L'esperienza di Gio' Freedom ci aveva regalato un sogno: che l'equilibrio del terrore su cui si erano sviluppate le relazioni internazionali negli anni pre-gorbacioviani fosse definitivamente finito e che di conseguenza si poteva aprire una stagione nuova della storia dei popoli. La guerra del Golfo ci insegna invece che gli equilibri internazionali non si determinano con le buone intenzioni ma trovando soluzioni politiche convincenti. La nostra posizione politica sulle vicende del Golfo è consegnata al documento che Nuova Politica ospita in questo numero. Siamo vicini al dramma interiore dei parlamentari, dei giovani cattolici che hanno immaginato strade alternative all'intervento armato. Riteniamo che sul piano delle alternative alla scelta militare vi possa, direi vi debba, essere una possibilità di diverse opinioni. Resta intatta la nostra convinzione che superato l'equilibrio al ribasso che le due super potenze avevano creato, l'unica alternativa possibile alla guerra al deflagrare del conflitto nord sud del mondo sia rappresentato dalle Nazioni Unite. Siamo consapevoli che si tratta di una vera e propria scommessa sul futuro: fino ad oggi infatti le Nazioni Unite, grazie ai veti reciproci, sono riuscite solamente ad affermare astrattamente le soluzioni possibili senza poter diventare il riferimento di tutta la comunità mondiale in ordine all'applicazione delle legittime decisioni. Se decidiamo di ritenere legittimo l'intervento di polizia internazionale lo facciamo proprio perché riteniamo che solo l'attuazione delle decisioni sovrane dell'Onu possa realmente costituire un precedente per la soluzione di altre vertenze in atto nel mondo. Per questo proponiamo nel documento la convocazione oggi della Conferenza Internazionale di Pace sul Medio Oriente proprio perché pensiamo che nessun alibi vada consegnato al dittatore di Bagdad che d'altra parte non appare neppure il riferimento reale delle posizioni arabe. Le riflessioni sulla politica estera hanno costretto il mondo politico ad abbandonare alcune meschinità e molti provincialismi di cui è viziato il panorama politico italiano: insomma ha costretto a pensare in grande e ad abbandonare la politica delle schermaglie.
Per questo abbiamo deciso di non rinviare l'appuntamento con l'Assemblea dei giovani Amministratori di Foligno ritenendo che l'incontro umbro possa servire al partito ed alla nostra organizzazione per puntualizzare gli obiettivi dei giovani democristiani per rendere la politica delle nostre città degna di questo nome.
La città per noi giovani democristiani rimane il primo luogo della vera esperienza politica: eppure la città è diventata, in molti casi non il luogo della sperimentazione politica, non il momento in cui le nuove generazioni possono esprimere i nuovi poteri, ma il luogo della degenerazione politica. Noi crediamo invece che occorra recuperare una dimensione progettuale nella vita amministrativa, che permetta al cittadino di capire come da chi e per che cosa vengono gestite ingenti risorse pubbliche, quali finalità abbiano le politiche sociali da troppi confuse con gli interventi clientelari e come infine sia possibile ricreare quel circuito vitale tra consenso, potere e responsabilità che è fondamentale nella nuova stagione costituente dei comuni. Crediamo che dopo Gio' Freedom questo convegno, la creazione del!' associazione dei giovani amministratori rappresentino passaggi sempre più convinti sulla strada di chi vuole il Movimento giovanile sia un interlocutore politico e non un idiota giardino di infanzia.

