Il 1989 sarà probabilmente ricordato tra un secolo, al posto del Terzo Centenario della Rivoluzione Francese, poiché ha avuto il merito di liberare una quantità, ancora indefinita, dì energie politiche, intellettuali ed economiche, da tempo sopite sotto il pesante manto della divisione dì Yalta e della successiva guerra fredda.
Questa prima parte del catalogo cerca di narrare, seppure in estrema sintesi, la storia dì quegli anni, le sue regole, i suoi protagonisti, i tentativi – precoci – di infrangere una barriera che solo dopo 45 anni sarebbe caduta come un gigante coi piedi di argilla.
La guerra fredda è stata il reciproco tentativo delle due superpotenze e dei loro alleati di provocare, destabilizzare, mettere in ginocchio il sistema avversario senza mai fare ricorso esplicito alla forza degli eserciti: è stata una guerra politica dei nervi giocata sulla competizione economica, sulla corsa al riarmo, sulle spie, sul foraggiamento degli avversari interni, sulla deterrenza nucleare, sulla conquista competitiva delle aree del mondo decolonizzate.
É stata la competizione fra chi sosteneva il primato della libertà sul!' uguaglianza e affidava al progresso ed al benessere il ruolo di riequilibratore delle situazioni di ingiustizia economica, e chi sosteneva il primato del!' uguaglianza sulla libertà mortificando la seconda a vantaggio di un apparato stato-partito incaricato di realizzare, quando necessario con la forza, l'uguaglianza, condizione prima per una futura libertà. Chi ha vinto e come ha vinto lo abbiamo visto sui giornali e sui telegiornali lo scorso anno e quest'anno, alle prime elezioni libere dei Paesi dell'ex Est europeo.
Il "come" questa competizione si è sviluppata è raccontato nelle pagine successive di questa prima sezione del nostro catalogo.
Cecoslovacchia
Un caso del tutto particolare fu quello della Cecoslovacchia.
Questo Paese aveva infatti una lunga esperienza di democrazia parlamentare, era sviluppato socialmente ed economicamente; in più, il governo aveva un orientamento in politica estera di filosovietismo ed in politica interna di grande apertura verso un Pc assai forte e radicato, quasi come quello di Tito in Jugoslavia.
Il governo cecoslovacco in esilio, presieduto da Benes, aveva nel 43 – pur essendo di tradizioni occidentali – stabilito un'alleanza con l'Urss. Dopo la liberazione del Paese dal nazismo, il governo di Benes fu allargato ai comunisti che assunsero il Ministero degli Interni ed altri Ministeri. Agli Esteri vi era Jan Masaryk, figlio di Thomas, eroe nazionale e figura carismatica della cultura e della politica nazionale del passato.
Il programma del governo Benes cercava di conciliare all'interno il pluralismo politico ed istituzionale con alcune nazionalizzazioni strategiche nel campo dell'economia, all'esterno l'amicizia con l'Urss con un auspicio di neutralità riflettendo così il momento di buon "feeling" ancora esistente fra Est ed Ovest. Inoltre la posizione di cerniera geografica del Paese fra Est ed Ovest non consentiva politiche diversamente orientate.
Alle elezioni del maggio 46, i comunisti ottennero un significativo 38%, il consenso più alto ricevuto in tutti i Paesi del neo-blocco in condizioni di sostanziale libertà.
Il comunista Klement Gottwald, quale leader del partito di maggioranza relativa, divenne Presidente del Consiglio, ma quando, su pressione sovietica ed in mutate condizioni internazionali, decise di rinunciare ai benefici del Piano Marshall lanciato dagli Stati Uniti, esplosero le tensioni nella coalizione di governo. Il clima divenne ancor più aspro quando le forze politiche non comuniste cercarono di strappare ai comunisti il controllo monopolistico delle forze di polizia e sicurezza.
Il 20 febbraio 1948, 12 ministri non comunisti davano le dimissioni: in un clima di violenza esercitata dalle milizie operaie, il Pc chiedeva a Benes di formare un nuovo governo.
Per evitare una imminente guerra civile, Benes accettava cinque giorni più tardi: nasceva così un monocolore comunista con l'eccezione di Masaryk che aveva accettato di rimanere. Iniziarono così 15 giorni di governo rivoluzionario comunista, che mise sotto oontrollo della polizia i ministri dimissionari e avviò l'epurazione dei partiti "reazionari".
Quando il 10 marzo Masaryk fu trovato "suicidato",con quello che i media chiamarono "colpo di Praga" si inaugurò la stagione della dittatura comunista sul Paese.
