Ed io mi faccio la pensione privata
Nella maggior parte dei Paesi industrializzati gli andamenti demografici denunciano un crescente aumento della popolazione anziana, una minore incidenza della popolazione in età lavorativa ed una forte diversificazione delle posizioni di lavoro. I sistemi nazionali di previdenza stanno quindi andando incontro a difficoltà crescenti e l'Italia, purtroppo, è perfettamente in sintonia con questo malessere generalizzato.
La crescita di queste difficoltà e la sempre maggiore sfiducia da parte dei lavoratori nei confronti del sistema pubblico ha innescato il proliferare di pensioni integrative private. Non si hanno ancora cifre ufficiali, ma sicuramente oggi oltre un milione di persone possiedono una polizza vita ed altrettante sono iscritte a fondi pensionistici integrativi. Ultimamente in alcune grandi aziende come Eni e Montedison e sistemi bancari come la Banca Nazionale del Lavoro e la Banca Commerciale, per iniziativa dei sindacati, sono nati fondi aziendali e, nella stessa maniera, piccole imprese si sono riunite in fondi interaziendali; i lavoratori autonomi hanno provveduto con fondi di categoria.
Esistono diversi modi di costituire una previdenza integrativa: la soluzione più immediata è quella offerta direttamente dalle assicurazioni private che, attraverso le polizze vita, forniscono soluzioni personalizzate per ogni singolo caso, oppure divenire soci di un fondo. Naturalmente risulta senz'altro più vantaggiosa l'ultima soluzione essendoci ormai un notevole appiattimento concorrenziale a livello di compagnie assicuratrici mentre inoltre il fondo può garantire un maggior peso contrattuale nei confronti delle compagnie stesse.
Al di là dello stato attuale delle cose, il sistema pensionistico integrativo è al centro di attenti studi per la creazione di nuovi spazi di intervento e per raggiungere un sempre maggior numero di lavoratori. Caduta l'ipotesi del polo pubblico, che avrebbe dovuto razionalizzare tutto il sistema delle pensioni integrative, in questo momento sono le forze sindacali che stanno giocando un ruolo di primo piano. L'ultima ipotesi nata dal lavoro delle tre confederazioni vede come cardine la possibilità di intervenire sul Trattamento di Fine Rapporto con l'obiettivo di far fruttare un risparmio del lavoratore che non è nelle sue mani e che il datore di lavoro investe a suo piacimento.
Il primo esperimento significativo in questa direzione è stato avviato a Bologna, ma anche altri stanno prendendo campo nell'attesa di una legge che regoli tutta la materia e la metta in collegamento con il sistema pubblico visto che già la legge n.88\1989 di ristrutturazione dell'Inps chiama esplicitamente l'ente previdenziale alla gestione di questa materia.


