Oltralpe si dice
In questo momento non vedo, nonostante tutto, molte alternative valide al Pentapartito.
La formula politica della attuale coalizione resta troppo valida. Se cambiamenti vi saranno, questi riguarderanno più le persone che gli schieramenti. È possibile in futuro un rimpastò di governo ma non un cambiamento della coalizione che lo sostiene.
Più in particolare i rapporti tra la DC ed il PSI vedranno la nascita di un asse preferenziale di cui faranno le spese i partiti minori?
Al contrario della domanda precedente, qui è più questione dei rapporti tra le varie personalità politiche che di quelli tra i partiti della maggioranza. I rapporti personali tra i leader dei due partiti maggiori della coalizione sono senz'altro importanti, ma difficilmente un eventuale accordo tra Craxi e De Mita a scapito ad esempio dei repubblicani riguarderebbe la strategia politica di fondo dei governi, quanto piuttosto questioni di importanza secondaria che non incidono sulla strategia globale dell'alleanza.
A novembre il settimanale britannico «The Economist» definì il presidente del consiglio dei ministri «the strong man of Europe». Lei si sentirebbe di sottoscrivere una dichiarazione del genere?
Più che l'uomo forte d'Europa» lo definirei «the most stable man of Europe», l'uomo più stabile dell'Europa occidentale.
Guardiamo infatti ai suoi colleghi: in Francia Mitterand ha dovuto accettare la coabitazione e la·spartizione dei poteri con un primo ministro che non appartiene al suo schieramento politico, in Gemania federale Kohl ha i suoi problemi con una certa opposizione interna al suo partito, un partito socialdemocratico in crescita e le ripercussioni sulla coalizione di governo dello scandalo flick. In Spagna poi Felipe Gonzalez si trova a dover affrontare in breve tempo una tornata elettorale ed in Gran Bretagna la signora Thatcher sta perdendo la popolarità mentre i laburisti si stanno riprendendo.
Il governo a guida socialista ha due anni di vita, agli occhi degli osservatori questo viene interpretato come la fine del ruolo centrale della Democrazia Cristiana nella vita politica italiana?
Alla lunga la DC tornerà ad assumere il ruolo che le compete. E che le viene dal fatto di essere il partito di maggioranza relativa, oltre al massimo componente della coalizione di governo.
Ma questo dipenderà anche dai nuovi personaggi che usciranno da questo partito. Dovranno essere molto sensibili e aperti alle questioni di politica internazionale.
È questa una delle nostre chiavi di lettura del congresso della DC: vogliamo vedere se queste personalità esistono e se la Democrazia Cristiana è in grado di valorizzarle.
Un'ultima domanda su un altro congresso: quello del Partito Comunista. In un recente articolo apparso su «la Repubblica» Eugenio Scalfari si è detto convinto che i comunisti siano ormai pronti a diventare un serio partner di una coalizione governativa.
Non penso sia così.
Il PCI non è ancora arrivato a Bad Godesberg, e nelle sue scelte politiche si può ancora riscontrare una certa ambiguità. Prendiamo il campo della politica estera: non si vedono chiare scelte che ne possono fare l'eventuale alleato di altri partiti di un governo italiano. E la politica estera fortunatamente sta assumendo via via più importanza nel dibattito italiano.


