cioé chiederci se tutto ciò cheè tecnicamente possibile debba essere anche lecito e in che misura.
I principi
Pare che debba essere svolta una ricerca preliminare per individuare i criteri generali di una possibile disciplina legislativa, prima di affrontare analiticamente i singoli problemi. Inoltre, si pone prima di ogni altra questione la necessità di scegliere l'ottica, ossia il punto di vista fondamentale per inquadrare esigenze e problemi.
Un determinato orientamento si pone dalla parte degli adulti, del loro bessere, della loro realizzazione, della loro libertà: se un adulto vuole un figlio e non ha altri mezzi naturali per ottenerlo bisogna considerare positivamente ogni intervento direttoa realizzare tale desiderio. In tale ottica la procreazione artificiale appare semplicemente una terapia contro la sterilità.
Ma c'è un'altra ottica più coerente con la visione dell'umanesimo cristiano. In essa ci si pone prevalentemente dalla parte del bambino nascituro e già nato, e ci si domanda:quali sonoi suoidiritti? Entro quali limiti essi sono rispettati dalla procreazione artificiale? Quali sono le condizioni ottimali per il suo sviluppo in termini umani?
Da questo secondo punto di vista l'indagine deve essere condotta in ordine a tre diritti del minore:
1. Diritto alla vita
È chiaro che un partito di ispirazione cristiana dovrebbe particolarmente impegnarsi su questo punto. Il diritto alla vita riguarda particolarmente l'embrione prima della nascita, perciò la suastessa.fisica esistenza può essere messa in questione dalle sperimentazioni, da determinate tecniche di procreazione artificiale, dal congelamento e darlo stoccaggio di embrioni. Scoprire nuovi farmaci è cosa ottima ma è lecito avvelenare, per provarli, dei giovanissimi embrioni? E ancora: una volta tenuto in frigorifero un piccolissimo essere umano appena concepito, che nefaremo passato un certo periodo di tempo quando interv:engano rischi di degrado o malattie: lo distruggeremo?E infine: se per impiantare nell'utero femminile un embrione si usano tecniche di innesto di più enbrioni, sapendo che la maggior parte sarà naturalmente dispersa, gli aborti conseguenti dovranno considerarsi dovuti a insuperabile fatalità o collegabili ad una responsabilità umana?
È chiaro che questa impostazione ripropone inevitabilmente la questione dell'inizio della vita umana. Alcuni vorrebbero evitare questo modo di proporrei problemi peril timore di riaprire così le vecc.hie polemiche sull'aborto. Ma, se non vogliamo ingannare noi stessi, la logica impone di riproporre la domanda: «Quando comincia la vita umana?» E ancora: «Quando ha senso proteggere la vita umana?» Certamente queste domande riguardano anche l'aborto, ma bisogna osservare che in nessun Paese della Comunità l'abortoè stato legalizzato con l'esplicita negazione della identità umana del concepito. Anzi: talora si è per legge indicato l'inizio della vita nel concepimento e si è precisato che la legalizzazione dell'aborto aveva proprio il fine di difendere la vita del concepito, evitan-· done la soppressione clandestina; predisponendo strumenti di aiuto alla maternità difficile; evitando alla donna la solitqdine di una decisione comunque drammatica. Anche se i risultati pratici in tuttii Paesi dellaComunità sonogravemente offensivi della vita umana, tuttavia non esiste una negazione esplicitadi tale vita e la legislazione permissiva in materia di aborto ha trovato ragione più in unatteggiamento di comprensione versola donna chenonin una lucida negazione della umanità del figlio. Nel caso della procreazione artificiale il problema della «angoscia» della donna di fronte ad unagravidanza indesiderata non si pone e dunque è giusto che vengano in primo piano, con tutta la necessaria forza, i diritti del figlio. Inoltre la principale ragione portata a favore delle legislazioni permissive in materia di abortoè stata edè la lotta alla clandestinità. È evidente che tale argomento non può essere portato in materiadi procreazione artificiale: non esistono «mammane» che possono fare clandestinamente una fecondazione in vitro...
