"Siamo dalla parte della storia ed abbiamo il vento in poppa".
Sembra molto sicuro di sé il senatore Bossi quando arringa i suoi, qua è là per la Lombardia, ma la Lega, per l'osservatore attento, emette segnali di grande ambiguità ed incertezza.
Sotto il profilo elettorale, niente da discutere: nel giro di poche consultazioni, i lumbard sono divenuti il secondo partito nella loro Regione, il primo – talvolta con maggioranza assoluta – in molti. paesini, avendo addirittura il problema di come coprire i ruoli insperatamente conquistati. Ma quanto dipende dai meriti propri e quanto dalla stanchezza per i demeriti altrui? La Lega non distingue, falcia erba buona ed erba cattiva, abbatte amministrazioni notoriamente efficaci come quella bresciana, è in sostanza una contestazione al sistema. Bossi è la benzina eccitante di questa contestazione, ma sono in molti a pensare che con le sue continue boutades, il leader della Lega ne abbia buttata qualcuna di fuori: è il caso dell'invito ad astenersi sul recente referendum per le preferenze elettorali; è ancora il cas delle tre Repubbliche federate proclamate a Pontida mentre la Jugoslavia si disfaceva nella guerra civile. Una continua voglia di stupire, di offendere, di "sgarbizzare" la politica che potrebbe anche divenire un boomerang, allontanando quell'elettorato moderato che è, sì, stanco della partitocrazia, ma che in parte proviene da partiti tradizionali e non ne ha dimenticato i toni più civili e meno strapaesani.
Al primo congresso della Lega (febbraio 1991), Bossi ha anche ricevuto la contestazione forte di 70 delegati su 250, scettici sullo strapotere del senatore, contemporaneamente segretario della Lega Lombarda e della Lega Nord, il partito federato cui aderiscono la Lega Liguria, la Lega Veneta ecc. È finita con un compromesso sulla durata delle incompatibilità e sulla moltiplicazione degli incarichi (Franco Rocchetta della Lega Veneta alla Presidenza, Gipo Farassino del Piemonte quale prossimo presidente) che puzzava terribilmente di partito tradizionale.
E in fondo basta uscire dalla retorica bossiana per capire come l'euforia dei primi successi e la rozzezza di alcuni personaggi rischi di incrinare la rendita di posizione di cui godono i lumbard: al Nord è già nata la contro-santa alleanza. Si chiama Alleanza Alpina: ne fanno parte Alleanza Lombarda, fondata dal cognato di Bossi, suo acerrimo nemico, Union Piemonteisa di Gemmo, Veneto Autonomo di Gina Zanon. 166.000 voti contro 1.600.000 della Lega ed una ipotesi istituzionale diversa: no alle macroregioni teorizzate da Miglio e Bossi, sì alla trasformazione di Piemonte, Lombardia e Veneto in regioni a statuto speciale. Guardiamo dunque l'ipotesi istituzionale della Lega, nella versione prestata da Gianfranco Miglio. Innanzitutto, saltiamo una tappa ed arriviamo direttamente alla terza Repubblica: la seconda, qualunque cosa sia, nasce già putrefatta e vecchia. Secondo: serve una carica di verve decisionista; è per questo motivo che Miglio è considerato da tempo l'anti-Bobbio: quanto il filosofo torinese è stato attento al tema del garantismo, tanto Miglio ha insistito per un esecutivo con ampi margini di manovra. Ci sono due passaggi successivi nella terza repubblica dei lumbard: il primo serve a creare le condizioni per il secondo, a far apprezzare il fascino di una ipotesi nuova; il secondo può arrivare addirittura per mano e su richiesta degli stessi cittadini che hanno già oggi in mano gli strumenti adatti.
Il Senato, secondo Miglio, deve essere trasformato in Camera delle Regioni e dei contribuenti con rappresentanze regionali proporzionali alle tasse pagate. Ovviamente competente in materia economica, controllerebbe e deciderebbe sulle richieste avanzate dalla Camera dei Deputati eletta come oggi su base proporzionale alla popolazione. I conflitti fra le due Camere verrebbero risolti da un Capo del Governo, eletto direttamente dal popolo.
In un secondo momento, al di là della pacchianata del 16 giugno di Pontida, a norma dell'art 132 della Costituzione, se un numero di comuni rappresentanti almeno un terzo della popolazione ne facesse richiesta, se la proposta fosse approvata da apposito referendum, sentiti i Consigli regionali, sarebbe possibile con legge costituzionale fondere le Regioni esistenti, creando la macroregione Padana. Dice Miglio "I nostri costituenti hanno in realtà aperto il cancello per il passaggio ad una struttura federale".
Lasciamo stare le ipotesi istituzionali, lasciamo da parte anche le querelles sul contenuto razzista dei messaggi della Lega, e veniamo in conclusione a osservare come la Lega sta organizzando il proprio patrimonio di consenso e di potere. 45.000 volontari, il portafoglio fornito dai padroncini lombardi, la benevolenza di qualche esponente del grande capitale ed infine il finanziamento pubblico concesso dal Parlamento: la Lega, secondo i libri contabili, fattura 3 miliardi, ha una finanziaria (Pontidafin) con un capitale sociale di 200 milioni, ha una associazione imprenditoriale (Alia) con 1200 soci, un sindacato (sindacato Autonomista Lombardo, Sal), il settimanale "Lombardia autonomista" (30.000 abbonati) e una radio con due frequenze a Varese e a Como. Ha poi molti progetti: un quotidiano, un network televisivo, un impero finanziario con azionariato popolare.
Ma tutti questi progetti dipendono fortemente dall'esito delle prossime elezioni: Bossi ha iniziato da tempo la campagna elettorale, i partiti tradizionali ne hanno un gran timore. Sarà un nuovo boom per il Carroccio o il fenomeno Bossi ha già iniziato a girare in folle?



