Dal «S. Marco» ai banchi della Camera
Nicola Pistelli. di cui è stato celebrato recentemente il ventennale della morte con un Convegno della DC di Firenze, nasce a Castelfiorentino nel 1929 da famiglia di tradizioni cattoliche.
Laureatosi in legge nel 1952, si dedica per qualche tempo all'attività di Procuratore legale. Ma l'impegno politico, prima come giornalista e amministratore, poi anche come parlamentare, diviene ben presto la sua dimensione principale di vita.
Come giornalista, pubblica dal '52 al '54 il «San Marco», mensile dei giovani universitari democristiani: poi dal '55 al '64 il quindicinale «Politica».
Diverso è il taglio delle due riviste: la prima, più attenta alle problematiche storiche e culturali (cioè alle premesse della politica); la seconda, più impegnata nella lettura delle vicende presenti e nella conduzione delle battaglie politico-programmatiche del partito.
Comune è invece la preoccupazione di elaborare una risposta politica e culturale ai problemi dell'età industriale, che non sia viziata da nostalgie medioevaliste o dalla subalternità alle impostazioni marxiste. Così è possibile trovare sulle pagine delle due riviste analisi della storia italiana o della questione meridionale, studi sui monopoli privati o sul sistema fiscale, spunti sui problemi istituzionali e riflessioni di politica estera.
Comune è anche lo stile vivace e spesso polemico, l'uso originale e simbolico delle foto e delle didascalie (che poi ha fatto scuola), l'apertura estrema al dialogo con tutte le altre forze politiche (importanti al riguardo, i dibattiti con Lombardo Radice o con Zangrandi).
Parallelo e sovrapposto all'attività giornalistica, è l'impegno nel partito.
Eletto nel '55 vicesegretario provinciale della DC di Firenze, Pistelli è per diversi anni, Consigliere nazionale del Partito, dove si batte all'interno di quella "terza generazione democristiana", che si proponeva di allargare il sistema democratico dopo la fase della ricostruzione post-bellica: diventa perciò un convinto assertore, fino dagli anni '50, della politica di centro-sinistra, intesa come la formula di governo più adatta per ammodernare le strutture produttive e amministrative del nostro paese e rafforzarne gli istituti di libertà: e inteso, al tempo stesso, come uno strumento, politico per guadagnare definitivamente alla fedeltà democratica e occidentale vaste fasce di elettorato progressista, isolando il PCI all'opposizione.
Opera anche nel partito come organizzatore infaticabile, sperimentando a Firenze formule coraggiose di formazione dei quadri e di presenza politica (circoli culturali, viaggi all'estero "mirati" per gruppi di iscritti, casa editrice parallela al partito, rete di aiuti ed ospitalità per esuli politici, ecc.): un lavoro entusiasmante di equipe, capace di valorizzare i giovani e di aprirsi anche all'esterno.
Su questo, si innesta l'attività di Pistelli come amministratore: eletto Consigliere Comunale nel '55 e nel '60, diviene in questo anno Assessore ai Lavori Pubblici nella Giunta di centro-sinistra guidata da Giorgio La Pira, delle cui grandi intuizioni è tradizionalmente considerato l'interprete politico e il traduttore operativo.
In questa veste, Pistelli dà corpo alla sua vocazione più autentica: la politica come conoscenza vissuta e soluzione concreta dei problemi di una comunità.
Nella Giunta che i fiorentini ricordano come la migliore dalla Liberazione ad oggi, l'Assessore ai Lavori Pubblici porta a soluzione i problemi più urgenti delle infrastrutture cittadine, dalla canalizzazione della rete fognaria all'asfaltamento di centinaia di strade: con acuti famosi di fantasia amministrativa, come quando il giovane assessore, ormai eletto deputato, si avvale dell'immunità parlamentare per occupare d'urgenza un terreno di proprietà dell'Amministrazione Fin. dello Stato, le cui trattative di acquisizione duravano da anni, per costruire una scuola.
Nel '63 viene eletto alla Camera, entrando a far parte della Commissione Esteri: della sua breve esperienza parlamentare restano soprattutto un progetto di legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, e l'intervento nel dibattito sulla fiducia al Governo Moro, primo governo con la partecipazione diretta del PSI.
La morte lo coglie il 17 settembre 1964 in un incidente stradale.