Che se poi da una tale impostazione dovesse derivarne, come logica conseguenza, anche un ripensamento sulle legislazioni abortiste, i partiti democratici-cristiani non potrebbero che esserne lieti. Anzi sarebbe loro grande responsabilità non cogliere un'occasione importante per dare allestrutture civili l'impronta del personalismo cristiano.
L'impegno per accertare la consistenza, l'origine ed i limiti del diritto alla vita è d'altronde oggi particolarmente urgente. Tutte le carte internazionali lo affermano, ma esse restano messaggi vuoti e retorici, se non vengono applicate alle frontiere dove la vita umana è in discussione. Le Corti Costituzionali dei variStatisisono occupatedeldiritto alla vita del concepito e nessuna l'ha teoricamente negato, anzi, taluna lo ha esplicitamente affermato (così la Corte federale tedesco-occidentale e la Corte Costituzionale italiana).
Per quanto riguarda le Istituzioni comunitarie va ricordata la raccomandazione 874 del Consiglio d'Europa (3-4 ottobre 1979) che chiede agli Stati membri di fare tutto il possibile per garantire al bambino fin dal concepimento il diritto alla vita e chesuggerisce una carta europea dei diritti dell'embrione come specificazione della Dichiarazione universale dei diritti del bambino del 1959.
2. Diritto alla famiglia
Tale diritto riguarda sia il nascituro, sia - soprattutto - il bambino già nato.
Se affermiamo tale diritto del minore, non possiamo ammettere la procreazione artificiale a favore di persone singole o di omosessuali o di coppie non sposate. Qui si propone la questione: «che cos'è la famiglia?». Le unioni di fatto devono essere equiparate a quelle legittime?
La risposta dell'umanesimo cristiano sembra evidente: ogni bambino che nasce ha diritto ad un padre o ad una madre, stabilmente, cioé ad una famiglia fondata sulmatrimonio. Attraverso la procreazione artificiale non possiamo creare «orfani artificiali». È vero che gli orfani esistono anche naturalmente, ma non è questa una buona ragione per crearli anche artificialmente.
3. Diritto alla identità
È l'aspetto più delicato, su cui più difficile è trovare una ampiezza di consensi. Esso riguarda in particolare la cosiddetta «inseminazione eterologa», compiuta cioé con semediverso da quello del marito o con uovodonato da donna diversa dalla moglie o addirittura con «donazione» totale di embrione. Per un approfondimento di questo aspetto bisogna chiedersi:
- se sia lecito (ed in quali limiti) cambiare l'identità di una persona. Le leggi sull'adozione ce neoffrono vari esempi, ma bisogna meditare sulle differenze rispetto all'inseminazione artificiale eterologa. L'adozione in sé non cancella e non nega l'origine biologica.
Inoltre, se l'identità è costituita anche da un determinato rapporto con i genitori, l'adozione suppone che tale rapporto sia inesistente o deteriorato e dunque appare un sistema per restituire identità. Ma nella procreazione artificiale eterologa il rapporto genetoriale è concepito «ab origine» deteriprato, cioé senza responsabilità. L'anonimato sul donatore è il segno più evidente di questa originaria ed artificiale rottura di identità. - se esiste un «diritto al figlio» in luogo di un «diritto del figlio» e se, in genere, l'uomo possa essere considerato oggetto di produzione;
- quali siano le esigenze della «dignità della persona umana».
Gli scopi politici del Partito Popolare Europeo
Bisogna chiedersi a che cosa serva un dibattito sulla procreazione artificiale a livello di Parlamento europeo. Poiché la materia è in fase di discussione nei vari parlamenti nazionali, un voto di Strasburgo può esercitare una certa influenza morale.
Dobbiamo però chiederci se è possibile fare qualche cosa in più di un semplice voto su un rapporto.
Ad esempio, si potrebbe tentare di introdurre il principio del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale e quello del diritto alla famiglia nel Progetto di Trattato sull'Unione europea, oppure si potrebbe tentare la redazione di una «carta dei diritti del bambino» o di uno «statuto dell'embrione».
Se riusciamoa faredocumenti di questo genere con una impostazione cristiana renderemmo un grande servizio alla umanità intera.
a cura di Giovanni Bambagioni




