Promuovere il passaggio non traumatico alla società post-industriale
Da tempo siamo consapevoli di vivere la conclusione di un ciclo storico e l'inizio di uno nuovo. Di qui la necessità e l'urgenza per la DC – ma soprattutto per i suoi giovani, che tra qualche anno assumeranno responsabilità decisive nel partito, nella società e nelle istituzioni – di avviare un dialogo e un confronto per consentire un passaggio non traumatico tra la società industriale massificata che stiamo per lasciarci alle spalle e la società «post-industriale».
Un dialogo ed un confronto che spetta soprattutto ai democratici cristiani di promuovere e stimolare.
Innanzitutto perché il ciclo storico avviato nel 1945 – e che si sta concludendo – ha visto la Dc protagonista assoluta, e nel corso del quale l'Italia ha conosciuto una eccezionale crescita civile e sociale nell'ordine e nella libertà, che tuttavia recava in sé i germi di contraddizioni e nuovi problemi che oggi emergono con forza nella vita nazionale.
In secondo luogo, perché di fronte ai nuovi problemi della società e delle istituzioni (la prima frantumata in settorialismi e in corporativismi, per il prevalere in essa di forme esasperate di individualismo e di edonismo, e minacciata dall'affermarsi di processi scientifici e tecnologici che strumentalizzano anziché servire l'uomo; le altre inadeguate a rappresentare e legittimare le istanze e i valori legati ai nuovi processi di sviluppo) la cultura politica dei cattolici democratici appare la più idonea a dare risposte adeguate.
È questo un dato oggettivo, perché è incontestabile che pur tra contraddizioni e traumi anche in Italia la evoluzione dalla società industriale a quella post-industriale rivaluta ed esalta valori e posizioni essenziali della tradizione cristiano-democratica: l'uomo al centro della società, l'interclassismo, il solidarismo, il «privato sociale» come risposta alla crisi dello statalismo nei settori della previdenza, dell'assistenza e dell'istruzione, la riaffermazione delle autonomie come spazio creatore non solo di libertà ma anche di progresso civile e sociale, il valore crescente delle piccole e medie unità produttive nalla formazione del reddito nazionale.
Per tutte queste ragioni, ma anche perché non debba abdicare al ruolo di forza centrale del paese, la Dc deve impegnarsi a definire una proposta di grande respiro, in grado di dare risposte adeguate ai problemi centrali del nuovo ciclo storico che si sta aprendo, e che, pertanto, condizioneranno in modo decisivo la vita delle più giovani generazioni.
Ma perché abbia veramente la capacità di incidere in profondità nel nuovo corso storico, e di guidarlo verso obbiettivi che esaltino la libertà e la dignità della persona, occorre che la proposta del partito sia fondata su una rigorosa rivalutazione e sottolineatura dell'identità ideale della DC, alla luce di quelli che appaiono i problemi centrali e decisivi del nuovo ciclo storico.
E tra i problemi io credo che quello prioritario in assoluto, quello, dunque, che dovrà caratterizzare la Dc nell'affrontarlo, sia il problema della difesa della vita, in tutte le sue manifestazioni e in ogni momento. Perché se vi è un dato incontestabile che segna a fondo la evoluzione in atto verso la società postindustriale, e che appare destinato a condizionarla in modo definitivo senza interventi correttivi, questo è dato dalla fredda e spietata lotta che viene condotta contro la vita. In nome di un egoismo senza fondo ma anche in nome di una presunta razionalità di utilizzazione delle risorse a disposizione degli uomini; indirizzi che da cristiani dobbiamo combattere senza riserve, senza patteggiamenti e senza concessioni.
Di qui l'esigenza di ridare alla Dc una identità che sia a un tempo cristiana e sociale.
Dunque fondata su un valore morale per noi indeclinabile e su una istanza politica che deve permeare ogni decisione e ogni atto del partito.
In questo modo la nostra proposta – che dall'impegno dei giovani deve attingere una forza decisiva – avrà ancora una volta una grande capacità di penetrazione nella società perché sarà semplice e chiara. E dunque tale da favorire anche dialoghi e confronti costruttivi con le altre forze politiche.