Nel maggio 48 si tennero le elezioni a lista unica e, dopo di queste, anche Benes – che si rifiutava di firmare la nuova Costituzione che istituiva la "democrazia popolare" – si ritirò dalla vita politica morendo il 3 settembre dello stesso anno.
Ungheria
Si tratta sicuramente del Paese in cui la "comunistizzazione"fu più difficile, data la presenza radicata di partiti e movimenti non comunisti.
Alle prime elezioni politiche, tenute nel novembre 45, il Pc guidato da Rakosi ottenne solo il 17% dei voti (40 seggi) contro il 57% (245 seggi) dei piccoli proprietari, il 17,4% (69 seggi) dei socialdemocratici ed il 6,8% (23 seggi) dei contadini. Ma per volontà sovietica, il Pc ebbe il Ministero degli Interni con il quale si iniziò un'opera massiccia di arresti indiscriminati e di pressioni di ogni genere.
Nel febbraio 47, Bela Kovacs, leader dei picc0li proprietari venne arrestato dai poliziotti della polizia politica sovietica e scomparve; pochi mesi dopo, anche Ferenc Nagy, espatriò in Svizzera senza fare ritorno.
Procedevano intanto le nazionalizzazioni (chiamate "bolscevizzazioni") dei settori economici principali del Paese. Il 31 agosto del 47 alle elezioni politiche generali, il PC non andava oltre al 21,5% (100 seggi) ma grazie ad una coalizione forzata con altre forze della sinistra rafforzava la propria posizione politica. Va aggiunto che, come affermano numerose fonti ufficiali ungheresi, i membri del Pc dotati delle famose "schede blu" votarono ciascuno più di una volta.
Con accuse di complotto ai danni della Repubblica vengono fatti espatriare uno ad uno i leaders dei partiti di opposizione, viene arrestato per cospirazione e sabotaggio il primate della Chiesa cattolica ungherese, card. Mindszenty che viene condannato all'ergastolo.
Dopo una serie di durissime lotte intestine al Pc che provoca la morte di tutti i dirigenti troppo legati all '"eretico" Tito, si vota nel maggio 49 a lista unica ed in forma plebiscitaria.
Tutta la vita economica è nazionalizzata, i contadini sono coattivamegte trasferiti all'industria pesante, la "democrazia popolare" affronta così gli anni più bui dello stalinismo.
Bulgaria
Fu compito assai facile condizionare in tempi brevi la vita politica di un Paese che non aveva precedenti esperienze o lunghe tradizioni parlamentari.
Terminata l'occupazione militare sovietica e durata assai poco la stagione del governo di coalizione, si formò – su pressione sovietica – un governo in cui il Fronte Patriottico comunista deteneva la maggioranza del potere, confermata dalle elezioni del novembre 1945.
In 10 mesi veniva abolita la monarchia ed in pochi anni venivano anche sciolti sia il Partito Agrario che quello Socialdemocratico, entrambi ostili al regime comunista nel Paese.
Romania
Subito dopo la firma dell'armistizio con l'Urss nel settembre 44, venne formato un governo di coalizione guidato dal generale Nicolae Radescu.
I comunisti, inizialmente debolissimi e diretti da Petru Groza, Anna Pauker e dal leader Georghiu Dej, furono fortemente sostenuti dai sovietici ed organizzati in un Fronte Democratico Nazionale.
Con violenti scontri di piazza e su pressione diretta delle autorità sovietiche, re Michele fu costretto ad allontanare Radescu e a formare un governo di coalizione sotto controllo del Pc che, nel novembre 46, vinse così le elezioni per l'Assemblea Costituente.
Nel dicembre 47, re Michele abdicava mentre, come da copione, era già iniziata a tappe forzate la collettivizzazione della vita economica del Paese.
Polonia
Il più importante Paese deli'Europa centro-orientale terminato sotto influenza sovietica fu, senz'altro, la Polonia.
Nel dicembre 44, sotto controllo sovietico ed influenza comunista, era stato costituito a Lublino un governo provvisorio, contrapposto a quello in esilio formatosi a Londra fin dal 1939, di matrice chiaramente occidentale.
La distruzione, durante la battaglia di Varsavia del 44, delle forze politiche non comuniste favorì ovviamente il governo di Lublino che, sostenuto dall' Armata Rossa conquistò con il cosiddetto "blocco democratico" la maggioranza assoluta nelle elezioni del gennaio 1947. Nell'ottobre dello stesso anno, il leader contadino, Mikolajczyk, rappresentante dell'opposizione, andò in esilio.
Guidati da Gomulka, i comunisti polacchi operarono nazionalizzazioni forzate delle industrie, delle banche, del grande commercio e confiscarono tutte le proprietà terriere.
Subito tesissimi divennero i rapporti fra lo Stato e la radicata Chiesa cattolica.



