Tra diritto all'informazione e diritto alla privacy
Cambiano i mezzi di comunicazione, cambia parallelamente il concetto di informazione e quello speculare di privacy.
Nel giornale satirico Cuore, vi è una rubrica ("Terziario arretrato") costituita dalla sbobinatura di divertenti intercettazioni di comunicazioni fra telefoni cellulari.
Battute a parte, nell'Italia degli anni 90 è sempre più complesso definire quel confine oltre il quale il diritto di ottenere o diffondere una informazione diviene lesione della privacy, della riservatezza di un altro soggetto. Per non parlare di quando l'informazione diventa lesiva delle indagini delle autorità di pubblica sicurezza.
Senza toccare quest'ultimo soggetto, ci limitiamo a ricordare i nuovi problemi posti dalla gestione di reti telematiche complesse, con gli "hackers", i pirati, a tentare di violarne i segreti e gli esperti, spesso ex-pirati, a difenderli. Ci riferiamo soprattutto al commercio delle banche dati che consentono a venditori, piazzisti ed anche politici di infestare i canali postali con le proprie corrispondenze. Mentre per gli Stati Uniti queste materie non costituiscono una novità (in America non esiste una vera e propria anagrafe e sono proprio gli enti privati a ricostruire reti informative sui movimenti, sulle acquisizioni, sulle proprietà dei cittadini), in Italia ed in Europa, telematica, informatica, banche dati stanno già modificando nei fatti quel diritto che il Costituente volle introdurre e definire ali'art.15 della nostra Carta fondamentale.
Costituzione
Articolo 15
La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. (...)

