La nostra capitale è fra le metropoli più indebitate e sgangherate del mondo.
Eppure, chi ci abita non se ne va; chi se ne va, appena può, ci torna; chi se ne va e non può tornarci, ci lascia il cuore.
Ha fama d'essere ospitalissima, ma lo è meno di quel che sembra.
Non rifiuta nessuno, apre la porta a tutti, senza assimilarli.
Dà asilo per inerzia, non per scelta.
Ti porge la mano, ma non te la stringe.
Maestra nell'arte dell'arrangiarsi, obbliga anche te ad arrangiarti.
Refrettaria a ogni forma di programmazione e cooperazione, vive e ti fa vivere, alla giornata.
Non è neppure tollerante.
È solo indifferente.
L'aria che vi si respira non tonifica: ammorba.
Lo scirocco non è solo un accidente atmosferico.
È un veleno che ti s'insinua nelle ossa, ti svuota il cervello, ti chiude lo spirito. Nessun senso, nemmeno stradale, anzi soprattutto stradale, è interdetto.
In poche città si fanno tante multe, ma in nessuna se ne pagano così poche.
La medaglia ha, però il rovescio.
In questa Babele c'è una festevolezza, una gioia di vivere che né l'accidia, né la maleducazione dei suoi abitanti son riuscite a scalfire.
Se a Roma ho il magone, esco e mi passa. Se a Milano non l'ho, esco e mi viene.
Lucio Di Marco
(Roma)

