Sbaglio o è la seconda volta almeno, caro prof. D'Andrea che vi rimboccate le maniche insieme al Movimento giovanile?
Effettivamente è così, ma se proprio vogliamo fare il conto delle volte che abbiamo collaborato con il movimento giovanile rinnovatosi a Maiori, dovremmo avere un pallottoliere!
Certo la semina iniziale, a Rosolina Mare, ha dato i suoi frutti generando Bergamo '85, che rappresenta un passo avanti nel nostro comune lavoro.
Intendete dire nel lavoro con cui volete passare dalla «politica delle feste», che pare un po' offuscata, ad una politica di formazione e di riflessione critica?
Esatto. La Festa di Bergamo è una occasione per i giovani che vi partecipano di aprire una riflessione, non imposta dall'alto, né retorica, sui problemi emergenti nella società.
Il fatto di ricorrere sempre più ad analisti, sociologi, studiosi, è la scelta di privilegiare la concretezza dei problemi, verso la cui risoluzione deve tendere la politica.
Il campo scuola di Rosolina Mare dell'anno passato, fu una via di mezzo tra un incontro di formazione ed un «meeting giovanile/informale». Riflettendoci sopra abbiamo capito di dover integrare i momenti culturali, creando anche momenti artistici e di svago, ma evitando accuratamente che i giovani «consumassero» una festa senza contenuto.
In parte mi hai già risposto, ma quanto conta la scelta della concretezza, dei problemi della società da risolvere, nella festa di Bergamo?
Moltissimo. È chiara la scelta di porsi con realismo il problema del futuro.
Siamo alle porte del terzo millennio, è chiaro nell'aria lo stato d'animo relativo ad una svolta epocale; uno stato d'animo favorito anche dai grossi cambiamenti tecnologici. Queste trasformazioni di coda del millennio sono le più veloci che l'uomo ricordi, un partito serio, un partito che crede nei giovani poteva non preoccuparsi del futuro della società?